LA ROMA DEI GIUSTI – È CURIOSO, IMPERFETTO, MA A TRATTI MOLTO AFFASCINANTE “LA CURA” DIRETTO DA FRANCESCO PATIERNO E PRESENTATO OGGI ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA – È UNA SORTA DI RILETTURA DE “LA PESTE” DI ALBERT CAMUS AMBIENTATA E RIADATTATA A NAPOLI NEI PRIMI MESI DELLA PANDEMIA – AL ROMANZO IL REGISTA AGGIUNGE UNA CARICA DI CINEMA-REALTÀ, VISTE LE ANCORA INCREDIBILI IMMAGINI DELLA NAPOLI DESERTA DEL LOCKDOWN, E UNA SORTA DI BACKSTAGE, NELLA PRIMA MEZZORA (FINTO? VERO?) – VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
E’ passato oggi alla Festa del Cinema di Roma il curioso, imperfetto, ma a tratti molto affascinante “La cura” diretto da Francesco Patierno e prodotto dai fratelli Andrea e Alessandro Cannavale, sorta di rilettura de “La peste” di Albert Camus ambientata e riadattata a Napoli nei primi mesi della pandemia.
Al romanzo di Camus, che pur Patierno rispetta totalmente riprendendone personaggi e battute, il regista non aggiunge solo una sorte di carica di cinema-realtà, viste le ancora incredibili immagini della Napoli deserta del lockdown e il ricordo così presente della malattia non certo del tutto superata, ma anche una sorta di backstage, nella prima mezzora, finto? vero?, che tende a confondere lo spettatore in un gioco di continua uscita e entrata degli attori nei propri ruoli.
Proprio il backstage svela che la lavorazione del film si svolge ancora durante la pandemia, in modo che la situazione di finzione e realtà rispetto alla peste/covid non sembri mai così chiara. Solo a tratti certi monologhi dei personaggi, come quello di Padre Panelox, interpretato qui da Peppe Lanzetta, sulla peste come castigo di Dio, o quello del Tarrou di Alessandro Preziosi sulla scoperta del padre giudice responsabile di vita o di morte della gente, rivelano la contraddizione esibita dell’adattamento al testo di Camus.
Ma in generale, le sovrapposizioni tra realtà del backstage e della pandemia, film da girare, e romanzo, funzionano piuttosto bene e danno al film un qualcosa di sperimentale e di non visto che non può non piacerci.
Napoli prende il posto qui di Orano, cittadina algerina sul mare dove Camus aveva ambientato la sua storia nel 1947. E’ qui che troviamo riuniti per il film Francesco Di Leva, che interpreta magnificamente l’eroe camusiano Bernard Rieux, il medico che dedica tutto il suo tempo a salvare la vita dei malati, Alessandro Preziosi, che interpreta il decadente Tarrou, il figlio del giudice, in cerca di riscatto morale, Francesco Mandelli, l’attore, amico di Francesco Di Leva nella realtà, visto che hanno girato un cinepanettone assieme qualche anno, che cercherà di tornare dalla moglie a Milano con metodi truffaldini. Mettiamoci anche l’infermiere che ancora pensa alla moglie che lo ha lasciato, Antonino Iuorio, la malavitosa Grand di Cristina Donadio.
francesco patierno francesco di leva
Tutti i personaggi sono anche gli attori che li interpretano, al punto che Bernard si confonde con Francesco e Mandelli è se stesso più altro, in un gioco continuo di realtà che si stratificano le une sulle altre. Patierno cerca di far combaciare la peste di Camus e il Covid a Napoli. Non sempre tutto questo funziona, è vero, ma quando funziona l’operazione ha un suo fascino e gli attori, penso a Di Leva, qui anche sceneggiatore, hanno modo di costruire qualcosa di vero e di profondo.
alessandro preziosi la curala curafrancesco di leva la curafrancesco patierno