RICICLO TV - DOPO COSTANZO, AL BANO E ROMINA, ORA RICICCIA IN TV ANCHE DAVIDE MENGACCI - DAL 25 AGOSTO TORNA SU RETE4 CON “SCENE DA UN MATRIMONIO”: “FU BERLUSCONI A VOLERMI NAZIONALPOPOLARE. MARA CARFAGNA? SEMBRAVA UN MINISTRO QUANDO GIÀ FACEVA LA VALLETTA”
Intervista di Alberto Mattioli a Davide Mengacci per “la Stampa”
La tivù è come il maiale: non c' è niente da buttare via. Tutto si ricicla, si riusa, si rielabora. E ritorna. Adesso tocca a Scene da un matrimonio, programma «storico» riproposto in versione 2.0 da martedì 25 per quattro serate su Retequattro. A ficcare il naso nelle coppie altrui, oggi come allora, il non meno storico Davide Mengacci, uno che, ridendo e scherzando, in televisione ci sta ininterrottamente da più di trent' anni.
Mengacci, ancora i matrimoni?
«Certo. La trasmissione originale iniziò nel 1989 e finì nel 1993. Dopo, io ho pensato spesso di riproporla. E molti l' hanno fatto, naturalmente con altri titoli. È uno dei programmi più imitati».
Perché?
«Perché, in un certo senso, è stato il primo reality della tivù italiana, dove protagonista era la gente comune. Poi ha raccontato come pochi i cambiamenti del costume e delle abitudini. Insomma, ha segnato un capitolo della storia della televisione. E questo non lo dico io, ma l' ha scritto Aldo Grasso».
Appunto: rispetto ad allora, oggi la tivù è meglio o peggio?
«Tutti quelli che hanno una certa età dicono che si stava meglio quando si stava peggio. La realtà è che la televisione si è adeguata alle circostanze. E le circostanze sono due: una economica, ci sono meno soldi e per fare la tivù ce ne vogliono molti, e l' altra sociale, è cambiata la società italiana. E non è vero che la tivù cambia il mondo: può solo seguirlo».
Dalle candid camera in avanti, lei ha sempre portato la cosiddetta gente comune sullo schermo. Quindi è anche colpa sua se oggi è pieno di persone che non sanno fare nulla.
«Anch' io posso rimpiangere Studio Uno e le professionalità di chi lo realizzava. Ma ci sono dei fatti tecnici: allora, c' era un canale, oggi centinaia; allora si trasmetteva per poche ore al giorno, oggi sempre. Anche volendo, non ci sarebbero abbastanza artisti per riempire tutti i palinsesti».
Veniamo a lei. Ha sempre lavorato a Mediaset. Ci resterà finché morte non vi separi?
«Mediaset è la mia azienda. Mi piace perché mi ha dato un rapporto continuativo. Io ho fatto la tivù come avrei fatto, mettiamo, il ragioniere: ho bisogno di andare in ufficio tutti i giorni. Magari così ho avuto meno esposizione, meno successo e meno soldi. Ma sono schivo e preferisco il lavoro al successo».
Mediaset vuol dire Berlusconi. Lo conosce? Lo frequenta? Gli è grato?
«Nell' ordine: sì, no, sì. L' ho conosciuto, non lo vedo da almeno vent' anni e se ho fatto Scene da un matrimonio lo devo a lui».
Racconti.
«L'idea era di Gianni Ippoliti, che fece un numero zero. Ma Ippoliti era, ed è, dissacrante, caustico, un po' élitario. Giorgio Gori, che allora era il direttore dei palinsesti, voleva qualcosa di più morbido e chiamò me. Io realizzai un altro numero zero, ma tenendo Ippoliti come autore».
«Berlusconi, che vedeva tutto - e non ho mai capito come ci riuscisse - lo guardò e mi chiamò. Mengacci, mi disse, il programma mi piace ma in Italia il matrimonio è sacro, non può prenderlo in giro: grazie e arrivederci. Credevo di aver perso il lavoro, invece ne avevo trovato uno. Capii, rifeci il programma, andò bene. Io venivo dalla pubblicità, avevo un approccio ironico, un po' alto, da Raitre di Guglielmi. Grazie a Berlusconi sono diventato nazionalpopolare».
Socialista, invece, lo era già.
«È una leggenda. La verità è che al liceo il mio professore di filosofia era Claudio Martelli, di cui divenni amico. Attraverso lui conobbi Craxi e gli altri. Paolo Pillitteri è tuttora uno dei miei migliori amici, mia moglie è amicissima di Stefania Craxi. Ma sono amici, non compagni. Di politica non ne ho mai fatta».
Torniamo alla televisione. Mi dica un personaggio che le piace e uno che non le piace affatto.
«Uno che mi piace è Gerry Scotti, che è anche uno dei pochi amici che ho nell' ambiente. Chi non mi piace? Non so. In realtà la tivù la guardo poco. E soprattutto History Channel o programmi come Superquark ».
Ma non è roba Mediaset.
«Beh, ma io non ho il biscione tatuato sul petto».
DAVIDE MENGACCI E IL FIGLIO RUDY ZERBI
Dica allora un programma che le piacerebbe fare.
«Avendone le competenze, senz' altro Superquark ».
Ultima domanda sulle vallette. Ne ha avute moltissime. I primi due nomi che le vengono in mente?
«La più ingovernabile, Rosita Celentano. La più diligente, Mara Carfagna. Sembrava un ministro già allora».