va pensiero

QUANDO UN INNO ALL’UNITA’ DIVENTA UN TEMA DIVISIVO - Il VA’, PENSIERO E’ DA SEMPRE ASSOCIATO CON UN SENTIMENTO DI UNITA’ NAZIONALE - BOSSI LO INSERI’ NELLA COSIDDETTA ‘’COSTITUZIONE TRANSITORIA’’ DELLA PADANIA, RIVENDICANDO LE ORIGINI PADANE DI VERDI – ANCHE BETTINO CRAXI CONFESSO’ DI VOLERLO PROPORRE AL POSTO DELL’INNO DI MAMELI, MA POI LO SCARTO’ – LA VERITA’ E’ CHE QUANDO VERDI LO SCRISSE NEL 1842 NON PENSAVA AFFATTO AGLI ITALIANI SOGGIOGATI DAI DOMINATORI STRANIERI...

Diego Pretini per www.ilfattoquotidiano.it

 

giuseppe verdi

Il centrodestra aveva appena fatto il pienone alle elezioni e così, nel torpore un po’ bovino dell’estate, si alzò Rocco Buttiglione e fece valere tutte le sue mostrine di ministro per le Politiche comunitarie con un temone che fece tremare l’intera Unione europea: l’inno di Mameli va sostituito, disse, è meglio il Va’, pensiero di Giuseppe Verdi.

 

Come accade con le uscite strampalate dei ministri di tutti i tempi la cosa non fu fatta cadere nella sonnolenza di quel luglio di vent’anni fa come carità di patria (è il caso di dire) avrebbe voluto e come la tragedia del G8 di Genova purtroppo si prese la premura di fare di lì a qualche giorno. Al contrario l’uscita di Buttiglione quel giorno fu argomento da prima pagina e alleati di governo e partiti dello schieramento avversario si affollarono per dire la loro.

nabucco

 

Gli ex missini inviperiti, il compagno di partito di Buttiglione Marco Follini invitò a imparare a memoria il Canto degli Italiani di Mameli e Novaro mentre la compagna e basta, ex ministra dilibertiana, Katia Bellillo, rivendicò di saperlo già a menadito. Francesco Speroni – capo di gabinetto del ministro Umberto Bossi – passò subito alle avvertenze: giù le mani dal Va’, pensiero.

 

bossi

Il coro del Nabucco qualche anno prima infatti era stato infilato in uno dei 9 articoli della cosiddetta “Costituzione transitoria” della cosiddetta Padania. Alcuni giorni prima di quella Costituente che non costituì nulla, Bossi ne aveva dato un’interpretazione un po’ grossier, come da sua abitudine, commentando una rappresentazione all’Arena di Verona, dove peraltro era stato fischiato: “L’hanno fatto bene davvero. In basso gli schiavi, gli ebrei, cioè il popolo, cioè la Padania; in alto il Potere, cioè Scalfaro, cioè quel terun di Di Pietro. Va’, pensiero dovrebbe essere l’inno della Padania, anche se so che la musica è di tutti e c’è tanta gente al sud che ama Verdi. Ma se il Sud capirà che il nemico non è il Nord, ma è Roma, allora capirà anche il significato del Va’ pensiero”.

 

viva verdi

Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro si prese del tempo prima di rispondere e visto che i leghisti si erano fissati con questa cosa di Verdi da colorare di verde-carroccio alla fine affilò la lama del suo italiano: “Solo la non cultura può portare a ritenere che Va’ pensiero possa essere un canto di divisione e non il canto verdiano dell’aspirazione all’unità della Patria sì bella e perduta”.

 

bettino craxi

E c’è da dire che forse si era anche perso Mario Borghezio che in quanto leghista riteneva tutti i diritti riservati sulle note del Nabucco “scritte e pensate da un cuore lombardo”, laddove Verdi – come sanno anche i muri – è nato e lungamente ha vissuto a Busseto, vicino a Parma.

 

Eppure tutto questo infelice dibattito era già vecchio di dieci anni almeno se è vero che il capo del governo Bettino Craxi una volta confessò al suo ministro della Difesa Giovanni Spadolini che gli sarebbe proprio piaciuto proporre quel coro verdiano come inno al posto quello di Mameli.

va pensiero

 

Il leader repubblicano però gli spiegò con parole più nobili di queste che c’entrava un po’ come il cavolo a merenda perché il Va’ pensiero era pur sempre un canto di dolore, nella fattispecie del popolo di Israele per la patria lontana. Non proprio una cosa da training autogeno di un popolo.

 

va pensiero mattioli

Quante mani a impiastricciare col coro verdiano. E allora: qual è la verità, nient’altro che la verità sul Va’, pensiero, presunto inno mancato? Molto di quello che di fondamentale c’è da sapere si trova in Va’, pensiero (Garzanti, serie Piccoli grandi libri, 64 pagg, 4,90 euro), mini-saggio di Alberto Mattioli, indiscusso e indiscutibile timoniere della musica lirica.

 

Anche in questo caso l’autore usa la sua più grande abilità: spogliare del mito le storie molto terrene che circondano le spettacolari figure e le ganzissime storie del genio tutto italiano del recitar cantando e restituire loro, così, l’essenza autentica e un’immagine ancora più autorevole. Insomma una spolveratina serve a celebrarle meglio e più consapevolmente.

 

Con la consueta capacità di accompagnare il dominio assoluto delle informazioni con lo stile spumeggiante, quindi, Mattioli fa scoprire al lettore che no, Verdi quando scrisse quel coro della scena quarta della terza parte del Nabucco, nel 1842, non pensava affatto agli italiani soggiogati dai dominatori stranieri ma proprio a quelli che in effetti lo cantano nell’opera, cioè gli Ebrei soggiogati dai dominatori babilonesi.

nabucco 2

 

Gli indizi sono parecchi. Per esempio, come Mattioli aveva già raccontato in Meno grigi più Verdi, il compositore emiliano all’epoca “non aveva ancora una coscienza politica definita”.

nabucco 3giuseppe verdi 2giuseppe verdi 3giuseppe verdigoffredo mameli

 

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…