
“’QUELLI DELLA NOTTE’ È STATO UN FENOMENO, IL MANIFESTO DEGLI ANNI 80: UFFICIALIZZAVA LA FINE DEGLI ANNI DI PIOMBO E LA RIPRESA IN CHIARO DEL SORRISO” – RENZO ARBORE E I 40 ANNI DEL PROGRAMMA CHE HA CAMBIATO LA TELEVISIONE ITALIANA: “MI VENNE DI PENSARE ALLE RIUNIONI DI CONDOMINIO MA ANCHE ALLE CONVERSAZIONI SCOMBICCHERATE DI NOI NOTTAMBULI DI FOGGIA, TRA PETTEGOLEZZI E MASSIMI SISTEMI, TIRATE VIA SENZA ALCUNA COMPETENZA. DAGO? CON LA SUA CULTURA AGGIORNATISSIMA, LE LETTURE DI MILAN KUNDERA CHE FECERO VOLARE LE VENDITE DE L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE, IL LOOKOLOGO CHE POI DIVENTÒ TUTTOLOGO, ANTICIPÒ I TEMPI DI OGGI IN CUI LA TUTTOLOGIA IMPERVERSA…” - VIDEO
renzo arbore sui 40 anni di 'quelli della notte'
Estratto dell’articolo Michela Tamburrino per “la Stampa”
Era il 29 aprile 1985 quando Renzo Arbore decise di aprire una finestra sulla notte […] e lì sistemarvi i progenitori degli opinionisti. L'inventore della comunicazione moderna con 22 format varati all'attivo, nonché crooner, cultore di musica jazz e gospel, un foggiano-napoletano esperto di linguaggi futuri, aveva colpito ancora: Quelli della notte, una compagnia sgangherata all'apparenza, composta dai migliori archetipi di ciò che si sarebbe visto, fu l'avvio profetizzante di una rivoluzione televisiva splendida, che ha come sola colpa l'aver filiato senza discernimento.
L'idea di portare in tv uno show made in Italy tra varietà, jam session e talk che all'epoca appariva surreale ma a confronto con gli sproloqui di oggi sembra pensato, gli venne, racconta Arbore, così: «Mi venne di pensare alle riunioni di condominio ma anche alle conversazioni scombiccherate di noi nottambuli di Foggia, tra pettegolezzi e massimi sistemi, tirate via senza alcuna competenza. Venivo dal successo di Cari amici vicini e lontani, dedicato ai 60 anni della radio, che l'anno prima aveva fatto anche 18 milioni di spettatori, ma non volevo rimanere ancorato alla nostalgia: proposi così a Giovanni Minoli il primo programma notturno della tv italiana, che andasse al posto del monoscopio che appariva puntualmente alle 23. E lui, da sempre grande creatore di tv, accettò la sfida».
dago e renzo arbore quelli della notte 9
Quelli della notte andò oltre le più rosee aspettative perché non è stato solo «la prima seconda serata nella storia della tv». «È stato un fenomeno, il manifesto degli Anni 80: ufficializzava la fine degli Anni di Piombo e la ripresa in chiaro del sorriso, la Milano da bere, la fertilità del cinema e del teatro. E rispetto alle riviste di Antonello Falqui, Pippo Baudo o Corrado, scritte e recitate meravigliosamente, inaugurava l'era dell'improvvisazione e metteva in scena 40 facce nuove». Di fatto era una situation comedy. «Con Ugo Porcelli, coautore della trasmissione, in una settimana a casa mia immaginammo i 40 personaggi».
[…] Arbore privato aveva ispirato l'Arbore artista, l'atmosfera era la stessa e persino gli ospiti non si discostavano più di tanto. Mancava Isabella Rossellini che quando era a Roma passava a trovare Arbore e mancava Luciano De Crescenzo, il migliore amico, impegnato a scrivere best seller.
I 40 ladroni di risate, ricorda ancora Arbore:
«C'era Riccardo Pazzaglia, filosofo partenopeo e teorico del "brodo primordiale", che aveva sposato come fede quella di "alzare il livello" della trasmissione. Gli suggerii di ispirarsi a un vero intellettuale, Alberto Ronchey. In una comitiva di cialtroni, finiva puntualmente sconfitto dalla banalità di Massimo Catalano, maestro del discorso lapalissiano. Maurizio Ferrini era il romagnolo esperto in pedalò, ma soprattutto filosovietico tutto d'un pezzo ma anche leghista ante litteram, che voleva alzare un muro ad Ancona contro i meridionali».
E Nino Frassica, alias frate Antonino da Scasazza con i suoi «nanetti», il primo a indossare una tonaca in tv, che parlava come certi frati di Foggia ma anche i preti in bicicletta di Leo Longanesi». Simona Marchini, la segretaria, «la prima a parlare di gossip con le sue digressioni telefoniche sui flirt dei vari personaggi e soprattutto l'ingombrante finta-cugina Marisa Laurito in cerca di Scrapizza, il suo fidanzato latitante. Su di lei avevamo costruito il modello comare parlereccia che anima certi pianerottoli raccontando tutti i fatti di famiglia».
La musica non era seconda a niente e a nessuno: la New Pathetic Elastic Orchestra con il maestro Gianni Mazza, Silvia Annichiarico, Gegè Telesforo, Sal Genovese, Stefano Palatresi, Mauro Chiari, il duo Antonio (Maiello) e Marcello (Cirillo). Il critico musicale verboso Dario Salvatori e Roberto D'Agostino, artista dell'effimero, «con la sua cultura aggiornatissima, le letture di Milan Kundera che fecero volare le vendite de L'Insostenibile leggerezza dell'essere, il lookologo che poi diventò tuttologo, anticipando i tempi di oggi in cui la tuttologia imperversa».
E Harmand, Andy Luotto, che, per il suo travestimento da arabo, a seguito di una protesta da parte dell'Associazione musulmani italiani e di serie minacce, fu costretto ad abbandonare.
Tutti in scena insieme in un «programma orizzontale». Le uniche regole erano «improvvisare e divertirci, io per primo a fare il regista, anche se la vera regia era di Rita Vicario, tra formidabili comprimari. Una jam session vocale che non dimenticava la musica, le canzonette a richiesta e le sigle di apertura e chiusura, Ma la notte no e Il Materasso. Furono solo 33 puntate e sentimmo che il pubblico era nostro complice».
800mila spettatori di media la prima settimana, un milione e 700mila la seconda, fino ad arrivare a 2 milioni e, nelle ultime due settimane, tre milioni a puntata, con uno share fino al 51%. «Un successo epidemico - lo definisce Arbore - che in qualche modo può spaventare. Ecco perché, quando sentimmo che avevamo finito di far ridere in quel modo demenziale, decidemmo di chiudere». Convinto che «la risata di pancia oggi sia merce rara» Arbore anticipa che «il nuovo direttore di Rai Cultura, Fabrizio Zappi, ha trovato una collocazione estiva su Rai3 per Cari amici vicini e lontani».
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