
LA CANNES DEI GIUSTI - ASPETTANDO "YOUTH" DI PAOLO SORRENTINO, CHE HA AFFIDATO A SCALFARI LA SUA PRIMA RECENSIONE, CHE LO HA DEFINITO "VIVACE" E CI HA SUBITO RICORDATO CHE STA SCRIVENDO UN LIBRO SULLO STESSO TEMA, IL PUBBLICO DEI CRITICI INTERNAZIONALI HA SALUTATO COME DUE CAPOLAVORI "MOUNTAIN MAY DEPART" DEL CINESE JIA ZHANG-KE E "CEMETERY OF SPLENDOUR'' DEL TAILANDESE WEERASETHAKUL
Marco Giusti per Dagospia
Aspettando "Youth" di Paolo Sorrentino, che ha affidato a Eugenio Scalfari la sua prima recensione, che lo ha definito "vivace" e ci ha subito ricordato che sta scrivendo un libro sullo stesso tema, il pubblico dei critici internazionali ha salutato come due capolavori "Shan He Gu Ren" o "Mountain May Depart" del cinese Jia Zhang-ke e "Rak Ti Khon Kaen" o "Cemetery of Splendour del tailandese Apichatpong Weerasethakul, il primo in Concorso e il secondo schiaffato un po' assurdamente in "Un Certain Regard".
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Sono due film misteriosi e difficili, il primo per i riferimenti alla politica cinese e la complessa struttura narrativa, il secondo per la visione poetica del regista, assolutamente personale e sempre meno narrativa in termini tradizionali. Certo hanno ravvivato parecchio un festival che stava un po' navigando nella mediocrita' imposta dalla globalizzazione.
Proprio di globalizzazione parla un bel po' "Mountains May Depart" di Jia Zhang-ke, o almeno della perdita della propria lingua e delle proprie tradizioni che il neocapitalismo cinese sta imponendo ai cittadini. Il film e' diviso in tre parti ben distinte e, curiosamente, la scritta "un film di..." appare solo dopo 40 minuti, imponendo quindi alla prima parte un ruolo di lungo antefatto.
"mountain may depart" del cinese jia zhang ke cb1b984f
Siamo alla fine del 1999 e si festeggia il capodanno in quel del Fenyang, dove la bella Shen Tao, cioe' Zhao Tao, si divide tra due spasimanti, l'operaio semplice e modesto Liandzi, Liang Jingdong, e il piu' scatenato e filocapitalista Jinsheng, cioe' Zhang Yi, Dovendo decidere chi sposare, la ragazza sceglie quello piu' ricco e allegro, mentre l'operaio, tristissimo, partira' per le miniere della Mongolia.
Cose che solo in un film cinese si possono fare. Questa parte, che e' la piu' tradizionale, gioca con la struttura tipica del melo cinese, ha uno schermo quasi quadrato e una messa in scena molto classica. Passano quattordici anni e Liandzi torna dalla Mongolia con una moglie triste come lui, un bambino appena nato e un brutto tumore ai polmoni. Non ha neanche i soldi per curarsi.
"mountain may depart" del cinese jia zhang ke
Ci pensera' Shen Tao, che nel frattempo si e' separata dal marito, diventato un ricco affarista di Shanghai, che ha portato con se' il figlio, che ha chiamato Dollar e che sta costruendo come cinese del futuro. Alla morte del nonno materno, Dollar torna dalla mamma per il funerale (scena da urlo), ma lo riportera' poi a Shanghai dove lo attende una vita del tutto diversa da quella di provincia.
La terza parte del film, che e' anche quella piu' clamorosa, e' ambientata addirittura nel 2025. Dollar e suo padre, diventato mercante d'armi internazionale, vivono in Australia. Non felicemente perche' sembrano aver perso qualsiasi identita' e Dollar non solo non sa il cinese, ma sembra aver anche dimenticato la mamma. Perduto in un paese che non e' il suo, grazie all'amore della professoressa di cinese, piu' vecchia di lui, Dollar pensa di ritornare in Cina.
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Melo politico che sfiora anche il ridicolo, costruito sulla celebre "Go West" dei Pet Shop Boys, il film di Jia Zhang-ke affonda le sue lame sui pericoli del capitalismo cinese e sulla perdita di identita' delle future generazioni. Il Renzismo italiano e' niente rispetto a quello che sembra avvenire in Cina.
Ancora piu' complesso il film di Apitchapong Weerasethakul, "Cemetery of Splendour", dove un gruppo di militari misteriosamente addormentati sono portati in una scuola abbandonata e curati da un gruppo di donne. Ma il luogo risveglia divinita' e forze misteriose, mentre la strana malattia acquista significati diversi.
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Piu' che cercare di capire questo film abbastanza oscuro, costruito sii ricordi d'infanzi di mostri e divinita' del regista, e' meglio viverlo come una installazione d'arte, con continui cambiamenti di luci, film di grande sperimentazione visiva. Siamo sempre dalle parti di "Zio Boonmee", ma la costruzione delle scene ci sembra ancor piu' artistica.
C'e' anche una meravigliosa scena di film nel film deliziosamente trash. Come e' finito, sono andato al marche' a spararmi uno dei rarissimi ultimi trash movies italiani, "Le badanti" di tal Marco Pollini, dove tre belle ragazze extracomunitarie, Nadiah M.Din, Anna JimSkaya e Samantha Castillo, diventano badanti di un gruppo di vecchi rincojoniti in una villa per sfuggire agli assalti dei maschi italiani arrapati.
I vecchi sono capitanati dal comico romano Pino Amnendola, mentre nel cast troviamo una vecchia gloria come Giorgio Ariani e una stellina dell'hard come Priscilla Salerno. Assolutamente soft, il film e' qualcosa di difficilmente pensabile per un pubblico normale. Sembra un po' quel che rimane delle gloriose infermiere e professoresse delle commedie sexy anni 70. Circolano pero' facce e attori mai visti. In sala eravamo in sei e non ho capito chi mai potrebbe all'estero comprarsi questo film. Macerie. Comunque un film "vivace".
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