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“ERO UN ROCKETTARO SOVRAPPESO. PER RIMORCHIARE ANDAVO AL PUB E SPERAVO CHE, DOPO UNA PINTA DI BIRRA, CI SCAPPASSE IL BACIO CON UNA BABYSITTER IRLANDESE” – LO "SFIGATO" PAUL MAZZOLINI RACCONTA COME È DIVENTATO IL "FICHISSIMO" GAZEBO, CANTANTE DI CULTO NEGLI ANNI '80 - "IL MIO BRANO “I LIKE CHOPIN” GRAZIE AI VANZINA E A “VACANZE DI NATALE” VENDETTE 12 MILIONI DI COPIE" - "IO E SANDY MARTON ERAVAMO ODIATISSIMI DAI FIDANZATI DELLE NOSTRE FAN - BOY GEORGE IN VERSIONE “GUARDOROBIERA”, LE BEVUTE CON TONY HADLEY E "LA BOTTARELLA" IN AEREO A UNA BELLISSIMA HOSTESS THAILANDESE CHE...” – VIDEO
Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” - Estratti
«Ero un rockettaro capellone e sovrappeso».
Giuri
«Mamma mi rimpinzava di piatti balcanici ipercalorici e pastasciutta. Papà mi iscrisse allo Chateaubriand, liceo esclusivo di Roma Nord, dove negli anni Settanta o eri compagno o camerata. Non ero né l’uno né l’altro. Non piacevo a nessuna, per rimorchiare l’unica era piazzarmi al bancone del pub e sperare che, dopo una pinta di Guinness, ci scappasse il bacio con una babysitter irlandese».
Poi Paul lo sfigato è diventato il fichissimo Gazebo.
«Dopo la maturità mi sono iscritto all’università, ho fatto molto sport e ho perso parecchi chili. E mi sono trasferito a Londra, proprio mentre dal Post-Punk si passava al New Romantic. Entrai nel giro del Blitz Club di Steve Strange dei Visage, dove Boy George faceva la guardarobiera. Eravamo eleganti, truccati e decadenti come Dorian Gray. Io ci aggiunsi un tocco italiano, con le giacche di Armani».
Ed ecco il bel tenebroso – sguardo languido, capelli neri lucidi di gel e smoking da dandy – che con Masterpiece, Lunatic e soprattutto I like Chopin è stato immagine e colonna sonora degli anni Ottanta. Nonché di Vacanze di Natale , primo e mitologico cinepanettone dei fratelli Vanzina («Remember that piano... »). Pezzo cult, che ritorna con qualche nota, nel nuovo disco From Pasha with love che esce oggi.
Tra i “Blitz kids” c’erano gli Spandau Ballet.
«Diventai molto amico di Tony Hadley e lo sono tuttora. Quanto abbiamo bevuto, insieme. Lui è un intenditore, manda giù quantità industriali di alcol, mescola: alle cinque di pomeriggio parte con la birra, a cena passa al vino rosso, sul palco si porta una bottiglia di Jack Daniel’s. Il problema è stargli dietro. Il giorno dopo gli altri sono dei cadaveri, lui è fresco come una rosa. Una sera, a Roma, lo portai in giro insieme al suo manager, anche lui alto e grosso. Prendemmo l’Olimpica con la Panda che era tutta inclinata dalla loro parte, in pratica andava su due ruote».
Perché diamine Gazebo?
«Non volevo far capire che ero italiano e scelsi un termine straniero che suonava bene. Pensai: “Tanto durerà giusto per una canzone”».
Tutti lo pronunciavano «Gazzebo», mica «Gasi ibo» .
«La prima volta che ho incontrato Eros Ramazzotti — appena esploso a Sanremo — nel backstage mi sentii chiamare: “ A’ Gazzy !”. Mi girai perplesso, poi mi ci sono abituato. Abbiamo giocato insieme nella Nazionale Cantanti».
Buono il primo (singolo).
« Masterpiece era uscito solo per le discoteche, scritto con Pierluigi Giombini e prodotto da Paul Micioni. Freddy Naggiar della Baby Records lo sentì per caso alla radio e mi mandò a chiamare. Non lessi nemmeno il contratto. Con l’incoscienza dei 22 anni gli chiesi soltanto di raddoppiarmi la percentuale dalle 10 mila copie in su. Rise ma accettò.
Ho guadagnato tanto. Prima ero pieno di cambiali, per campare vendevo enciclopedie porta a porta».
E come andava?
«Insomma. Con la Garzanti ancora ancora, ma con un’improbabile Enciclopedia della Salute non vendevo quasi niente, beccavo un sacco di porte in faccia, ero depresso».
I soldi per lo smoking.
«Me li anticipò Naggiar, che li decurtò dal compenso. Mi serviva per ricreare l’atmosfera della Hollywood anni Cinquanta. Ce l’ho ancora».
Il primo sfizio.
«Una Porsche 924 marrone — quella c’era — un modello dei poveri, con fari che si alzavano ma il motore così così ».
(...)
Con «I like Chopin» vendette 12 milioni di copie. I Vanzina la scelsero per «Vacanze di Natale».
«Carlo la volle a tutti i costi. Lui e Enrico avevano fatto lo Chateaubriand come me».
Quante volte lo ha rivisto ?
«Confesso, mai per intero, soltanto a pezzi, non era il mio genere, io guardavo Tarkovskij Però tre anni fa — ero al Vip Club di Cortina — mi sono fatto prestare un montone e ho fatto una parodia della famosa scena di Jerry Calà-Billo che arriva con la Mini Turbo De Tomaso, accarezza il piano e dice: “Non sono bello, piaccio”. E gliel’ho mandata sul cellulare. La canta sempre nei suoi spettacoli e scherzando mi rinfaccia: “Grazie a me ci hai fatto un sacco di soldi con la Siae”».
Le ragazze impazzivano .
«Mi scrivevano cartoni di lettere. Oggi qualcuna viene in vacanza al mio agriturismo Borgo Melograno, in Val di Chiana, con i fidanzati di allora, diventati mariti, che un tempo mi odiavano, adesso siamo tutti amici».
Erano pronte a tutto .
«Due romane si appostavano sempre davanti casa mia. Anni dopo, parlandoci, ho scoperto che conoscevano l’arredamento in ogni dettaglio, pure dove tenevo il caffè.
Quando non c’ero, il custode le faceva entrare».
I Righeira erano rivali.
«Grandi amici. Michael ha impersonato Onassis in un mio video. Johnson è simpaticissimo, io produco olio, lui vino, ma da vendere gliene resta poco, se lo beve tutto».
Ride. «Nell’estate del 1983 abbiamo combattuto in hit parade, loro erano primi con V amos a la play a, io secondo con I like Chopin, ma in Europa ho vinto io, eh».
Sandy Marton.
«Ogni volta che ci vediamo parliamo in croato, l’ho imparato a Zagabria, dove mio padre era diplomatico. Sandy era il sogno di ogni ragazza, io molto più timido, mi facevo rimorchiare».
La botta da popstar
«Su un volo Qantas da Honk Kong a Francoforte c’era una bellissima hostess thailandese. Quando si spensero le luci andai a chiederle da bere e... accadde l’incredibile».
Il successo svanì di colpo .
«Ma il vero choc fu scoprire che per il mio discografico ero soltanto un prodotto. Ho capito subito che sarebbe stato impossibile ripetere il successo di I like Chopin , non essendo né Elton John né Sting. Ci si è messo di mezzo pure il servizio militare. Nel frattempo gli anni ‘80 erano passati di moda, c’era l’house music, il grunge. Mi sono riciclato come fonico e arrangiatore».
(...) Rimpianti non ne ho, la musica mi ha regalato una vita bellissima».