mario proto

LA NERA A NERO - È MORTO MARIO PROTO, STORICO FOTOREPORTER DEL ''CORRIERE''. IL RICORDO DI BARILLARI: ''QUATTRO SECONDI IN MENO. SONO QUELLI CHE FANNO DI UN FOTOGRAFO UN GRANDE FOTOGRAFO. MARIO AVEVA QUESTO IN PIÙ DEGLI ALTRI. LO HA FREGATO QUESTO MALE INFAME CHE TI PRENDE ALLE SPALLE SENZA FARSI VEDERE'' - VIA FANI, ALFREDINO, IL CANARO, VIA POMA, L’OLGIATA, MARTA RUSSO. LA BANDA DELLA MAGLIANA, L’OMICIDIO CERCIELLO, IL DELITTO DI LUCA SACCHI…

1. ADDIO A MARIO PROTO, IL REPORTER DI VIA FANI. IL RICORDO DI RINO BARILLARI

Rino Barillari per ''Leggo''

 

rino barillari mario proto

Quattro secondi in meno. Sono quelli che fanno di un fotografo un grande fotografo. Proprio come un pilota di Formula Uno lo scatto della vita è in quei quattro secondi. Mario Proto aveva esattamente questo in più degli altri: riuscire a capire prima come e quando scattare. Batteva tutti: quando c'era un omicidio lui era lì. Ha seguito la strage di via Fani e la tragedia di Alfredino. Sempre con la stessa professionalità e le sue foto erano perfette.

 

Lo ha fregato questo male infame che ti prende alle spalle senza farsi vedere. Questo covid che sta spegnendo la nostra voglia di vivere, di incontrarsi di stare insieme. Io e lui ci incontravamo spesso, nelle notti romane... a caccia. Quelle notti mondane che lo stesso virus sta uccidendo. Ci eravamo promessi, come ogni di incontrarci a capodanno in questura per il primo caffè insieme. Per scherzare e prendere la vita un po' per il culo. Quel caffè non sarà più lo stesso senza Mario. E quei quattro secondi li porto nel cuore.

 

mario proto rino barillari

 

2. ROMA, MORTO DI COVID MARIO PROTO, STORICO FOTOREPORTER DI CRONACA NERA PER IL «CORRIERE DELLA SERA»

Rinaldo Frignani per il ''Corriere della Sera''

 

«Signora, per favore, una foto di sua figlia. Per ricordarla così com’era, per non pubblicare lo scempio». Nessuno pensava ci fosse speranza, invece bastarono quelle parole appena sussurrate in fondo a una scala per scalfire il dolore e la rabbia di una madre che aveva perso la sua ragazza nel rogo di un’auto finita fuori strada. Parole che Mario Proto continuava a pronunciare anche oggi, dopo anni, con garbo e gentilezza, per dare più corpo a una testimonianza, fino a far diventare aneddoti fra i suoi colleghi quello che per lui era normalità. Un fotoreporter testardo e spesso incontentabile, sorridente e ironico. Buono e perbene.

mario proto alfredino rampi

 

Una bandiera per il giornalismo romano, e non solo. Una presenza storica nella famiglia del Corriere della Sera, che con lui piange la prima vittima di Covid: a 67 anni e dopo tre settimane di inutile lotta in terapia intensiva al Policlinico Gemelli, Proto se n’è andato ieri mattina. Fino all’ultimo, prima di sentirsi male, aveva raccontato la seconda ondata e gli assembramenti in centro, ormai subentrati da mesi — sempre di più — alla cronaca nera. Poi l’abbassamento di voce, l’affanno, eppure sembrava che potesse recuperare: non aveva tosse, né febbre, il saturimetro era fisso a 97. E invece, ai lievi miglioramenti sono seguiti profondi peggioramenti, fino a quella sentenza che all’inizio nessuno immaginava.

 

«Per me l’obiettivo della macchina fotografica è come uno schermo che mi protegge dalle cose più brutte. Solo lì dietro riesco a rimanere freddo, a concentrarmi solo su quello che sto facendo. Altrimenti non ci riuscirei». Mario Proto lo ripeteva spesso. Lo aveva provato sulla sua pelle per la prima volta il 16 marzo 1978 quando si precipitò inseguendo con la sua auto le volanti della polizia che correvano verso via Fani. Fu tra i primi fotoreporter ad arrivare davanti alle vetture della scorta di Aldo Moro crivellate di proiettili.

 

Lui quei carabinieri e quei poliziotti massacrati dalle Br li conosceva tutti. Li incrociava spesso per lavoro, e quella mattina Mario fece il suo lavoro: alzò la Nikon e scattò immagini che hanno fatto epoca, testimoniando l’orrore di quegli anni.

 

mario proto accanto a enrico berlinguer

Morto Mario Proto, da Moro al «canaro» e Alfredino: le immagini di 40 anni di storia criminale

 

Il sorriso e la macchina fotografica sempre al collo

Nell’Italia di prima del Covid Proto è stato soprattutto un protagonista della nera: suoi i primi scatti, appunto, in via Fani , suoi quelli dell’arresto di Maurizio Abbatino — boss pentito della Banda della Magliana — e Renato Vallanzasca (con stampelle), suoi quelli dei disperati tentativi di salvare Alfredino Rampi a Vermicino. E poi una trafila infinita di omicidi, rapine, regolamenti di conti, faide mafiose che hanno insanguinato Roma solo fino a pochi mesi fa. Soppiantati dal lockdown di primavera, dalle strade vuote e buie.

 

«La prima cosa di papà che mi viene in mente? — ricorda il figlio maggiore Andrea, distrutto dal dolore come il fratello Gianluigi e la madre Gianna —. Tornava a casa, si metteva a tavola, si rialzava dopo un secondo: era successa un’altra cosa e lui doveva scappare».

 

E così, dal 1973 a oggi, Proto ha collezionato scoop, testimone di una metropoli di oltre 5 milioni di persone che non finisce mai di sorprendere e far soffrire: il Canaro, via Poma, l’Olgiata, Marta Russo. la Banda della Magliana, appunto, il terrorismo rosso e nero. Le violenze sulle donne e sui minori, i piccoli fatti di malavita di quartiere, gli affronti razzisti, le tragedie sulla strada. Il crollo del palazzo in via di Vigna Jacobini, la strage di via Ventotene, fino all’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, al delitto di Luca Sacchi. Alle Mura Vaticane, nel suo studio, è tutto racchiuso in un gigantesco archivio fatto di pellicola in negativo e foto masterizzate.

 

mario proto

C’è anche Alì Agca, l’attentatore del Papa, sorpreso in un corridoio in Questura dopo essere stato arrestato. Devoto proprio a Wojtyla, Proto aveva scoperto che ogni Epifania il pontefice si recava in visita al Presepe del Netturbino, dietro San Pietro. Lo sapevano in pochi, ma fra loro c’era lui, orgoglioso ogni volta solo di stringergli la mano. Senza foto, per non rovinare nulla. Senza dirlo a nessuno. Proto era così. Umano, ma anche duro quando necessario, al punto di bloccare sul nascere qualsiasi tentativo di aggressione, ai quali purtroppo fotografi e cameramen sono abituati. Mai in fuga, semmai all’attacco, fra le strade di Primavalle come sul cemento di Tor Bella Monaca. Una presenza fissa dalla quale sono nate amicizie sempre più profonde con poliziotti, carabinieri, questori, prefetti (qualche anno fa ha dedicato una mostra con i suoi scatti a Nicola Calipari), rapporti che vanno oltre il lavoro. Anzi, spesso il lavoro restava fuori.

foto mario proto andreotti in barella

 

Una stima reciproca testimoniata ieri da numerosi messaggi di affetto. Il segno che un’epoca non è passata invano, anche se per Mario, insofferente a restare dietro le transenne oggi onnipresenti sui fattacci di nera, «quel mondo è finito, non tornerà più indietro».

agostino vitolo francesco tagliente mario proto rino barillari foto di baccomario protoagguato di via fani foto di mario proto

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…