marcello foa

A RISOLVERE LO STALLO SU MARCELLO FOA POTREBBE ESSERE…MARCELLO FOA! - IL GIURISTA GIUSEPPE GRECO: ''IL GIORNALISTA PUÒ IMPUGNARE AL TAR LA BOCCIATURA DELLA COMMISSIONE DI VIGILANZA, VISTO CHE NON È STATA DEBITAMENTE MOTIVATA. A QUEL PUNTO I PARLAMENTARI DOVREBBERO VOTARE DI NUOVO E, IN CASO DI NUOVA BOCCIATURA, SPIEGARE PER FILO E PER SEGNO PERCHÉ IL DIRETTORE DEL 'CORRIERE DEL TICINO' NON HA I REQUISITI…''

 

Valerio Valentini per www.ilfoglio.it

 

"A ben vedere, a risolvere lo stallo potrebbe essere proprio Foa". Giuseppe Greco, professore di Diritto amministrativo all’UniMarconi di Roma, lo dice col piglio sicuro, la voce ferma: a suo parere, sarebbe proprio il presidente nominato della Rai, il più o meno involontario protagonista della contorta polemica politica ferragostana. Non le dimissioni, però, sono la via che Greco indica. Anzi. “Foa potrebbe impugnare davanti al Tar la bocciatura della commissione di Vigilanza della sua nomina”.

 

Marcello Foa

Il riferimento è alla votazione del primo agosto scorso: quella con cui la bicamerale ha rigettato il nome del giornalista sovranista voluto da Matto Salvini, “esprimendo – dice Greco – un giudizio di merito che la legge non le consente, nel caso concreto”. Servivano 27 voti a favore, ne sono arrivati 22. Nulla di fatto. “Ora Foa – analizza Greco – resta giustamente in carica come consigliere anziano. Ma se ricorresse al Tar, i giudici amministrativi potrebbero ritenere, come mi pare plausibile, che la determinazione della Vigilanza sia illegittima, in quanto non debitamente motivata, e come tale soggetta al controllo giurisdizionale.

 

 

E a quel punto, la commissione sarebbe chiamata a fare una nuova votazione, emettendo un parere amministrativo che invece non ha finora adottato, in cui devono essere espresse le ragioni che ostano alla nomina di Foa come presidente. Ma in quel caso c’è bisogno di una manifestazione di giudizio molto stringente: bisognerebbe cioè indicare quali sono i motivi ostativi alla nomina di Foa, specificando, in ipotesi, gli eventuali errori procedurali che hanno portato alla sua scelta. Tutte cose che, allo stato attuale del dibattito, non sono emerse”.

 

MARCELLO FOA GLI STREGONI DELLA NOTIZIA

Lo scontro, del resto, è tutto politico. E in questo Greco non vuole addentrarsi. “Non mi compete”, dice. “Preferisco argomentare in punto di diritto, se mi è concesso”. Prego. “Ho letto – spiega – il parere di colleghi costituzionalisti che hanno sostenuto come la commissione di Vigilanza, quale organo costituzionale e politico, possa adottare atti insindacabili dal giudice, in considerazione, evidentemente, che la sua attività primaria è caratterizzata dalla supremazia e dalla sovranità perché essa si pone in un rapporto di immedesimazione organica con il Parlamento.

 

 Tutto ciò, ovviamente, non è in alcun modo in discussione. O meglio, non lo sarebbe se la stessa fosse stata chiamata a effettuare scelte esclusivamente politiche; il che non è”. Bene, e dunque? “E dunque, c’è una legge ordinaria che attribuisce il potere di nomina del presidente Rai al solo Consiglio di amministrazione della società, assoggettata alla disciplina prevista dal codice civile in tema di funzionamento delle società per azioni; e c’è un’altra legge, ordinaria pure questa, che conferisce alla Commissione esclusivamente il compito di esprimere un parere successivo su tale atto deliberativo.

 

salvini berlusconi

Un atto, cioè, che costituisce una mera manifestazione di giudizio, che è classica espressione della funzione amministrativa consultiva”. E insomma quella di Foa come presidente della Rai, a opera del cda, “non è una semplice designazione, com’è stato detto dall’autorevole professor Onida. Si tratta, invece, di una nomina a tutti gli effetti”. Non un banale dettaglio, garantisce Greco. “Da questa che sembrerebbe una semplice pignoleria lessicale, infatti, consegue che la commissione non si deve esprimere su una mera designazione del cda, il che la legittimerebbe a esercitare un eventuale potere di veto, ma interviene, in un momento postumo alla formazione dell’atto deliberativo, già perfettamente compiuto, la cui adozione spetta per legge esclusivamente al cda stesso”.

 

E dunque, forse malgré soi, Salvini ha le sue fondate ragioni nel sostenere, con la sbrigatività liquidatoria che il galateo sovranista prescrive, che seppure la Vigilanza s’incaponisce sul No a Foa, quest’ultimo resta comunque “l’uomo giusto”. Ragiona Greco: “In effetti, a seguito della sua nomina a presidente da parte del cda, in favore di Foa si determina una situazione giuridica tutelata: insomma, nella sua funzione lui è protetto da specifiche garanzie costituzionali, sicché è da escludere che la commissione possa far degradare la suddetta situazione di diritto a un interesse di mero fatto. La Vigilanza può avere in tal senso solo un potere meramente consultivo”.

davide faraone

 

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