GNAM! CRITICI GASTRONOMICI, FOOD BLOGGER E GIORNALISTI: SIETE UNA MANICA DI SCROCCONI. TRIPADVISOR VI SEPPELLIRÀ - MOLTI DI LORO MANGIANO E BEVONO SENZA PRONUNCIARE LA PAROLA "CONTO" E, NON DI RADO, ACCETTANO VACANZE A SBAFO IN LUSSUOSI RESORT
Lady Coratella per Dagospia
Camillo Langone non vedeva l'ora che la Baresani gli desse il pretesto col suo nuovo romanzo per sparare a zero sul popolo degli scrocconi: critici gastronomici, giornalisti e food blogger e non gli si può dare torto. L'impiego nel settore attrae un bel po' di inetti che trovano così un sistema infallibile per mettere insieme il pranzo con la cena. Se scoppiasse la mania dell'hôtellerie qualcuno potrebbe ipotizzare di svoltare anche il mutuo di casa.
copertina-libro Camilla Baresani
I critici gastronomici competenti, preparati, che sappiano scrivere almeno nella lingua di Dante e pagano il conto al ristorante (unico sistema che garantisca la libertà di dire ciò che si pensa), sono sempre meno. Requisiti che per Valerio Massimo Visintin, Guido Barendson e pochi altri (meno di dieci, non crediate) sono alla base della credibilità, in un mare di cialtroni, improvvisati che non distinguono un gambero fresco da uno surgelato tre mesi prima.
PAOLO GIACCIO CAMILLA BARESANI
D'altra parte la vera palestra per i critici gastronomici, soprattutto food blogger, sono gli eventi, le aperture dei locali e le cene a sbafo. Basta finire nelle mailing list di qualche ufficio stampa avvezzo all'uso del copia-incolla e appassionato di "splendide cornici" e la strada è spianata. Chiaramente i giornalisti professionisti di settore non fanno che sbandierare il titolo e marcare la differenza con i blogger, ma molti di loro mangiano e bevono senza pronunciare la parola "conto", non pagano nella maggior parte dei ristoranti stellati e, non di rado, accettano vacanze a sbafo in lussuosi resort. Mica male come stile di vita, no?
Chi sogna un futuro da critico gastronomico, oltre a non avere un vero e proprio senso del business, si allena su TripAdvisor. Di solito è cattivissimo e non ci capisce un tubo, ma intanto TripAdvisor ha sdoganato e incoraggiato la critica a portata di principiante. Capita che una folta schiera di incompetenti si sentano in dovere di postare in rete la propria insoddisfazione riguardo alla qualità dei servizi ricevuti. Si tratta di un'insolita forma di rettitudine esibita a mo' di rivalsa con tanto di regolamento di conti on line. Se gli fosse offerto il pasto, di certo sarebbero più concilianti.
Il critico formato a botte di recensioni su TripAdvisor si sente un giustiziere, sfoga stati d'animo, frustrazioni e paturnie contro camerieri, cuochi e titolari di attività di ristorazione sui quali incombe la minaccia dello sputtanamento in rete, l'argomento più ricorrente fra i buzzurri intimamente attratti dalla lex talionis e, idealmente, dalla cattedra dei vari talent show che diplomano ogni anno falangi di narcisisti armati da spargere in vari settori un po' a casaccio.
Sentirsi recensori protagonisti su TripAdvisor, andare a rileggere per decine di volte il proprio commento postato in rete, gonfia l'ego del principiante col compressore, come un canotto. Con un po' di allenamento il recensore può sperare di scrivere su qualche blog e da lì in poi mangiare gratis alle inaugurazioni, ai press lunch e dire la sua su ristoranti che in privato, scegliendo à la carte, non potrebbe frequentare.
Per essere un critico gastronomico bisogna avere un lavoro o dei soldi da parte. Per fare il giudice i requisiti sono ancora diversi, ma guardate che quello del giudice non è un buon ruolo e nemmeno un bel mestiere.
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