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LA ROMA DEI GIUSTI - IN “VOLARE”, MARGHERITA BUY INTERPRETA UNA SORTA DI SUO ALIAS, CHE VORREBBE FARE CINEMA D’AUTORE IN GIRO PER IL MONDO, SE RIUSCISSE A VINCERE LA PAURA DEL VOLO, MA SI DEVE ACCONTENTARE DEL SERIALE IN TV - ALLA FINE IL SIPARIETTO DEL VOLO SI PRENDE TUTTO IL FILM, MANGIANDOSI LA PARTE INIZIALE, CHE MI SEMBRA PIÙ RIUSCITA, AVEVA I SUOI MOMENTI DIVERTENTI. E APRIVA QUALCHE POSSIBILITÀ IN PIÙ AL RACCONTO...

Perché alla fine il siparietto del volo si prende tutto il film e con torniamo solo che vagamente alla situazione dell’attrice nevrotica iniziale, che aveva, ripeto, i suoi momenti divertenti. Soprattutto con l’apparizione della attrice nemica della Buy, cioè Elena Sofia Ricci, che prendeva tutto quello che lei rifiutava. E apriva qualche possibilità in più al racconto. Sviluppando questa situazione da Grande Fratello, “Volare” perde parecchio interesse e non ne capisco più il senso. E mi dispiace, perché vedo parecchi talenti sprecati, a cominciare da quello della stessa Buy.

 

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

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Mi è sempre piaciuta Margherita Buy come attrice. Anche negli ultimi film, per me non proprio riusciti, di Nanni Moretti, la trovo sempre perfetta e generosa. E quindi non posso che trovare interessante il fatto che anche lei, come tante altre attrici, tutte presenti al festival di Roma iperfemminista di Paola Malanga, abbia sentito il bisogno di dirigere un film suo, che ha scritto, assieme a Doriana Leondeff, oltre che diretto, questo “Volare”, dove interpreta una sorta di suo alias, l’attrice popolare Anne Bi, che vorrebbe fare cinema d’autore in giro per il mondo, se riuscisse a vincere la paura del volo, ma si deve accontentare del seriale in tv.

 

Addirittura stagioni su stagioni dedicate alle avventure della Guardia di Finanza. Come quei film che partono in un modo e poi prendono misteriosamente un’altra strada, ma forse sono io che ho visto o desiderato il film in un certo modo e non le sceneggiatrici, “Volare” ha una parte iniziale che mi sembra più riuscita, o che avrei gradito di più se sviluppata, e una che mi piace meno e che si mangia tutto il film.

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Quella più riuscita è quella dedicata alla vita da attrice nevrotica di Anna Bi, divisa tra casa, dove abita con la (vera) figlia, Caterina De Angelis, che sembra uscita di peso dalle due stagioni di “Vita da Carlo” come figlia di Verdone, e set, dove se la vede con registi, organizzatori, stuntman, e l’onnipresente agente, una Anna Bonaiuto particolarmente vispa che cerca di starle dietro come un doberman. Diciamo che questa parte è praticamente uno spin-off della Buy at trice morettiana, con le sue manie, le sue paure, i suoi problemi mai risolti, e fa ridere, almeno, le signore in sala ridevano come penso rideranno le signore di Prati quando uscirà, anche perché sembra una puntata di “Chiami il mio agente”.

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 La parte (per me) meno riuscita è quella che riguarda la cura che la Buy e un folto gruppo di paurosi del volo, Giulia Michelin, Maurizio Donadoni, Euridice Axen, Roberto Di Francesco, fanno a Fiumicino per risolvere il loro problema sotto la guida di Francesco Colella. Forse pensando che fosse solo un siparietto promozionale per Ita, il film è pieno di sponsorizzazioni, vedevo la scena della cura della paura del volo fosse solo una scenetta. Credevo che il film, insomma, fosse l’altro. Ma sbagliavo.

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Perché alla fine il siparietto del volo si prende tutto il film e torniamo solo vagamente alla situazione dell’attrice nevrotica iniziale, che aveva, ripeto, i suoi momenti divertenti.

 

Soprattutto con l’apparizione della attrice nemica della Buy, cioè Elena Sofia Ricci, che prendeva tutto quello che lei rifiutava. E apriva qualche possibilità in più al racconto. Sviluppando questa situazione da Grande Fratello, “Volare” perde parecchio interesse e non ne capisco più il senso. E mi dispiace, perché vedo parecchi talenti sprecati, a cominciare da quello della stessa Buy.

volare margherita buy

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