sfilata gucci milano fashion week sabato de sarno

A CHE PUNTO È LA MODA? PER VENDERE SI PORTEREBBE IN PEDANA ANCHE IL MUSEO DELLE CERE DI MADAME TUSSAUD – QUIRINO CONTI NE HA PER TUTTI: “ARMANI SI CONGRATULA CON SE STESSO; UNA PREDICAZIONE MONASTICA COME IL MASSIMO DELLA FANTASIA PER GUCCI; FORTI E TENACI DOLCE & GABBANA NEL DECALOGO DEL LORO SEXY-SICULO-ROCOCÒ; DONATELLA VERSACE RICITA LA CITAZIONE DEL CITAZIONISTA FRATELLO - CI PENSA FENDI AD ACCAPARRARSI IL RUOLO DEL FASCINOSO E DELL’ECCEZIONALE, CHE ERA STATO DI MIUCCIA E CHE ORA LEI STESSA RIFUGGE…”

Quirino Conti

Quirino Conti per Dagospia

 

E così ci risiamo! Pasticciati dai gas letali i cicli millenari della natura, ecco che ci pensa la Moda a rammentarci qualche alternanza con il mutare irragionevole delle attuali isterie stilistiche.

 

Ecco dunque, nel barometro dello Stile, Armani che si congratula con se stesso. Per aver ritrovato, come ogni volta nelle presentazioni milanesi, un rappel à l’ordre proprio come vorrebbe lui. Gongolante per essere in buona compagnia nella determinazione all’antifantastico e allo scabro poetico.

giorgio armani - sfilata a venezia

 

Per non farci mancare niente, i Dolce & Gabbana invece intendono ribadire i loro fondamentali, quali che siano. Ma soprattutto, forti e tenaci nel decalogo del loro sexy-siculo-rococò, ora glossy.

 

In linea, così da far gioire Re Giorgio, Gucci: che dopo aver evangelizzato l’orbe terracqueo con ogni difformità e anomalia creativa – relegata ormai con il suo inventore Michele, insieme ai padri Lacroix e Galliano, nel triste falansterio dell’eroico passato dei “dimenticati” – si trasforma ora, come se niente fosse, in una predicazione monastica come il massimo della fantasia.

sfilata gucci 5

 

Una specie di pagliaccetto-contenitore quale estrema sperimentazione e somma idealità dirompente; naturalmente, partorito dalla stessa volontà imprenditoriale che stravedeva per il predecessore Michele-Houdini. Ora, in penitenza, ugualmente commossi dallo stupefacente Sabato.

 

Anche Donatella Versace ci ripensa: “Se andò bene allora, perché non riprovarci?”. E così ricita la citazione del citazionista fratello.

 

Ma poi arriva Prada. Simile a tutti (o tutti simili a lei?) nel gruppo del nihil semper aeternus. Ma un nulla proprio nulla: che per amarlo lacrimi o su Zurbaràn o sugli austeri paesaggi balthussiani di Montecalvello; con la stessa espressione di quando si annunciavano i broccati più preziosi e complessità architettoniche alla Frank Gehry. Il silenzio più assoluto, quale scorciatoia intelligente verso un suono nuovo.

sabato de sarno

 

Ci pensa Fendi a riprendersi la complessità dopo tanto austero militarismo. Accaparrandosi sulla scacchiera della stagione il ruolo del fascinoso e dell’eccezionale, che era stato di Miuccia e che ora lei stessa rifugge.

jennifer lopez donatella versace

Ma dov’è ora, quel bel trio di autori? Quale novità, dopo la precedente novità di un’uscita trinitaria? Ah, saperlo!

 

Insomma, per vendere si porterebbe in pedana anche il museo delle cere di Madame Tussaud. Terrorizzati dal “tempo” e dall’averne fatte di cotte e di crude. Annoiati ormai dalla propria ombra. Senza più una parola nuova. E non dico di un Messia, ma almeno di un Battista - un coraggioso annunciatore, la speranza di uno stile sincero e duraturo.

 

Che poi nessuno si lagni se Striscia la notizia manda il suo pezzo migliore sulla malvagia, pessima educazione degli spettatori di queste ultime pedane.

Sarebbe utile che la Moda trovasse un accordo con se stessa. Spegnendo il livore che nutre per le sue stesse proposte, poco amate e cinicamente sostituite.

Bernard e Delphine Arnault Chiurimiuccia prada francesco vezzoli

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