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OLIO DI RICINO E MANGANELLI DI VELLUTO: AL GOVERNO MELONI NON PIACCIONO I GIORNALISTI AUTONOMI - LA FNSI: “UNA CAMPAGNA DI DELEGITTIMAZIONE AD OPERA DI GIORGIA MELONI COLPISCE I GIORNALISTI E NON L’EDITORE, QUESTO SIGNIFICA PERDERE POSTI DI LAVORO - L’ESECUTIVO, NON PROROGANDO LA PUBBLICITÀ LEGALE SUI GIORNALI, PUÒ TOGLIERE 120-130 MILIONI EURO AD UN SETTORE GIÀ IN CRISI. IDEM LA DECISIONE DI NON RIFINANZIARE IL FONDO PER L’EDITORIA, ALTRI 140 MILIONI IN MENO - CON IL ‘MEDIA FREEDOM ACT’ L’ITALIA VUOLE CONTROLLARE I GIORNALISTI, SPIANDOLI CON LA SCUSA DELLA SICUREZZA NAZIONALE”

Estratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”

 

ALESSANDRA COSTANTE

Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, prendiamola sindacalmente: perché l’attacco di Giorgia Meloni all’editore di Repubblica e al quotidiano riguarda anche i diritti e il lavoro delle giornaliste e dei giornalisti, non solo di Repubblica?

«La cosa più sacra dei giornalisti è la reputazione ed è monetizzabile, nel senso che i lettori se si fidano ti comprano. Una campagna di delegittimazione ad opera della premier colpisce direttamente i giornalisti e non l’editore, che peraltro ha altri cespiti. Questo significa perdere posti di lavoro».

 

Fazzolari Meloni

Sa cosa diranno a destra? “È una difesa corporativa”.

«[…] si sbagliano di grosso, l’articolo 21 della Costituzione parla chiaro. E la qualità della libertà di stampa è centrale per una democrazia. […] con il Media freedom act della Ue l’Italia fino all’ultimo sta cercando di utilizzare dei varchi per controllare i giornalisti, spiandoli quindi in determinati casi, con la scusa della sicurezza nazionale».

 

Il governo che leve di potere ha per ridurre spazio all’informazione?

MELONI FAZZOLARI

«L’informazione è un’industria che soggiace a regole economiche, ma non solo. L’esecutivo, ad esempio non prorogando la pubblicità legale sui giornali, può di fatto togliere 120-130 milioni euro ad un settore già in crisi. Lo stesso è la decisione di non rifinanziare il fondo straordinario per l’editoria, altri 140 milioni in meno».

 

La nascita di un sindacato alternativo in Rai, molto vicino alla destra di governo, le veline contro i giornali critici: sono due temi che fanno parte dello stesso disegno?

«Si vuole portare una certa parte politica che non ha mai avuto molto peso nella categoria ad averlo. […] C’è sicuramente un disegno anche per appropriarsi totalmente della Rai».

 

fazzolari meloni

La politica ha sempre avuto buon gioco ad attaccare i giornalisti: siete una casta di privilegiati. Quali sono le condizioni generali della professione oggi?

«In Italia la stampa dovrebbe essere libera, ma i giornalisti lo sono sempre meno. Siamo una categoria più povera e precarizzata: abbiamo co.co.co la cui media retributiva è di 10 mila euro annui, partite Iva che guadagnano in media 18 mila euro, e insieme fanno il 70 per cento dei giornalisti al lavoro. Il resto sono i dipendenti, e non vedono il rinnovo del contratto da 10 anni. Siamo ben lontani da essere casta. Il problema è che un giornalista non indipendente, anche economicamente, non è davvero libero. […]». […]

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