QUANDO LA (FINTA) MORTE ARRIVA “CINGUETTANDO”: LE BUFALE NELL’ERA DI TWITTER

Gianluca Nicoletti per "la Stampa"

Qualcuno potrebbe veramente credere che Fabrizio Saccomanni, neo ministro dell'Economia e delle Finanze, possa usare Twitter per annunciare la morte del presidente della Bce Mario Draghi? Chiaramente occorre un elevato tasso di ingenuità per immaginare come veritiero il tweet di ieri dove tale Saccomannifab scriveva: «Dalla Bce riceviamo notizia che il Presidente Draghi è morto per ictus a Bratislava alle ore 12 circa».

Chi è del mestiere aveva certezza che Draghi fosse in quel momento vivo e vegeto ed aveva appena rilasciato dichiarazioni a margine di un convegno. Ma della social idiozia si è comunque parlato. Nel giro di poco tempo la stessa rete che ha generato la bufala ne ha indicato anche il responsabile: «This account is an hoax created by Italian journalist Tommaso Debenedetti». È stato il noto personaggio specializzato in fake-news, già autore di falsi tweet di Mario Monti e del Cardinal Bertone.

Nulla di nuovo sotto il sole; l'autore ora dirà che la sua è una provocazione per dimostrare quanto sia fragile il sistema dell'informazione. Nulla da obiettare, anche se le provocazioni sono tali quando l'abuso non le rende logore. Qualcosa del genere in Italia fu già ampio appannaggio del gruppo post situazionista nato con il nome multiplo di Luther Blissett, ma accadeva alla fine degli Anni 90... Ancora si gioca con le false notizie per dimostrare le falle nella grande muraglia dell'informazione mainstream?

È vero, da un lato, che forse stiamo annegando tra le esternazioni 2.0 di personaggi noti, che probabilmente stanno risparmiando in portavoce e uffici stampa, ma è altrettanto certo che, in questi ultimi giorni, la falsa notizia di Twitter approda nelle cronache attraverso un percorso ormai standard. Ieri l'altro è stato Enrico Mentana a doversi giustificare di un Tweet, partito effettivamente dal suo smartphone, ma per mano ignota, che dava per morto il rapper Fabri Fibra.

Qualche giorno prima anche Umberto Eco è stato costretto a dare ufficiale rettifica a un falso tweet che, a suo nome, dava per certa la morte per incidente stradale di Dan Brown. Lo stesso era accaduto qualche settimana prima a Massimo Gramellini, il cui account fake annunciava questa volta la morte di Marcello Lippi. Anche un falso Mario Vargas Llosa ha dato per certa la morte di Gabriel García Márquez. Almeno lui non se l'è presa perché non è la prima volta che gli capita di essere ammazzato da un falso cinguettio.

In tutti questi casi si è giocato, anche se sarebbe interessante capire a chi ancora diverta un gioco così scemo. Non è più nemmeno il caso di parlare di guerriglia mediatica; il tweet menagramo non arriva mai a essere certificato come notizia nel circuito old-mediatico, tutto si esaurisce in poche ore e la notizia del fanta-morto sopravvive come «alleggerimento», ma giusto perché i protagonisti involontari sono personaggi celebri nel vecchio mondo concreto.

Altra storia è invece quando a dare notizie è l'account Twitter di un' agenzia di stampa accreditata come l'americana Associated Press. In quel caso il falso cinguettio del 23 aprile, che dava notizia di «due esplosioni alla Casa Bianca», e del «ferimento di Barack Obama», è stato subito ripreso da altre testate, costringendo il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, a rassicurare il mondo sullo stato di salute del Presidente.

A violare l'account dell'A.P. pare sia stato un gruppo di hacker siriani pro-Assad, quei pochi minuti di incertezza hanno scatenato una fluttuazione sui mercati valutari dell'1% che all'istante è costata all'indice Standard & Poor's una perdita di 136 miliardi di dollari, anche se poi recuperata. I social necro-ludici nostrani, al massimo, ci fanno perdere tempo e fiducia nell'avvento della civilizzazione digitale.

 

TWEET DI UN FINTO SACCOMANNI SULLA MORTE DI DRAGHIsaccomanni-draghi Enrico Mentana Fabri FibraDan Brownumberto eco

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