OGNI RICCIO UN CAPRICCIO - IL “NEW YORK TIMES” CI FA SAPERE, CON UN LUNGO ARTICOLO, CHE L’EQUITAZIONE È UNO SPORT RAZZISTA. IL MOTIVO? PERCHÉ CHI HA LA PETTINATURA “AFRO” (PRINCIPALMENTE I NERI) NON RIESCE A METTERSI IL CASCHETTO PROTETTIVO – MASCHERONI: “LE BARRIERE ALL'INCLUSIVITÀ IL LUNEDÌ RIGUARDANO I NERI, IL MARTEDÌ I NATIVI AMERICANI, IL MERCOLEDÌ GLI OMOSESSUALI, IL GIOVEDÌ I TRANS, IL VENERDÌ I NON BINARI, IL SABATO I FLUIDI... E AL SETTIMO GIORNO IL DIO DEL MASSACRO SI RIPOSÒ”
Estratto dell’articolo di Luigi Mascheroni per “il Giornale”
ragazza con i capelli afro a cavallo
Ieri i lettori italiani del New York Times si saranno concentrati - come è ovvio - sul lungo articolo, entusiasta, che il giornale dedicava alla neosegretaria multigender del Partito democratico: Elly Schlein. E va bene. Ottimo pezzo.
Ma proprio sopra al richiamino di prima pagina «Remaking Italy's Center Left», «Rifare il centrosinistra italiano», svettava, con una grande fotografia a colori, un pezzo che - non è un paradosso - in qualche modo è il manifesto di quell'ideologia che negli Stati Uniti, e non solo, sostiene personaggi e politici Schlein-oriented.
E l'articolo, anticipato come spesso succede il giorno precedente nell'edizione online, raccontava la storia di come ormai andare a cavallo è da razzisti perché i caschetti protettivi non sono dimensionati per chi ha i capelli afro... Titolo (ripetiamo: di prima pagina): «Black equestrians plead for helmets that'll fit». E quello dell'edizione online è ancora più allarmistico: «Black Equestrians Want to Be Safe. But They Can't Find Helmets».
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Insomma: il giornale pubblica una lunga inchiesta, oltre 11.800 caratteri, qualcosa che corrisponde a circa 195 righe, più del triplo dell'articolo che state leggendo, su come per coloro che amano andare a cavallo, o lo fanno per sport, ma sono di colore, trovare un casco che si adatti a una capigliatura molto riccia o con le treccine può diventare impossibile. […]
Poi l'articolo si concentra su come evitare tali derive razziste - «ma le aziende produttrici di caschi affermano che non esiste una soluzione semplice» - e infine un'amara costatazione. «Ecco un'altra barriera all'inclusione in uno sport che rimane prevalentemente bianco».
Barriera all'inclusione. C'è scritto così. Another barrier to full inclusion. E l'equitazione come sport che rimane overwhelmingly white. Prevalentemente bianco. Ci fermiamo qui.
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Articoli del genere sul NYT, quotidiano ultra-liberal, sono all'ordine del giorno. Le barriere all'inclusività il lunedì riguardano i neri, il martedì i nativi americani, il mercoledì gli omosessuali, il giovedì i trans, il venerdì i non binari, il sabato i fluidi... E al settimo giorno il Dio del massacro si riposò. […]
Non vogliamo ora irrigidirsi sulla linea editoriale del New York Times, né calcare la mano sull'episodio dei «Black equestrians». Notiamo però che l'onda lunga del politicamente corretto, che si è trasformato nello tsunami della cancel culture, diventa sempre più pericolosa, e minaccia anche le coste della Vecchia Europa. Si abbatterà anche qui con la stessa violenza, e la stessa cieca stupidità?