CONFORMISMO & QUALUNQUISMO – SE N’È ANDATO IL GRANDE ROBERT HUGHES, MA PURTROPPO NON LA “CULTURA DEL PIAGNISTEO” - NEL ’96 VASCO ROSSI POTEVA ANCORA TRANQUILLAMENTE CANTARE NEGLI STADI “È ANDATA A CASA CON IL NEGRO, LA TROIA”, PAROLE OGGI IMPRONUNCIABILI CHE ANZICHÉ APPLAUSI GARANTISCONO PROCESSI - SONO PASSATI VENT’ANNI E LA PROFEZIA DI HUGHES SI È REALIZZATA ECCOME, MA CON QUALCHE VARIAZIONE E AGGIORNAMENTO….

Camillo Langone per "Libero"

È morto, nei giorni scorsi, Robert Hughes, l'autore di La cultura del piagnisteo, mentre purtroppo la cultura del piagnisteo è più viva che mai. Era un grande intellettuale ma siccome proveniva dal Nuovissimo Mondo (luogo di nascita Sydney) non era per nulla un accademico, tipo umano caratteristico del mondo vecchio: anzi, l'accademia (e quindi l'università) era uno dei suoi bersagli preferiti.

Sia sotto l'aspetto fisico che teorico, il reazionario Hughes si collocava a mezza strada fra Les Murray, altro australiano massiccio, poeta tanto corpulento quanto cattolico, e Roger Scruton, altro pensatore riconoscibile dal ciuffo, il più importante filosofo conservatore inglese e perciò del mondo.

Critico d'arte controcorrente e polemista indomito, aveva qualcosa anche del nostro Vittorio Sgarbi, che infatti lo apprezzava e, quand'era sottosegretario, aveva cercato di imporlo come curatore della Biennale di Venezia.

Il tentativo naufragò perché in Italia i politici di destra non sono interessati alla cultura di destra: in quel frangente, tanto per non smentirsi, al posto di Hughes fecero nominare il purissimo nichilista Francesco Bonami. Il candidato trombato non se la prese troppo perché l'occasione l'avevamo persa soprattutto noi: lui era un innamorato della Spagna più che dell'Italia, autore di saggi ponderosi su Goya e Barcellona, suo domicilio per qualche tempo. Naturalmente ad attirarlo nella città catalana non furono la movida e i set di Almodovar bensì l'architettura visionaria e mistica di Gaudí.

Torno subito alla Cultura del piagnisteo che è il suo testo fondamentale e mentre scrivo ce l'ho qui davanti, sul tavolo, nella bellissima edizione Adelphi del 1994 (a proposito: ma perché la casa editrice di Roberto Calasso non pubblica più saggi così dirompenti?). Il sottotitolo spiega molto: «La saga del politicamente corretto». Hughes, che da parecchi anni viveva negli Usa, dove il politicamente corretto è nato, ci avvisava che questa peste del pensiero, questa censura dell'espressione travestita da liberazione, sarebbe presto arrivata anche in Europa e quindi perfino nell'indolente Italia.

IL CATTIVO VASCO
Era davvero solo questione di tempo. Nel '96 (c'è un live a dimostrarlo) Vasco Rossi poteva ancora tranquillamente cantare negli stadi «è andata a casa con il negro, la troia», parole oggi impronunciabili che anziché applausi garantiscono processi. Sono passati vent'anni e la profezia dello scrittore australiano si è realizzata eccome, ma con qualche variazione e aggiornamento.

Ad esempio le quote. Nell'America di allora il problema era etnico. «Verso la fine degli anni Ottanta il campus di Berkeley decise che le percentuali dei nuovi studenti ammessi - negri, ispanici, asiatici e bianchi - dovessero corrispondere approssimativamente alla distribuzione demografica di questi gruppi nella popolazione della California settentrionale».

Nonostante che una ricerca scientifica avesse appena dimostrato che, nella fascia di età dai 21 ai 25 anni, lo stesso articolo di giornale veniva ben compreso «dal 60% dei bianchi e solo dal 25% dei negri». (Se vi turba la parola «negri» evitate di leggere Hughes che mai, nemmeno sotto tortura, avrebbe scritto «neri» o «di colore» o «afroamericani»).
Cominciò così, per favorire i presunti sfavoriti ancorché somari, il declino didattico delle università americane, oggi superate da quelle coreane e cinesi dove, com'è noto, si fa eccellenza e non assistenza sociale.

Da noi le quote nere e marroncine si sono trasformate in quote rosa, ennesima discriminazione perpetrata nel nome della non discriminazione, delirio politico a base sessuale anziché razziale. Una frana culturale che ha travolto pure la destra: ieri le quote (nei consigli d'amministrazione, nei consigli comunali...) piacevano alla ministra pariopportunista Mara Carfagna e oggi sono sostenute da Isabella Rauti, figlia di Pino, moglie di Alemanno e consigliera regionale Pdl in proprio, tanta fiamma per nulla.

Su questo punto, l'unica erede nostrana di Hughes è Costanza Miriano: «Siamo diversi, e per questo non occupiamo gli stessi posti nella società, non per una congiura dei maschi. È perché diverse sono le cose che davvero ci realizzano nel profondo». L'eroica autrice di Sposati e sii sottomessa deve stare attenta: le piagnucolose sono ferocissime, chi non accetta le quote rosa rischia un più o meno metaforico occhio viola.

IL GIRARD FANTASMA
Al contrario gli aggressori, i censori, non rischiano nulla perché oggi chi si atteggia a vittima è autorizzato a fare vittime. È un terribile meccanismo sociale analizzato da René Girard, immenso filosofo-antropologo che intravedo (pur non citato) in ogni pagina della Cultura del piagnisteo. Sia lui che Hughes hanno mostrato quanto può essere feroce il conformismo, il gregarismo che nel mondo antico portava a uccidere il capro espiatorio e in quello moderno a distruggere la dignità di chi viene accusato di omofobia, costretto per non perdere il posto a umilianti ritrattazioni (penso alle pubbliche scuse di Antonio Cassano e a sempre più frequenti episodi analoghi, nello sport e altrove).

«Omofobico, uno degli insulti preferiti dagli allarmisti politicamente corretti. Oggi, su venti persone che usano questa parola, sì e no una sa cosa significa. Omofobia è un termine clinico che indica un uso patologico. Adesso è applicato indiscriminatamente a chiunque mostri la minima riserva nei riguardi di un qualsivoglia omofilo».

Non credo che Hughes abbia mai avuto notizia dell'esistenza di Alessandro Cecchi Paone, però con questo virgolettato dimostra di conoscerne alla perfezione gli ingranaggi linguistici. Le analogie fra primi anni Novanta e 2012 non sono finite qui. Essendo di mestiere un critico, Hughes dedica molte pagine del libro al suo ambito professionale: «Dato che l'arte induce a distinguere tra artisti di vaglia, artisti mediocri e assolute nullità, e dato che le ultime due categorie sono sempre più numerose della prima, bisogna politicizzare anche l'arte; eccoci dunque ad abborracciare metodi critici per dimostrare che nell'esperienza estetica il concetto di qualità è poco più di una finzione paternalistica».

Lo so, le date non coincidono, ma stavolta mi sembra alludere al sindaco parmigiano Pizzarotti, nemico dell'arte di élite (Correggio, Parmigianino...) e paladino dell'arte per tutti (fotoamatori, dopolavoristi, utenti di Instagram...). Quello che al tempo di Hughes era un fenomeno quasi solo americano e quasi solo universitario, oggi, anche grazie al qualunquismo grillino, è diventato di massa e, quello che è peggio, è andato al potere.

 

vasco rossi ROBERT HUGHES robert hughesvasco rossi La cultura del piagnisteo (Adelphi) di Robert HughesROGER SCRUTONVITTORIO SGARBI Francesco Bonami Roberto Calassoisola07 alessandro cecchi paone

Ultimi Dagoreport

ursula von der leyen donald trump xi jinping cina unione europea stati uniti

FLASH! - COME REAGIRE ALLA TERZA GUERRA MONDIALE DI TRUMP? PIU’ CHE UNA WEB-TAX SULLE BIG TECH, PER METTERE IN GINOCCHIO IL DAZISTA DELLA CASA BIANCA, FACENDO RITORNARE DI COLPO LE ROTELLE AL LORO POSTO, SAREBBE SUFFICIENTE LA VENDITA DEL 10% DEI TITOLI DEL TESORO AMERICANO IN POSSESSO DI CINA E UNIONE EUROPEA (AL 2024 PECHINO NE DETENEVA 768 MILIARDI, MENTRE I 27 PAESI UE NE HANNO IN PANCIA OLTRE DUEMILA MILIARDI) – DI TALE MOSSA MORTALE, CONFERMATA A DAGOSPIA DA FONTI AUTOREVOLI, NE STANNO DISCUTENDO NELLA MASSIMA RISERVATEZZA GLI EMISSARI DEL DRAGONE DI XI JINPING E GLI SHERPA DEI CAPOCCIONI DI BRUXELLES (COME DICONO A QUARTICCIOLO: ‘’EXTREME EVILS, EXTREME REMEDIES…’’)

donald trump matteo salvini giuseppe conte vladimir putin

DAGOREPORT – ALLEGRIA! RICICCIA L’ALLEANZA DEGLI OPPOSTI POPULISMI: SALVINI E CONTE - SABATO SCORSO, I GEMELLI DIVERSI SI SONO RITROVATI IN PIAZZA A SBANDIERARE LE COMUNI POSIZIONI TRUMPUTINIANE CHE DESTABILIZZANO SIA LA MAGGIORANZA DI GOVERNO CHE L’OPPOSIZIONE - IL LORO RUOLO DI GUASTATORI NEI RISPETTIVI SCHIERAMENTI FA GODERE TRUMP, CHE HA PRESO DUE PICCIONI CON LA SUA FAVA: CONDIZIONA IL GOVERNO MELONI E SPACCA IL PD DI ELLY SCHLEIN – SFANCULATO BEPPE GRILLO, ANNIENTATO LO ZOCCOLO DURO PENTASTELLATO, AL POSTO DELL'ELEVATO", COME "IDEOLOGO", CONTE HA MARCO TRAVAGLIO - IL RUOLO DI CASALINO NEL SUCCESSO DELLA MANIFESTAZIONE ANTI-RIARMO DI SABATO... - VIDEO 

giorgia meloni donald trump economia recessione dazi

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI VOLERÀ FINALMENTE NEGLI STATI UNITI PER IL TANTO AGOGNATO FACCIA A FACCIA CON TRUMP: MA COSA ANDRÀ A FARE? SOPRATTUTTO: QUALE RISULTATO OTTERRÀ? -L’UNICO SPAZIO CHE OGGI HA A DISPOSIZIONE LA THATCHER DELLA GARBATELLA È IL PERIMETRO STABILITO DA KAISER URSULA CON MACRON E MERZ, CHE SI RIASSUME IN TRE PUNTI: DIALOGO, REAZIONE E DIVERSIFICAZIONE DEI MERCATI - L'EVENTUALITA' CHE, DOPO OCCHIONI E MOINE MELONIANE, IL TRUMPONE RINCULI DAL 20% A ZERO DAZI E' DA ESCLUDERE: IL TYCOON BANCAROTTIERE PERDEREBBE LA FACCIA - MA L'UNDERDOG NON PUO' TRATTARE NEMMENO UN DIMEZZAMENTO DELLE TARIFFE RECIPROCHE AL 10% PERCHE' LA NEGOZIAZIONE DEVE PASSARE PER BRUXELLES – LA DUCETTA PUÒ SOLO PROVARE A ESERCITARE UNA MORAL SUASION SUL SUO AMICO TRUMP E FARSI SCATTARE QUALCHE FOTO PER FAR ROSICARE DI INVIDIA MATTEO SALVINI - VIDEO

vespa meloni berlusconi

DAGOREPORT - VABBE’, HA GIRATO LA BOA DEGLI 80 ANNI, MA QUALCOSA DI GRAVE STA STRAVOLGENDO I NEURONI DI "GIORGIA" VESPA, GIA' BRUNO - IL GIORNALISTA ABRUZZESE, PUPILLO PER DECENNI DEL MODERATISMO DEMOCRISTO DEL CONTERRANEO GIANNI LETTA, CHE ORMAI NE PARLA MALISSIMO CON TUTTI, HA FATTO SOBBALZARE PERFINO QUELLO SCAFATISSIMO NAVIGATORE DEL POTERE ROMANO CHE È GIANMARCO CHIOCCI – IL DIRETTORE DEL TG1, PRIMO REFERENTE DELLA DUCETTA IN RAI, E’ RIMASTO BASITO DAVANTI ALL’”EDITORIALE” DEL VESPONE A "CINQUE MINUTI": "DAZI? PER IL CONSUMATORE ITALIANO NON CAMBIA NULLA; SE LA PIZZA A NEW YORK PASSERÀ DA 21 A 24 EURO NON SARÀ UN PROBLEMA". MA HA TOCCATO IL FONDO QUANDO HA RIVELATO CHI È IL VERO COLPEVOLE DELLA GUERRA COMMERCIALE CHE STA MANDANDO A PICCO L’ECONOMIA MONDIALE: È TUTTA COLPA DELL’EUROPA CON “GLI STUPIDISSIMI DAZI SUL WHISKEY AMERICANO’’ - VIDEO

tulsi gabbard donald trump laura loomer timothy haugh

DAGOREPORT - È ORA D’ALLACCIARSI LE CINTURE. L’INTELLIGENCE OCCIDENTALE E' NEL PANICO TOTALE: SU CONSIGLIO DI UNA MAGA-INFLUENCER, LA PROCACE LAURA LOOMER, GIOVEDI' TRUMP HA CACCIATO SU DUE PIEDI IL GENERALE TIMOTHY HAUGH, DIRETTORE DELLA NATIONAL SECURITY AGENCY - LA NSA È LA PRINCIPALE AGENZIA DI CYBERSPIONAGGIO DEGLI STATI UNITI (CON 32 MILA DIPENDENTI, È QUASI IL 50% PIÙ GRANDE DELLA CIA) - LA CACCIATA DI HAUGH AVVIENE DOPO LA DECAPITAZIONE DEI CAPI DEI SERVIZI SEGRETI DI CIA E DI FBI, CHE TRUMP CONSIDERA IL CUORE DI QUEL DEEP STATE CHE, SECONDO LUI, LO PERSEGUITA FIN DALL’ELEZIONE PRESIDENZIALE PERDUTA CONTRO BIDEN NEL 2020 – UNA EPURAZIONE MAI VISTA NELLA TRANSIZIONE DA UN PRESIDENTE ALL’ALTRO CHE STA ALLARMANDO L’INTELLIGENCE OCCIDENTALE. CON TRUMP CHE SI FA INTORTARE DA INFLUENCER BONAZZE, E FLIRTA CON PUTIN, CONDIVIDERE INFORMAZIONI RISERVATE CON WASHINGTON, DIVENTA UN ENORME RISCHIO - (E C’È CHI, TRA GLI 007 BUTTATI FUORI A CALCI DA ''KING DONALD'', CHE PUÒ VENDICARSI METTENDO A DISPOSIZIONE CIÒ CHE SA…)

elon musk donald trump matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - LE “DUE STAFFE” NON REGGONO PIÙ. IL CAMALEONTISMO DI GIORGIA MELONI NON PUÒ PIÙ PERMETTERSI DI SGARRARE CON MACRON, MERZ, URSULA, CHE GIÀ EVITANO DI CONDIVIDERE I LORO PIANI PER NON CORRERE IL RISCHIO CHE GIORGIA SPIFFERI TUTTO A TRUMP. UN BLITZ ALLA CASA BIANCA PRIMA DEL CONSIGLIO EUROPEO, PREVISTO PRIMA DI PASQUA, SAREBBE LA SUA FINE -  UNA RECESSIONE PROVOCATA DALL’AMICO DAZISTA TRAVOLGEREBBE FRATELLI D’ITALIA, MENTRE IL SUO GOVERNO VIVE SOTTO SCACCO DEL TRUMPUTINIANO SALVINI,

IMPEGNATISSIMO NEL SUO OBIETTIVO DI STRAPPARE 4/5 PUNTI AGLI ‘’USURPATORI’’ DELLA FIAMMA (INTANTO LE HA “STRAPPATO” ELON MUSK AL CONGRESSO LEGHISTA A FIRENZE) - UN CARROCCIO FORTIFICATO DAI MEZZI ILLIMITATI DELLA "TESLA DI MINCHIA" POTREBBE FAR SALTARE IN ARIA IL GOVERNO MELONI, MA VUOLE ESSERE LEI A SCEGLIERE IL MOMENTO DEL “VAFFA” (PRIMAVERA 2026). MA PRIMA, A OTTOBRE, CI SONO LE REGIONALI DOVE RISCHIA DI BUSCARE UNA SONORA SCOPPOLA…