MUSETTO E QUEL TITOLO PERFETTO: “HEADLESS BODY IN TOPLESS BAR” - ADDIO AL GIORNALISTA AUTORE DEL PIU’ BEL TITOLO MAI COMPARSO SU UN GIORNALE - ALTRO CHE TWITTER!
Vittorio Sabadin per “la Stampa”
È morto a New York a 75 anni Vincent Musetto, il giornalista autore del più bel titolo di cronaca mai comparso su un giornale: “Headless Body in Topless Bar” fu pubblicato sulla prima pagina del “New York Post” del 15 aprile 1983 ed è ancora studiato nelle scuole di giornalismo come il titolo ideale, perché non spreca parole, è pulito, preciso, ha la metrica giusta, è irriverente e non rinuncia a un po’ di umorismo nero.
Al “Post”, Musetto svolgeva quell’oscuro lavoro redazionale che consiste nel correggere gli articoli, ridurli alla dimensione giusta e pensare a un titolo che invogli i lettori a leggerli. E’ un compito che non rende famosi e per il quale nessuno di solito ti ringrazia, ma nelle redazioni di tutto il mondo è il più importante che ci sia.
Nel tardo pomeriggio era arrivata la notizia che un giovane ubriaco e drogato aveva ucciso dopo una lite con un colpo di pistola Herbert Cummings, il titolare di un bar equivoco di Queens. L’assassino aveva preso in ostaggio quattro cameriere, ne aveva violentata una e ne aveva obbligata un’altra a decapitare il barista.
Poi era scappato in auto con due delle ragazze e con la testa di Cummings nel bagagliaio. La polizia lo inseguiva, e lo avrebbe preso. In un giornale popolare come il “New York Post”, che campava di sesso, sangue e violenza, quando arrivavano notizie come questa si faceva festa.
Musetto ha raccontato che il titolo gli venne di getto: suonava bene, diceva tutto e invogliava a leggere la storia. Ma c’era un problema, perché nessuno era sicuro che il bar nel quale si trovava il corpo senza testa fosse davvero un “topless bar”, uno di quei locali dove le cameriere servono ai tavoli a seno nudo. Il caporedattore si rifiutava di approvare il titolo finché non ci fosse stata una certezza al riguardo.
A pochi minuti dalla chiusura dell’edizione venne così inviata al bar una giovane reporter, Maralyn Matlick, che trovò però le porte chiuse e sigillate dalla polizia. Indomita, si arrampicò sul tetto e da uno spiraglio riuscì a vedere nella sala un cartello che diceva: “Topless dancing”. Da una cabina telefonica chiamò la redazione, e confermò che il titolo si poteva fare.
Proprio in quegli anni, la Columbia Journalism Review aveva definito il “New York Post” (ora di proprietà di Rupert Murdoch) non un problema del giornalismo, ma un vero problema sociale a causa della inattendibilità dei suoi articoli e della spudoratezza con la quale venivano pubblicati.
Ma quel titolo resterà lo stesso nella storia, per la sua straordinaria e mai più superata costruzione evocativa. Sulla stessa vicenda, il “New York Times” aveva titolato: “Proprietario di un bar colpito a morte. Fermato un sospetto”. Il corpo senza testa era nel terzo capoverso, e del topless bar nemmeno si parlava.