
“IO SONO UNO SPECIALISTA DELLE CADUTE, A BOLOGNA C’ERA CHI BRINDAVA A CHAMPAGNE AI MIEI INSUCCESSI” – PUPI AVATI: “IL CINEMA È UN MONDO IPOCRITA E CONFORMISTA DOVE LAVORANO SEMPRE GLI STESSI, I PRIVILEGIATI, GLI AVVANTAGGIATI DA POSIZIONI DI RENDITA, LA ROMA DEI SALOTTI, COME NELLA LETTERATURA” – “IL DAVID ALLA CARRIERA? DIECI ANNI FA NON ME LO AVREBBERO MAI DATO, PER RAGIONI DI APPARTENENZA POLITICA, SONO UN CANE SCIOLTO” – SHARON STONE, DIEGO ABATANTUONO, L’INCOMPETENZA NEL MONDO DEL CINEMA E IL SUO FILM “CAPOLAVORO”: “SPERO DI NON REALIZZARLO MAI PERCHÉ…” -
Estratto dell’articolo di Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”
Pupi Avati, 86 anni, l’arguzia, l’ironia, la battuta salace, la cultura umanista. Il 7 maggio riceverà il David di Donatello alla carriera.
[…] Il David alla carriera è un riconoscimento tardivo?
«No, consapevole. Avranno pensato: non possiamo non darglielo. Somiglia un po’ (nel mio piccolo) alla caduta del Muro di Berlino, è una breccia che si apre. Lo apprezzo di più ora, dopo 55 film. E mi auguro che verranno altri premi. Dieci anni fa non me lo avrebbero mai dato, per ragioni di appartenenza politica, o di non appartenenza. Sono un liberale ma anche un cane sciolto. Ci sono colleghi che non la pensano come me (ma sul cinema sì) che mi stanno mandando messaggi di rallegramenti».
Il cinema è un fatto di conventicole e amichettismo?
«Si dovrebbe stabilire chi sono quelli bravi e quelli non bravi. Non è sufficiente avere un’opinione per fare un bel film. Se il cinema è un mondo ipocrita e conformista dove lavorano sempre gli stessi? Lo è stato per anni, i privilegiati, gli avvantaggiati da posizioni di rendita, la Roma dei salotti, come nella letteratura».
Cosa è cambiato?
«Ora ognuno di noi ha il suo percorso difficile ed è un calvario per tutti, perché manca la competenza di chi gestisce il cinema. Penso anche alle commissioni di chi decide i finanziamenti pubblici, per cui Paola Cortellesi e Le assaggiatrici di Soldini furono bocciati. Ecco perché sono venuto allo scoperto con la richiesta di un ministero del cinema, e due disegni di legge bipartisan sono allo studio».
La destra ha un atteggiamento da resa dei conti col cinema, territorio «rosso»?
«Non è più così, l’appartenenza politica non paga più, infatti premiano me. Direi che torna il buon senso».
Lei ha detto di essere un fallito per non aver fatto il capolavoro, e di aver fatto film non commerciali, alcuni belli altri meno, ma tutti con un pensiero dietro.
«Io spero di non realizzarlo mai il capolavoro, il film in cui sei totalmente appagato, il riassunto di tutta la vita. È come Dante nell’ultimo Canto del Paradiso: dopo che arrivi a Dio, dove vai? Io cerco il senso di incompiutezza e inadempienza che le persone anziane hanno in prossimità dei loro titoli di coda, il non aver incontrato tutti i film e i libri o le persone che desideravi. Avrei voluto frequentare molto di più Claudio Magris, provo una grande attrazione intellettuale per lui. La vita ti dà la possibilità di fare cose fantastiche, ma solo per una porzione. E comunque io non mi sono mai fermato».
PUPI AVATI ALLA FESTA DI FRATELLI DITALIA
[…] Con lei, Sharon Stone fece il suo film italiano.
«Viveva il copione come un atto notarile, non si poteva cambiare una virgola. Tutti gli attori americani sono rigidi, non immaginano che si possa avere all’improvviso un’idea, ti guardano come se fossi un pazzo. Fellini mi confidò di avere sofferto molto con Donald Sutherland».
Dei suoi jolly (Greggio, Cremonini, Ricciarelli) chi ha amato di più?
«Dirò Abatantuono, perché in Regalo di Natale ebbe una trasformazione antropologica, totale, diventò un altro, anche nella vita. Sui miei attori fissi direi il mio amato Carlo Delle Piane, l’ outsider che il cinema ha usato per la sua maschera in modo bieco».
[…] Pupi, in cosa è diventato romano, dopo tanto tempo?
«Ah... In niente. Continuo a vedere Roma da bolognese, mi guardo attorno con la riconoscenza del turista: ma che fortuna che ho a vivere qui. Poi è una città incasinata, ma ho ottenuto l’accoglienza che si chiama indifferenza che è fondamentale per chi fa cinema. Io sono uno specialista dele cadute, a Bologna c’era chi brindava a champagne ai miei insuccessi giovanili, quando facevo fallire i produttori. Il grande dono dei romani è che se ne fregano di te, ti permettono di andare al tappeto e di rialzarti». […]
pupi avati (1)
antonio e pupi avati foto di bacco
SERGIO CASTELLITTO PUPI AVATI - DANTE
LUCIO DALLA PUPI AVATI
LUCIO DALLA PUPI AVATI
PUPI AVATI ALLA FESTA DI FRATELLI DITALIA
liliana cavani vittorio sgarbi pupi avati
sposi di pupi avati