MUTANDE PAZZE, DA FIDIA A BECKHAM - IL DIVINO QUIRINO CONTI ANALIZZA LE “LEADER-SLIP”: DALLE “BOCCACCESCHE CALZAMAGLIE PARTICOLARMENTE RIVELATIVE, ASTUCCI PENICI, CULOTTE DI CAMOSCIO ATTILLATE” FINO ALLA RISCOPERTA DELL’INTIMO MASCHILE NEGLI ANNI ‘80 - OGGI SIAMO INVASI DA SLIP E BOXER DI CALCIATORI CHE OFFRONO IL LORO “MATERIALE” CON GENEROSITÀ INIMMAGINABILE, DISPONIBILI COME GATTI IN AMORE A SDILINQUIMENTI COME NON AVESSERO MAI FATTO ALTRO…
Quirino Conti per "la Repubblica"
A lungo Moda e maschilità - nel senso più concreto del termine - finsero di ignorarsi. Con un' indifferenza però troppo ostentata per essere verosimile. Anche a causa di precedenti non proprio immacolati: boccaccesche calzamaglie particolarmente rivelative, addirittura un astuccio penico e, tra Sette e Ottocento, una culotte di camoscio tanto attillata da far apparire timidi anche i più strizzati jeans délavé.
Ma, evidentemente, ci si continuava a guardare a quel modo solo per un' interminabile coda di paglia. E nonostante in precedenza il Potere fosse stato affidato anche a quelle vistose ristrutturazioni, tra Otto e Novecento tutto tornerà nel mistero. Quando poi lo Stile fu tra le mani di couturier e stilisti, nonostante si continuasse a girarvi intorno, nessuno comunque oserà con la spregiudicatezza di Nikos Apostolopoulos.
Sarà infatti lui, nel 1985,a riscoprire il valore comunicativo di quella certa parte scultorea del corpo maschile (anche se in realtà tanto minimizzata nei marmi ai quali si ispirava). E sarà un trionfo: il suo underwear sovvertirà un sistema. Con una comunicazione (dedicata al maschile e al suo sesso, qui invece iperscritto) impostata su muscolature e glutei esplosivi. Tra Fidia e Lisippo.
E, un po' perché la gaytà si stava affermando anche per un consumo costruito a sua immagine, un po' perché sotto alibi estetizzanti, quelle immagini consolavano diverse curiosità , di lì a poco anche Calvin Klein eleverà alla dignità di Stile un portentoso paio di mutande logate. Con un profluvio di immagini pubblicitarie - di Bruce Weber - tanto conturbanti da smuovere qualsiasi virtù. In tal modo il più minimale degli stilisti newyorkesi guadagnerà un patrimonio, mentre la Moda scopriva un insperato business.
Oltre che l' occasione per poter finalmente mettere mano a un argomento particolarmente sentito. E sui media sarà un mutandarsi generale. In un classicismo strumentale appena velato di nazifascismo, à la Riefenstahl. E tutti, nell' ambiente, a pretendere una linea di underwear. Con pezzi sempre più spregiudicati e foto dettagliatissime. Anche per prodotti (profumi, ad esempio, cravatte o valigeria) non propriamente in tema.
Comunque, un' irrefrenabile fioritura di natiche e inguini scalpitanti. Intanto, come per ogni incontro fatale, all' orizzonte c' erano già qualcosa e qualcuno pronti a rivelare molto di sé: lo sport, ma soprattutto i calciatori. Che non trovarono niente di meglio di quel fatuo ciclo formale per essere, è il caso di dirlo, della partita. Offrendo il proprio materiale con generosità inimmaginabile.
E i grandi, da Armani a Dolce&Gabbana (ma anche Dirk Bikkembergs e persino qualche azienda del settore un tempo morigerata), diverranno i nuovi cantori di quelle beltà . Disponibili a sdilinquimenti come non avessero mai fatto altro. Mobili ed elastiche come giunchi. O gatti in amore.
Nessuno, però, con la maestria di David Beckham. Il quale non solo posò come neppure il più morboso dei professionisti, ma si fece anche riprendere quando sul set, come un' orchidea in un orto di cavoli, si offriva a mani abilissime perché lo lustrassero di oli, così da risplenderne: stretto a un cordame turgido, oppure, da dietro, seduto e nudo, nell' atto di spalancare le gloriose gambe in una posizione in vero assai poco sportiva.
Questo, fino a ieri; perché da oggi, con un gran nome dell' imprenditoria low cost, di quei prodotti diviene anche autore. Con quel logo e quel talento, a 14 euro e novantacinque, per, ad esempio, un boxer ricolmo in foto di tutto il suo meglio. In occasione del lancio, a Londra, serata di gala.
E la grande e non sempre disponibile Suzy Menkes che precisa: «Ora tutti possono avere un po' di lui»; statua argentea del campione, come il Napoleone di Canova a Brera, e tutti in fila a guardarselo (purtroppo in giacca e cravatta). Tutti, mutande alla mano, per l' agognato autografo. Bei nomi, fan ululanti e lui che si concede cortese: mentre lo Stile avanza. Incontro al suo destino. Se Oscar Wilde sapesse!




