RAI DELLE MIE TRAME - ALFANO BLINDA LADY LEI: “GRAZIE AL DG IL BILANCIO È ADDIRITTURA IN ATTIVO, CHE SENSO HA COMMISSARIARE CHI HA I CONTI IN REGOLA?” - COMPROMESSO MONTI: NESSUNA RIFORMA DELLA LEGGE GASPARRI, MA UN CDA SVUTATO DI POTERE, COMPOSTO SOLO DA ESPERTI E MANAGER, FUORI I POLITICI (ATTUALI O EX) - SUPER-POTERI DECISIONALI E DI SPESA DA ASSEGNARE AL DG O AL PRESIDENTE, DIPENDE DALL’INTERPRETAZIONE DELLO STATUTO - MONTI VORREBBE ENRICO BONDI, CHE DI TV NON SI è MAI OCCUPATO, MA IN POLE RESTA IL TRIO CAPPON-LEONE-SABELLI…

1- RAI:ALFANO,DIRETTORE GENERALE STA FACENDO BUON LAVORO
(ANSA) - Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha ribadito di essere contrario a un commissariamento della Rai. "Si fa quando le cose non funzionano - ha spiegato -. Il direttore generale a quanto ci consta sta facendo un buon lavoro dal punto di vista dei conti che sono in ordine e addirittura la Rai è in attivo". E quindi "sarebbe sbagliato commissariare chi ha i conti in regola". Secondo il segretario, "se i conti fossero stati in disordine e i bilanci in perdita quelli della sinistra avrebbero detto che era la ragione per togliere" il direttore generale.

"La riforma della Rai - è la sua conclusione - è un tema sempiterno, e il mio problema, sempiterno anch'esso , è se qualcuno con l'eufemismo della parola riforma vuol mettere le mani sulla Rai. Se il tema è mettere le mani sulla Rai noi diciamo no. Crediamo che il servizio pubblico sia a disposizione dei cittadini e non dei partiti".


2- NESSUN POLITICO NEL CDA. IL PIANO MONTI SULLA RAI SOLO ESPERTI E MANAGER, ESCLUSI GLI EX PARLAMENTARI
Paolo Conti per il "Corriere della Sera"

Accantonata l'ipotesi di una riforma della legge Gasparri (per il Pdl la materia è semplicemente non negoziabile e quindi non votabile), ridimensionati gli entusiasmi per il commissariamento (di difficile applicazione, soprattutto con un bilancio 2011 a un passo dall'approvazione con 5 milioni di attivo), Mario Monti vede avvicinarsi sempre di più la scadenza del Consiglio di amministrazione presieduto da Paolo Garimberti, ovvero fine aprile-maggio.

Il presidente del Consiglio, nelle ultime ore, avrebbe messo a punto un'ipotesi di lavoro per rinnovare i vertici di viale Mazzini, ascoltando sia le richieste del Pd (che esige una discontinuità altrimenti non voterà in Vigilanza) sia quelle del Pdl (non toccate la Gasparri). Monti punterebbe su una sorta di «moral suasion» nei confronti delle forze politiche: nessun cambiamento di leggi ma una intesa stabilita sulla responsabilità politica, con un decalogo concordato tra le parti. Primo: niente politici tra i membri del Consiglio di amministrazione. Secondo: niente ex politici. Terzo: solo personaggi di alto livello culturale e manageriale, di riconosciuta competenza nel settore radiotelevisivo e dei new media, non espressione diretta degli apparati dei partiti.

Se la proposta fosse accettata, si potrebbe parlare di svolta: il Pd chiede che la politica abbandoni la Rai, il Pdl sostiene che una legge c'è e la si deve applicare. Quindi, stando all'ipotesi Monti, nuovo Consiglio comunque a nove membri di cui sette votati dalla commissione di Vigilanza ma escludendo personaggi collegabili alla politica.

Così, per esempio, non entrerebbero più in Consiglio Guglielmo Rositani o Antonio Verro (ex deputati Pdl) o Rodolfo de Laurentiis, Udc (a sua volta ex deputato). Il ministero dell'Economia (quindi sempre Monti) sceglierebbe un manager come proprio Consigliere Rai, sottolineando quindi ancora di più la natura tecnica dell'intervento.

Le novità più rilevanti riguarderebbero il direttore generale (per Monti il candidato ideale resterebbe Enrico Bondi, risanatore della Parmalat e «perfetto» per le incertezze Rai). Ricorrendo all'articolo 26 dello Statuto Rai, il Consiglio si impegnerebbe a trasmettergli molte deleghe operative, alzando per esempio il suo potere di spesa ben al di sopra dei 2,5 milioni attuali (oltre quella cifra si va in Consiglio).

Si potrebbe prefigurare la nascita di un amministratore delegato non di nome ma nei fatti: il Consiglio smetterebbe di riunirsi con cadenza settimanale, diventerebbe un organismo di alto indirizzo editoriale ed economico, limiterebbe le sue riunioni a pochi appuntamenti annuali, lascerebbe al rinforzato direttore generale molti poteri, magari anche le famose nomine proprio per tagliare i legami tra i Palazzi e chi deve scegliere i direttori di tg, reti e direzioni varie.

Secondo alcune interpretazioni però l'articolo 26 dello Statuto Rai prevede deleghe ma solo all'interno del consiglio stesso. Con questa seconda lettura giuridica, molte deleghe potrebbero invece essere affidate al presidente. Potrebbe così nascere un vertice Rai con un Cda comunque dai poteri ridotti, con una forte presidenza operativa e un direttore generale-manager. Oltre a Bondi, per entrambe le ipotesi di presidenza e direzione generale, continuano a circolare anche i nomi di Claudio Cappon (due volte direttore generale), di Giancarlo Leone (considerato un sicuro aziendalista), di Rocco Sabelli (manager uscente di Alitalia).

 

 

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