COSA RESTA DELLA CELEBRAZIONE DI CORONA A “NON E’ L’ARENA”? - QUEL PARAGURU DI GILETTI HA TRATTATO CON I GUANTI UN PLURICONDANNATO IN CERCA DI RIABILITAZIONE CHE S'ATTEGGIA PURE A “EROE NAZIONALE” - SELVAGGIA LUCARELLI SILURA GILETTI: “SI E' DISSOCIATO DALLE PAROLE DI CORONA SU DI ME. PECCATO CHE IL PROGRAMMA FOSSE REGISTRATO E LA MIGLIOR DISSOCIAZIONE, L'UNICA CREDIBILE, SAREBBE STATA IL TAGLIO DELLA FRASE BECERA E SESSISTA" - L'ATTACCO DI PIROSO
1 - LA 7 IN GINOCCHIO DAL CONDANNATO
Estratto dell'articolo di Selvaggia Lucarelli per “il Fatto Quotidiano”
Qualche settimana fa, Massimo Giletti mi aveva invitata a un confronto con Fabrizio Corona nella sua trasmissione, Non è l'arena su La7. Gli avevo risposto che non avevo nulla su cui confrontarmi e ribadito in una successiva telefonata che se Corona esiste è per quelli come lui e che non avrei partecipato al teatrino imbastito sul pluricondannato in cerca di riabilitazione mediatica.
Qui finisce la premessa necessaria per comprendere il resto, che è la storia non di un pluricondannato in cerca di quello che ha ottenuto (titoloni e attenzione), ma di una furbata televisiva mascherata da confronto tv che è stata una celebrazione del galeotto maltrattato dal sistema giudiziario italiano. (…)
Segue poi l'acme. Corona: "La Lucarelli ha accanimento e frustrazione e anche gelosia perché non ci sono mai stato, anni e anni che vuole il mio corpo e non glielo do". Le due mancate deputate ridono, gli uomini tacciono. Giletti si dissocia. Peccato che il programma fosse registrato e la miglior dissociazione, nonché l'unica credibile, sarebbe stata il taglio della frase becera e sessista nei miei confronti. In più, il giorno dopo, Corona pubblica gli sms ricevuti da Giletti "Vai, siamo in tendenza su twitter!", "Hai fatto diventare La7 prima rete nazionale! Vai Fabrizio!".
2 - MASSIMO GILETTI FA ASCOLTI CON GLI INSULTI DI CORONA
La rissa funziona. Domenica sera, nella sua ultima puntata stagionale, Non è l'arena di Massimo Giletti ha raggiunto il 9,2 per cento di share con 1.729.000 spettatori. Un risultato alto per La7 soprattutto se si considera che Canale 5 ha volato con la partita Brasile-Svizzera registrando un netto di 7.461.000 spettatori, share 36,3 per cento.
Però, forse, anche per Giletti ci dovrebbero essere dei limiti: ha messo al centro della scena Fabrizio Corona, in una specie di processo durato ore, in cui l'ex fotografo ha sparato contro tutti e tutti, insultando e litigando con gli ospiti presenti in studio, in particolare Giampiero Mughini e accusando a distanza Don Mazzi, che lo ha ospitato nelle sue comunità.
Certo, Giletti ha cercato di sedare le risse e di mantenere il filo del racconto, tra l'altro complicatissimo, dei processi, delle malefatte, delle accuse e delle difese di Corona. Però, al di là dei contenuti, sfruttare una persona in un momento di evidente fragilità, pare eccessivo. Parecchie volte in questa stagione Giletti ha spinto sull' acceleratore, a volte un po' troppo.
3 - CORONA INSULTA MUGHINI E LA LUCARELLI MA PER GILETTI È UN FRAGILE GUASCONE
Antonello Piroso per “la Verità”
Fabrizio Corona, se non ci fosse, bisognerebbe non inventarlo. Per impedire a certa tv di propinarcelo facendo carne di porco della sua tormentata biografia (ma anche in tv vige, absit iniuria verbis, l'aurea regola gastronomica: «Del maiale non si butta via niente"). Per non ricordare alla cattiva coscienza del pubblico quanto esso stesso sia complice della sua carriera e delle sue (s)fortune, visto che è disposto a pagare anche solo per vederlo seduto nel privè di una discoteca. Per non mettere lui nella condizione di atteggiarsi a martire della malagiustizia.
Se non altro perché in un'intercettazione con l'allora moglie Nina Moric «confidava di sentirsi un «pezzo di m...» e di guadagnare «soldi marci» perché «nascono da un guadagno che provoca il più delle volte dolori sentimentali, crisi enormi a moltissima gente» (così Giuseppe Guastella e Biagio Marsiglia sul Corriere della Sera, 22 giugno 2007).
STEFANO DE MARTINO FABRIZIO CORONA
Confessione che deve essere sfuggita a Marco Travaglio, che pure è uso al «taglia & cuci» delle intercettazioni, altrimenti non si spiegherebbe la chiusa di un suo articolo del 2014: «Una grazia almeno parziale sarebbe il minimo di «umanità» per ridare speranza a un ragazzo che ne ha combinate di tutti i colori, ma senza mai far male a nessuno. Se non a sé stesso».
Domenica scorsa a Corona è stato offerto il palcoscenico della prima serata a Non è l' arena, La7, conduttore Massimo Giletti. Appuntamento annunciato con un diluvio di spot che si giustificherebbe solo nel caso, che so, di Mina che torna a esibirsi in concerto. Niente è stato risparmiato ai telespettatori, 1.730.000 (share 9,19%) per 3 ore e mezza circa di programma, la durata del film Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg al netto della pubblicità. Certo, è stato ricordato che «Furbizio», copyright di Dagospia, ha scelto di vivere pericolosamente, infrangendo la legge, con tanto di condanne - cinque - passate in giudicato, per un cumulo di 14 anni di carcere, ridotti poi a 9.
Ma l'amarcord giudiziario era una divagazione, fondamentale era insistere sul fatto che - quando nell'ottobre 2016 gli furono trovati 2,5 milioni di euro in contanti non dichiarati al fisco, tra cassette di sicurezza all' estero (800.000) e un'intercapedine casalinga, che manco Al Pacino nei panni di Scarface (1.700.000) - è stato trattato come un bandito, sospettato di legami con la criminalità organizzata, quindi di riciclaggio e di traffici più o meno inconfessabili.
Quando invece -ecco il messaggio neanche tanto sublimale, consolatorio e assolutorio- Corona sarebbe un simpatico guascone, un uomo che nasconde, dietro l'arroganza da bullo della Comasina, fragilità, sensibilità e debolezze, alla base del suo istinto autodistruttivo.
Ecco allora le immagini di lui padre, che gioca con il figlio. Ecco l'intervista alla sua collaboratrice, definita «onesta» perché non è scappata con quel malloppo di soldi «neri», ma l'ha tenuto nel controsoffitto in attesa di poter riconsegnarlo a Corona (non è onestà, è fedeltà, un'altra cosa, anche perché lei se n'è uscita con un soave «non pensavo di fare nulla di male»: certo, che diamine, pensava si trattasse di una soluzione alternativa al caveau bancario).
Ecco il battibecco con Giampiero Mughini presente in studio (Giampiero, perché?), reo di aver osservato che si stava assistendo a una beatificazione, Corona come San Francesco, e per questo così apostrofato: «Ma ti sei visto a 60 anni vestito come Babbo Natale? Sei un poveraccio, ti compro e ti metto nel mio giardino a scrivere un libro, così ne vendi almeno uno; guarda quanto hanno venduto i miei libri. Ti insegno il giornalismo, oltre che l'estetica».
Massimo Giletti e Fabrizio Corona
Ecco il riferimento macho-sessista all'assente Selvaggia Lucarelli, «una non-giornalista, da parte sua accanimento, frustrazione, e fatemelo dire, anche un po' di gelosia perché non ci sono mai stato», e vai con i risolini e gli ammiccamenti dello studio, presenti numerose donne (due anche come opinioniste).
Ecco il conduttore che a ogni due per tre ripeteva «Ti assumi la responsabilità di quello che stai dicendo», alternato a «Mi dissocio» (ma allora perché invitare Corona regalandogli un tale diritto di tribuna?).
Copione cui i fan di Giletti sono peraltro abituati, da quel dopo-Sanremo in cui Vittorio Sgarbi, parlando di bunga bunga e dintorni, evocò la figura di Maria De Filippi favorita da Maurizio Costanzo: «Non ti permetto, mi dissocio», s'inalberò il Walter Cronkite del tubo (catodico). Ma mal gliene incolse, perché la signora prese il telefono e chiamò in diretta per dichiararsi d'accordo con Sgarbi, dissociandosi dal conduttore. A un certo punto, è stato lo stesso Mughini a dissociarsi, pure lui!, da Giletti: «Stai facendo una pessima trasmissione». E lui: «Mi dispiace». «Mi sento un eroe nazionale», ha concluso in gloria Corona. Dimentico del fatto che perfino le statue di quelli veri spesso sono avvolte in un sudario di guano.