salvatores mediterraneo

IL PARADOSSO: IN QUARANTENA TUTTI A VEDERE FILM E SERIE TV, MA CHI LI FA NON È MAI STATO PEGGIO - SALVATORES: ''ARTISTI E PARTITE IVA, TUTTI SENZA REDDITO E DISPERATI. SE UNA PRODUZIONE SI FERMA PER UN QUALSIASI PROBLEMA IN TEMPI NORMALI, SUBENTRA ALMENO IN PARTE L'ASSICURAZIONE. ORA TANTI SI SONO SENTITI DIRE CHE QUI SI TRATTA DI "CAUSE DI FORZA MAGGIORE", QUINDI NIENTE. LA PRIORITÀ È LA SANITÀ, MA POI BISOGNERÀ PENSARE ANCHE AL NOSTRO PRECARISSIMO MONDO''

Paolo Conti per il ''Corriere della Sera - Roma''

 

 

«Citerò Pasolini. L' Italia ha un' anima contadina e artistica.

gabriele salvatores (2)

Dunque il mondo della creatività va sostenuto come altre categorie soprattutto in un momento drammatico come questo, perché così si sostiene l' anima stessa dell' Italia. Sappiamo perfettamente che la priorità assoluta oggi va alla sanità. Ma bisogna pensare anche al futuro».

 

Gabriele Salvatore, regista premio Oscar per «Mediterraneo» nel 1992, ha sottoscritto l' appello ideato dall' assessore alla cultura e prosindaco di Roma, Luca Bergamo. Un documento in cui si chiede che il mondo precario della creatività venga sostenuto come le altre realtà produttive del Paese. Un problema che riguarda profondamente Roma, storica Capitale del cinema, della tv, dell' arte: un comparto anche industriale fondamentale per la nostra città. Ma la preoccupazione riguarda anche l' intero mondo della precarietà, dei contratti a tempo, delle partite Iva.

 

Salvatores, come vive questo difficilissimo momento il mondo del cinema, del teatro della creatività culturale?

GABRIELE SALVATORES NEL 1992 CON L OSCAR PER MEDITERRANEO

«Noi abbiamo il dono della piena libertà intellettuale ma non abbiamo garanzie di alcun tipo. Si vive del gradimento e del favore del pubblico che dipendono dai diversi momenti culturali, dalle mode: lo sappiamo, e rischiamo sempre. Ma in una crisi inedita e sconvolgente come questa si rischia l' abisso. Tutto è paralizzato: film, fiction, pubblicità, teatri. Un esempio. Se un film, una fiction o una qualsiasi produzione si fermano per un qualsiasi problema in tempi normali, subentra almeno in parte l' assicurazione. Ora tanti si sono sentiti dire che qui si tratta di "cause di forza maggiore", quindi niente»

 

Vi siete rivolti al governo per essere ascoltati. Avete la sensazione di non esserlo?

«Da sempre tutti i governi italiani, di destra o di sinistra, considerano la cultura nel senso più ampio del termine, dallo spettacolo all' arte, dai musei agli artigiani e all' editoria, il fanalino di coda del Paese. Se ci sono tagli, si parte da lì. Invece tocca proprio a quel settore rappresentare l' immagine dell' Italia nel mondo. E quando finirà l' emergenza in cui viviamo, sarà di nuovo compito della cultura rilanciare un' idea dell' Italia ora messa in ombra proprio dalla diffusione del Coronavirus. Per fortuna qualcuno si sta muovendo: domani, lunedì, è prevista una conferenza a distanza convocata dal ministero dei Beni culturali e dall' Anica, l' associazione delle industrie cinematografiche, presieduta da Francesco Rutelli»

 

 I problemi che affronterete?

«Innumerevoli. Il danno per i tanti film in uscita e rimasti fermi. Le compagnie teatrali senza lavoro. Le nuove produzioni di film e di fiction in programma bloccate. La pubblicità»

al cinema col tablet hollywood sala cinematografica

Nel documento si parla anche delle partite Iva: una condizione che accomuna il pianeta della creatività a mille altre realtà italiane

 «Lo sappiamo bene. I problemi si somigliano tutti. Sentivo proprio ieri una società di servizi tecnici specializzata nelle attrezzature per un film, con problemi analoghi a quelli di tante altre società di diversi settori: sono disperati, progettano di chiudere entro una settimana. Siamo pieni di storie simili. E ci sentiamo vicini, per esempio, alle partite Iva del nostro mondo come a tutte le partite Iva»

 

Qual è la particolarità del mondo creativo italiano?

«Non siamo a Hollywood. Lì c' è una poderosa industria cinematografica che quando si progetta un film, mette al lavoro schiere di ideatori e sceneggiatori. In Italia diventa tutto...artigianato. Cioè un' idea, un soggetto, pochi sceneggiatori: si lavora con le mani e con il cuore. Mi creda, non è retorica: c' è anche una gran fatica fisica, proprio come accade nel mondo contadino, ecco qui che il pensiero torna a Pasolini. Si lavora con una troupe di 70-80 persone che ricevono una diaria. La parola stessa svela l' equilibrio economico precario di chi lavora: un compenso quotidiano, come un diario»

 

Che ruolo sentite di avere, oggi?

«Molto importante, se ci pensiamo. Chiusi in casa, cosa possiamo fare? Vedere un film, una fiction, leggere un libro Ecco perché siamo importanti».

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