ROMANZO LITORALE – IL DIRETTORE DI "ADNKRONOS" DAVIDE DESARIO RACCONTA LA CRIMINALITA’ DI OSTIA NELLA NUOVA EDIZIONE DEL LIBRO “STORIE BASTARDE” DI CUI FRANCESCA FAGNANI FIRMA LA PREFAZIONE – L’EROINA, IL RACKET DELLE CASE POPOLARI, LE STORIE DI ZAMPETTONE, ER GUFO, IL TONNO, IL PAGLIACCIO, IL FRAPPA E DI “PISCHELLI BRUTTI, SPORCHI MA BUONI”, RAGAZZI DI VITA SENZA SOCIAL, SENZA CELLULARE, MA CON UN PALLONE MIKASA CHE UN GIORNO MAURIZIO ABBATINO, BOSS DELLA BANDA DELLA MAGLIANA, PROVÒ A RUBARGLI…”
La prefazione firmata Francesca Fagnani della versione aggiornata del libro di Davide Desario “Storie bastarde – Quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la Banda della Magliana” (Avagliano Editore) pubblicata da "Il Messaggero"
Ostia. Il mare dei romani, anzi di quelli di Roma sud, la parte più popolare e popolosa della città. Se lo guardi da lontano, il mare sembra sempre bello, anche quando non lo è. Così come l'infanzia di quei ragazzini cresciuti tra le case popolari, la pineta e quelle strade che offrono poche opportunità e tanti rischi, ma che di certo preparano alla vita chi le attraversa, molto più di chi invece vive esistenze più facili, nei cosiddetti quartieri bene della città.
Questa è la storia di Davide, Zampettone, er Gufo, il Tonno, il Pagliaccio, il Frappa e di tanti altri amici cresciuti a Ostia e diventati uomini più in fretta dei loro coetanei. Anzi, non è tutta la loro storia, ma sono solo alcuni episodi delle loro vite, flash esistenziali in cui si mescolano ricordi veri e altri esagerati dal tempo, ma che restituiscono il film di una parte della città che l'omicidio di Pier Paolo Pasolini, avvenuto il 2 novembre del 1975 all'Idroscalo, aveva trasformato agli occhi dei romani nel Bronx.
DAVIDE DESARIO FRANCESCA FAGNANI
E un po' si esagerava (lo si fa tuttora), un po' lo era per davvero.
Piazza Gasparri era e resta il centro nevralgico di quella mala che unisce glorie locali, esponenti della Banda della Magliana e boss che arrivano da dentro e fuori la città, ben consapevoli del peso strategico di questa estrema propaggine urbana.
Gli 8 stabilimenti balneari, tra turismo e concessioni demaniali, la vicinanza al porto di Fiumicino e un po' più in là a quello di Civitavecchia, la gestione illegale (che ha un nome: racket) delle case popolari hanno solleticato da sempre gli appetiti famelici della malavita che ha trasformato Ostia in un laboratorio della criminalità: chi conta a Ostia conta a Roma.
Non a caso questa è una delle piazze di spaccio più fiorenti della capitale. Negli anni Settanta e soprattutto Ottanta piazza Gasparri è stato il regno dell'eroina, a cui negli anni successivi si è aggiunto tutto il resto.
Ma il litorale è anche tanto altro. Ostia è il mare low cost dei romani, quello di chi non ha bisogno di darsi un tono, sono le spiagge libere, i cosiddetti "cancelli", dove si può essere più disinvolti che altrove, sono i pomodori a riso in spiaggia, le bombe fritte di notte, le palazzine liberty sul lungomare, la meravigliosa e sterminata pineta, gli scavi archeologici, quell'umanità e solidarietà che come sempre nasce più nel disagio che nel benessere.
È qui che è cresciuto Davide Desario, è qui che ha spiccato il volo, che ha visto i suoi amici salvarsi o finire male, è qui che ha assaporato in bocca quel gusto per la cronaca che lo ha reso uno dei migliori cronisti italiani. In una serata primaverile del 1997, quando Davide era già un giovane giornalista, nel suo consueto "giro di nera", le telefonate che i cronisti fanno in questura per conoscere le novità della giornata, un poliziotto gli disse: «Niente di importante. Giusto il solito tossico morto in pineta».
Quel tossico morto con una siringa nel braccio era Giustiniano, uno dei suoi più cari amici d'infanzia. Per dire. Le storie bastarde sono le sue e quelle di tutta la sua generazione, «pischelli brutti, sporchi ma buoni» dice lui, ragazzi di vita senza social, senza cellulare, ma con un pallone Mikasa che un giorno Maurizio Abbatino, boss della Banda della Magliana, aveva provato a rubargli.
Perché a Ostia a un ragazzino poteva capitare di incontrare chiunque, malavitosi e brigatisti, ma anche l'amore in pineta e l'amicizia indissolubile. I racconti di Desario ci consentono di sfogliare un album di foto, ingiallite dal tempo ma capaci di risvegliare emozioni potenti, con una sensibilità che per un "cagnaccio" della nera come lui è una sorpresa non da poco.