NEW YORK “GRAFFIATA” DA BANKSY – IN BARBA ALLA POLIZIA, CON UN GRAFFITO AL GIORNO L’ARTISTA DI STRADA PROVA A PRENDERE A MORSI LA GRANDE MELA

Paolo Mastrolilli per "La Stampa"

Un pericoloso criminale si aggira per le strade di New York. Quando nessuno lo vede, si avvicina ai muri e li imbratta di vernice. Lui sostiene che in realtà dipinge opere d'arte e vuole trasformare la città nella sua galleria personale a cielo aperto. Lascia anche un numero di telefono, gratuito, per chi volesse ricevere ulteriori delucidazioni sul progetto.

La polizia però è sulle sue tracce, e sta cercando di catturarlo prima del prossimo reato. Peraltro, siccome i graffiti sono una malattia contagiosa, c'è chi ha già imbrattato le sue imbrattature, scatenando una vergognosa corsa all'imitazione.

Un cinegiornale, soprattutto nell'era del sindaco Giuliani, l'avrebbe raccontata così. Il criminale di cui parliamo, però, è il maestro dei graffiti Banksy, che ha deciso di aggredire o abbellire New York, a seconda dei punti di vista.

Per chi non lo conoscesse, cioè quasi tutti, dato che la sua vera identità rimane un mistero, il personaggio in questione è nato a Bristol intorno al 1974. Si è affermato in fretta sulla scena underground, diventando anche regista. Ha tenuto diverse mostre legali, che hanno generato le reazioni più disparate: secondo alcuni è un genio, secondo altri un vandalo. Le sue opere, però, sono state vendute con successo anche da autorevoli case d'aste come Sotheby's.

Adesso ha deciso di trasformare le strade di New York nella sua galleria personale, con una mostra intitolata «Better Out Than In». Se ne potrebbe dedurre che la sua arte rende meglio all'aperto, come peraltro sosteneva anche Paul Cézanne, in una citazione riprodotta sul sito della mostra: «Tutte le opere dipinte all'interno, nello studio, non saranno mai buone come quelle realizzate fuori».

Visto il soggetto, però, si potrebbe anche ipotizzare un messaggio diverso: è meglio stare fuori che finire dentro una prigione. Nella pratica, Banksy gira la città con le sue vernici e bombolette, in cerca di angoli che lo ispirano. Quando li trova, sfoga la sua creatività sui muri, lasciando vicino anche il numero verde 1 800 6564271, per chiunque volesse ricevere qualche informazione in più sul progetto. Dopo di che fotografa l'opera e la pubblica sul proprio sito Internet, prevedendo che non durerà a lungo nella sua forma originale.

Ha cominciato il primo ottobre, in una via di Lower Manhattan. Ha visto un cartello, su cui c'era scritto che disegnare graffiti è un crimine. Quindi ha dipinto un ragazzino scalzo, che sale sulla schiena di un altro birbante, per allungare la mano e prendere la bomboletta di vernice ritratta nel cartello. Il messaggio telefonico spiega che l'autore voleva mescolare la realtà con la finzione, perché «cogliere l'attimo della vita è sempre stata l'ambizione dei grandi artisti». Poi però la voce si ferma e domanda: «Davvero? Ma chi ha scritto questa porcheria?».

Il secondo raid è avvenuto il 2 ottobre, sulla Westside. Stavolta Banksy ha preso di mira una saracinesca abbassata, e si è limitato a scrivere: «This is my New York accent... Normally I write like this», ossia «Questo è il mio accento newyorkese, ma di solito scrivo così». La terza opera è comparsa ieri a Midtown, e mostra un cane che fa la pipì sopra un idrante. Se non bastava come provocazione, l'artista ha aggiunto anche un invito allo spettatore sotto forma di un fumetto, con su scritto «completami».

Staremo a vedere dove arriverà la fantasia dei passanti, che comunque non avevano bisogno di alcuna sollecitazione per intervenire. Le prime opere infatti sono state già cancellate, riverniciate di bianco o deturpate. Al posto del cartello «Il graffito è un crimine», ad esempio, ne è comparso uno secondo cui «L'arte di strada è un crimine».

L'ex sindaco Giuliani troverebbe in questo comportamento la conferma della sua teoria dei «vetri rotti», secondo cui anche i reati più banali vanno perseguiti, perché generano imitazione e disordine. Alcuni critici d'arte, invece, vedono la criminalità nel tratto di Banksy, e lo hanno invitato a lasciare le strade per farsi un giro al MoMA, dove magari imparerà qualcosa da Pollock.

 

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