urbano cairo promozione torino

UFFICIO VENDITE ARCORE – CAIRO, EX ASSISTENTE DI BERLUSCONI, DICE CHE IL CAVALIERE NON STA AFFATTO SMOBILITANDO – POI GRAFFIA: “GLI ASCOLTI DEI SUOI CANALI NON GIUSTIFICANO COSÌ TANTI SPOT”

 

Aldo Fontanarosa per “la Repubblica

 

Berlusconi che vende il Milan a mister Bee. Che tratta una fusione Sky-Premium con Murdoch. E capitola di fronte alla opa di Vivendi su Mediaset. Le cronache prefigurano una vera e propria smobilitazione dell’ex Cavaliere dai settori industriali di una vita. Uno scenario che Urbano Cairo, l’editore de La 7 e della Cairo Communication, da Palermo dove segue il suo Torino considera poco credibile.

urbano cairo enrico mentana  urbano cairo enrico mentana

«In queste settimane – dice abbiamo letto dell’offerta di Mediaset per le torri tv della Rai, attraverso Ei Towers, e del proposito di comprare i libri Rizzoli. Questi sono segnali di vitalità industriale».

 

Eppure ci sono province dell’Impero Mediaset in crisi.

«Non metto volentieri il naso nelle aziende degli altri. Noto però che Mediaset ha un power index molto, molto alto. Mi spiego: oggi loro hanno una quota della pubblicità superiore del 76% alla quota degli ascolti. Sono valori che, ne sono convinto, hanno innescato serie riflessioni all’interno di quel gruppo».

 

Ora che l’offerta Mediaset su RaiWay tramonta, la tv di Stato valuta un’alleanza con Telecom Italia e Abertis Wind per le antenne di trasmissione.

URBANO CAIROURBANO CAIRO

«L’Opas su RaiWay aveva un senso in termini di efficienza, di riduzione di costi, di aumento della marginalità. Ma un’azienda comune dovrebbe essere una public company , per tutelare tutti gli operatori del settore».

 

La 7 perdeva quasi 100 milioni l’anno quando lei l’ha comprata. E le va dato atto di non aver licenziato nessuno. Eppure proprio oggi i tecnici e gli impiegati delle sue tv incrociano le braccia.

«Quando ho preso La7, sarebbe stato facile andare al ministero e chiedere l’apertura dello stato di crisi. Licenziare, ricorrere alla cassa integrazione, ai prepensionamenti. Qualche editore lo ha fatto, io invece no. Uno sforzo che non è stato del tutto capito».

 

Però adesso la sua azienda televisiva è risanata. Perché non riconoscere ai tecnici e agli impiegati un premio di risultato, un integrativo?

URBANO CAIROURBANO CAIRO

«Abbiamo azzerato le perdite, ma non siamo ancora usciti dal tunnel. La situazione è tutta da consolidare. Noi vogliamo confermare o migliorare i nostri ascolti per avere un’adeguata raccolta pubblicitaria. Investiremo e dunque sosterremo nuovi costi. Ma la ripresa dell’economia resta debole e intanto conserviamo una forza lavoro, a La7, ridondante nei numeri».

 

Ridondante?

«Il costo del lavoro incide per il 30% sul fatturato quando Mediaset è ferma al 17. Eppure qualcuno chiede quanto oggi non può avere, invece di gioire per le certezze che già ha».

 

I tetti pubblicitari della Rai sono fissati dall’Europa. Ma è possibile che il governo o la maggioranza scrivano le norme per dare a Viale Mazzini qualche margine in più nella raccolta degli spot.

URBANO CAIROURBANO CAIRO

«Questo scenario non deve preoccupare soltanto gli editori televisivi, ma anche quelli della carta stampata, dei nuovi media digitali e della radio. Dare più pubblicità alla tv di Stato - che ha già in cassa più di un miliardo 600 milioni di canone e più di 600 milioni di spot - sarebbe una seria minaccia al pluralismo. Giornali che sono sopravvissuti a sette lunghi anni di crisi sarebbero in imminente pericolo di vita. Ricordiamoci poi delle colpe industriali della tv di Stato nella raccolta pubblicitaria».

 

Quali colpe?

urbano cairo la7 urbano cairo la7

«In questi anni Viale Mazzini ha venduto gli spazi pubblicitari a un costo bassissimo, deprimendo a cascata anche le tariffe praticate da noi concorrenti della tv commerciale, e di tutta la stampa. L’effetto è che il costo contatto, da noi, è ormai la metà che in Germania o nel Regno Unito. Tutto questo peggiorerebbe se la Rai disponesse di più spazi da vendere».

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...