LA PARTITA DELLA SCALA È CHIUSA! ECCO L’ACCORDO CHE VA IN CDA: COME SOVRINTENDENTE ARRIVA FORTUNATO ORTOMBINA DAL 2025, ALLA SCADENZA DI DOMINIQUE MEYER, MA IL DIRETTORE MUSICALE RICCARDO CHAILLY RESTA FINO AL 2027 (QUANDO GLI SUBENTRERA’ DANIELE GATTI) - IL DIRETTORE ARTISTICO NON E’ PERVENUTO MENTRE IL DIRETTORE GENERALE SARA’ QUELLO DELLA FENICE, ANDREA ERRI... - DAGOREPORT
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La partita della Scala è chiusa. L’accordo che sarà presentato in cda prevede l'arrivo come sovrintendente di Fortunato Ortombina dal 2025, alla scadenza di Dominique Meyer. Il direttore musicale Riccardo Chailly resta fino al 2027 (quando gli subentrera’ Daniele Gatti). Il direttore artistico non è pervenuto mentre il direttore generale sarà quello della Fenice, Andrea Erri.
LA PARTITA DELLA SCALA E’ CHIUSA
Lisa Di Giuseppe per editorialedomani.it - Estratti
La partita della Scala è chiusa. Il governo ottiene ciò che voleva e il sindaco Beppe Sala esce sconfitto dal tentativo di barattare il destino del teatro con il suo futuro. Lunedì scorso il consiglio d’amministrazione aveva fermato il piano del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per sostituire il sovrintendente in scadenza, Dominque Meyer, con Fortunato Ortombina. Invece di un avvicendamento è stata proposta la proroga di un anno per il direttore uscente. La situazione sembrava irrimediabilmente compromessa. Fino a un nuovo intervento di Federico Freni.
Il leghista, sottosegretario al ministero dell’Economia e melomane incallito, sarebbe l’uomo a cui Sangiuliano ha affidato il compito, tutt’altro che semplice, di trovare una soluzione. Alla fine comune e governo si sono accordati: Ortombina si insedierà subito come sovrintendente, come voleva il ministro, mentre il direttore musicale della Scala, Riccardo Chailly, rimarrà in carica fino al 2027, quando gli subentrerà Daniele Gatti.
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A Sangiuliano, dal canto suo, l’apertura di Sala ha offerto l’occasione per piazzare un nome non organicamente di destra come Ortombina, ma molto ben visto dalle parti di Forza Italia. Dopo il primo stop a sopresa del cda, però, il ministro non ha voluto mettere di nuovo la faccia sul dossier e ha chiesto un intervento di Freni, per non esporre il Collegio romano ad altri sgambetti da parte degli amministratori de La Scala.
A esser stato ancora una volta protagonista nella vicenda è stato Giovanni Bazoli. Membro del cda e influente suocero di Sala, aveva prima sostenuto il via libera del sindaco a Ortombina salvo poi provare a puntare i piedi in cda per strappare un rinnovo per Meyer. Adesso i bene informati vedono lui dietro il nuovo accordo con Freni, che impone sì Ortombina, ma lascia in sella Chailly, in buoni rapporti con il banchiere.
Insomma, Freni – che ha incontrato mercoledì sera Sala e oggi, secondo quanto si dice alla Scala, avrebbe un appuntamento con Meyer – avrebbe negoziato un accordo che salva capra e cavoli, almeno per quanto riguarda governo e stakeholder. Difficile capire quanto sia andato invece in porto il piano del sindaco di crearsi una sponda solida a destra. Alla Scala alla fine invece andrà un sovrintendente di buon livello, concordano gli osservatori. Ma che il teatro sia finito nel mezzo di una trattativa – peraltro non necessaria – come merce di scambio non è una scelta che i milanesi dimenticheranno facilmente.
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