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A “VOLO” D’UCCELLO - PLACIDO DOMINGO RIMETTE A POSTO I TRE TENORINALI DE “IL VOLO”: “SONO BRAVI RAGAZZI MA NON SONO CANTANTI D’OPERA. POTEVANO FARE UNA CARRIERA POP, INVECE HANNO DECISO DI ISPIRARSI A ME, PAVAROTTI E CARRERAS CHE AVEVAMO 25 ANNI DI CARRIERA QUANDO CI SIAMO ESIBITI IN TRIO”
Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”
Un volo spericolato? Placido Domingo ieri in piazza Santa Croce a Firenze ha diretto i tre ragazzi de Il Volo nel concerto intitolato «Tributo ai tre tenori» e voleva ricordare l'atmosfera dei concerti di Carreras, Domingo e Pavarotti, cominciati a Caracalla nella cornice dei Mondiali di calcio del 1990. Maestro Domingo, cosa l'ha colpita dei tre tenorini? «Li ho scoperti attraverso i miei nipoti. Arrivo a casa, sento "'O Sole Mio" e dico: ma questi non siamo io e Luciano».
C' è il rischio di creare confusione, legandoli nell' immagine a voi tre: un' operazione mediatica? «Ogni artista viene creato dal pubblico. È il pubblico che sceglie. Loro sono simpatici, hanno belle voci. Ma non sono cantanti d' opera, anche se nel loro repertorio di musical e canzoni hanno aggiunto delle arie. Potevano fare una carriera pop, diversa, invece hanno deciso di ispirarsi a noi tre, avevamo già oltre venticinque anni di carriera ciascuno quando ci siamo esibiti in trio.
La nostra esperienza insieme è stata unica. Ma questi tre ragazzi non sono nati in una notte, lavorano già da qualche anno. E l' opera è un mondo importante ma piccolo, tutto ciò che può allargarne i confini ben venga. Andrebbe aumentata l' educazione musicale nelle scuole».
Parlando di cantanti d' opera, il baritono Luca Salsi ha sostituito all' ultimo momento Domingo al Met di New York, cantando due opere in un solo giorno. Sorride: «Per fortuna abbiamo la stessa taglia. Io, da un palco, gli davo qualche suggerimento sui movimenti».
Domingo dei record: ha avuto 101 chiamate per un Otello a Vienna («la gente quella sera non voleva andare a casa»).
E un anno fa era a 147 ruoli, tra tenore e baritono: «Ne ho aggiunti due, Gianni Schicchi e Macbeth . Mi piace mettermi in gioco, sono come uno studente: invece dei libri sotto al braccio ho nuovi spartiti. Ora vorrei studiare il marchese di Posa del Don Carlo e Miller di Luisa Miller . Poi qualche Donizetti». Di tutti questi eroi, chi vorrebbe essere e chi le sta antipatico? Amo il sacrificio di Loris della Fedora, mentre non mi piacciono il Duca di Mantova del Rigoletto e Don Giovanni, che non ho mai voluto cantare: hai tante donne, almeno trattale bene».
Placido Domingo il 5 canta Ernani alla Scala e il prossimo anno dirigerà i giovani dell' Orchestra dell' Accademia: «Alla Scala ai tempi di Abbado salii sul podio per il duetto del Rigoletto con Nucci e la Cotrubas. Questo lo considero il mio vero debutto. Però il regalo più bello sarebbe dirigere un' opera. Nel 2019 farò 50 anni alla Scala… chissà. Il mio debutto a Milano? E come se lo ricordo.
Ernani con Ghiaurov, Kabaivanska e Votto come direttore». La Scala è, con Vienna e New York, il teatro in cui si sente a casa? «La Scala ha più tradizione, se pensi a tutti i grandi compositori che hanno avuto la loro benedizione su quel palco». A Salisburgo torna con Thaïs di Massenet: «Un compositore che è stato maltrattato dalla critica». Charles Aznavour canta a 92 anni. Musica diversa certo, però… «All' opera non si può e nemmeno vorrei. Ho contratti per altri tre anni. Quando compirò 80 anni, penso che potrei accettare di dirigere soltanto».