george patti harrison john lennon paul mccartney

QUANDO "IL BEATLE TIMIDO" GEORGE HARRISON SFIDO’ LENNON-MCCARTNEY E VINSE ALLA GRANDE – 50 ANNI DOPO TORNA IN UNA NUOVA EDIZIONE “ALL THINGS MUST PASS”, IL PRIMO DISCO DI GEORGE DOPO LO SCIOGLIMENTO DEI BEATLES CON I PEZZI SCARTATI DAI "FAB FOUR" - LA INTERMINABILE CAUSA PER PLAGIO, INFINE PERSA, PER IL SINGOLO "MY SWEET LORD", IL RUOLO DI DYLAN E CLAPTON (CHE GLI PORTERA’ VIA LA MOGLIE QUALCHE ANNO DOPO), IL TITOLO-CITAZIONE DEL GURU PSICHEDELICO TIMOTHY LEARY - VIDEO

Alessandro Gnocchi per “il Giornale”

 

george harrison

George Harrison era il Beatle timido, quello che si vedeva rispedire al mittente i brani dalla coppia John Lennon & Paul McCartney. Non che non abbia lasciato traccia di sé nella discografia degli scarafaggi: Here Comes the Sun, Something, While My Guitar Gently Weeps e altri ventidue capolavori sono lì a testimoniare il contributo concreto di George. Ma avrebbe potuto essere ancora più ampio, come si apprende dallo strepitoso cofanetto celebrativo del cinquantesimo anniversario di All Things Must Pass, che segue la rimasterizzazione del disco originale dell'anno scorso.

 

Sono quattro dischi e un blu-ray zeppi di provini, versioni alternative, brani esclusi. All Things Must Pass uscì alla fine del 1970. Fu primo in molte cose: è il primo disco di George dopo lo scioglimento dei Beatles; è il primo disco triplo della storia; raggiunse il primo posto sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti.

 

george harrison cover

George il timido si trovò a banchettare in testa ai gradassi, per giunta con un album composto, in gran parte, con i pezzi che non trovarono spazio in Let It Be. Così, quando George, nel 1970, entrò in studio, aveva già tra le mani una trentina di canzoni, una più bella dell'altra, tra le quali scegliere. Aggiunse una o due jam, scrisse ancora qualcosa e voilà: ingresso trionfale nelle classifiche di vendita e giudizio unanime della critica, un gran disco, in tutti i sensi. Dietro le manopole, il produttore Phil Spector.

 

Davanti ai microfoni una squadra di all star, da Eric Clapton a Billy Preston, da Ringo Starr a Bobby Keys. Nulla toglie al valore dell'opera la interminabile causa per plagio, infine persa, per il singolo My Sweet Lord, riconosciuto simile a He Is So Fine, un successo delle Chiffons. Va anche detto che la canzone, alla quale Harrison affidava il compito di avvicinare Occidente e Oriente, cristianesimo e Hare Krishna, ha una struttura così semplice da ricordare una miriade di altri 45 giri.

george harrison monociglio

 

Ora, grazie al libro allegato al cofanetto, abbiamo il racconto brano per brano di George. Qualche perla. Nel 1968, Harrison è invitato dagli amici di The Band a trascorrere qualche giorno nella bucolica Woodstock, all'epoca buen ritiro di rockstar stufe di essere fermate per strada. Toh, il vicino di casa è Bob Dylan. I due si mettono a canticchiare e in un pomeriggio scrivono I' D Have You Anytime, che andrà ad aprire, trionfalmente, All Things Must Pass.

 

Dylan è una presenza forte nel disco, del resto era l'eroe di George. C'è una sua cover, If Not For You, e Behind That Lock Door, dice Harrison, è un tentativo di emulare Lay Lady Lay, singolo di successo del futuro Premio Nobel. Nel 1970, i Beatles stanno litigando, Ringo se ne va, Lennon scalpita, sono in corso le riprese di Let it Be, il clima è teso: «A un certo punto non ne potevo più. Mi sono detto: basta, mi chiamo fuori.

 

A casa ho attaccato la chitarra ed è venuta fuori Wah Wah».

 

george harrison-and-his-wife-patti-boyd-1966

Diventerà la prima canzone incisa per All Things Must Pass, con un piccolo aiuto degli amici, tipo Eric Clapton. A proposito di Clapton, il 1970 è l'anno di Layla, la canzone più famosa del chitarrista, dedicata in realtà a Pattie Boyd, la moglie di Harrison. Clapton ne è innamorato fradicio e finirà con portarla via all'amico (non troppo dispiaciuto) alcuni anni dopo. Quando All Things Must Pass uscì alcuni critici dissero che Isn't It a Pity copiava I Am the Walrus, uno dei capolavori di Lennon, e anche Hey Jude, uno dei capolavori di McCartney: peccato che Isn't it a Pity risalga ai tempi di Revolver, album dei Beatles del 1966, e preceda sia I Am the Walrus (1967) sia Hey Jude (1968).

 

Chi ha preso da chi? A Lennon e McCartney, la canzone non andava a genio e George valutò di regalarla a Frank Sinatra. Poi decise di tenerla nel cassetto. All Things Must Pass è quasi una citazione dal guru psichedelico Timothy Leary, lo psichiatra di Harvard convinto prima di poter curare le malattie mentali con l'acido lisergico e poi, visto che non funzionava, di poter spalancare le porte della percezione con somministrazioni controllate ai ricconi in cerca di sballo.

George e Patti Harrison

 

Il verso viene dalle poesie di Leary, e a George piaceva perché «tutto passa, un tramonto non dura per sempre, e dunque dobbiamo lasciare che le cose cambino». Thanks For the Pepperoni è un omaggio al caustico comico statunitense Lenny Bruce, che chiudeva con quelle parole i suoi monologhi, come: «I liberal capiscono tutto, eccetto la gente che non li capisce, e grazie per i peperoni». Più di Lennon, il Beatle timido ha incarnato alla sua maniera lo stereotipo del musicista frichettone degli anni Sessanta. Imbevuto di misticismo orientale, convinto dagli acidi dell'esistenza di una altra realtà, capace di frullare insieme tutte le religioni restando, tutto sommato, perfettamente laico, alfiere della controcultura a patto che sia non violenta e riscattata da un sarcasmo di fondo.

PAUL MCCARTNEY E GEORGE HARRISON

 

All Things Must Pass contiene questo e anche altro: è un disco che descrive un'epoca ormai, nel 1970, al tramonto. La droga, lungi dal fornire uno sguardo più ampio, si traduce solo in distruzione e depressione. La controcultura non andrà da nessuna parte, in Italia anzi andrà a occupare ruoli di spicco nei media e in politica.

 

Un contrappasso. Harrison non toccherà più queste vette artistiche. Gli anni Settanta proseguono con un concerto di beneficenza per il Bangladesh che si trasforma in una trappola fiscale e con un George all'apparenza sempre più lontano dalla musica e sempre più vicino alle altre sue passioni: la Formula Uno, non è raro vederlo ai pit stop di prestigiose squadre, e la cura della sua stravagante magione, Friar Park, in particolare del giardino.

 

phil spector con george harrison

A parte il pollice verde, Harrison mostra un certo fiuto cinematografico: fu, ad esempio, il produttore di La vita di Brian dei Monthy Pyton. Ma fonda anche una sua casa discografica, la Dark Horse, molto attenta alla musica indiana, specie quella del magico sitar di Ravi Shankar. Per una rinascita musicale bisogna attendere la fine degli anni Ottanta, e l'album Cloud Nine, ottimi brani anni Cinquanta (I Got My Mind Set On You) e un altro piccolo aiuto degli amici, Eric Clapton ed Elton John. Il disco va in classifica anche negli Usa.

 

pattie boyd e george harrison

Poi arriva il supergruppo dei Travelling Wilburys con Roy Orbison, Tom Petty, Jeff Lyne e Bob Dylan. Il successo è notevole. Il primo dei due album vende sei milioni di copie. Harrison passa tranquillo gli anni Novanta, sistemando l'archivio dei Beatles, fino alla notte in cui uno squilibrato entra in casa sua e lo ferisce gravemente al ventre. Lo salva la moglie Olivia che abbatte l'intruso con un attizzatoio. Muore, malato, nel 2001, le sue ceneri sono state accolte dal Gange, in India. Aveva soltanto 58 anni.

george harrisongeorge harrisongeorge harrison pattie boydjohn lennon e george harrison a philadelphiageorge harrison nel backstage a philadelphiageorge harrison 1

BOB DYLAN SHADOW KINGDOM TIMOTHY LEARY timothy learybob dylan

pattie boyd e eric claptonPATTIE BOYD CON GEORGE HARRISON - ERIC CLAPTON

george harrison e la moglie patty escono dal tribunalePATTIE BOYD CON GEORGE HARRISON - ERIC CLAPTONpattie boyd e george harrison george harrisongeorge harrison india 1966george harrisonpattie boyd e george harrison paul mccartney, john lennon e george harrison 2

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…