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DAL TATUAGGIO AL TAGLIO DEI CAPELLI, OGNI DECISIONE UMANA È SOLO UN MODO PER DARE SENSO ALLA VITA - IL SAGGIO “LA BUSSOLA DELL’ANTROPOLOGO”: "USIAMO IL NOSTRO CORPO, IL CIBO, I VESTITI E TUTTO IL RESTO COME FORMA DI COMUNICAZIONE"

La bussola dell'antropologo  - Adriano FavoleLa bussola dell’antropologo - Adriano Favole

Elena Tebano per il “Corriere della Sera”

 

«Le culture in fondo sono rivoli di storie che convergono nel fiume dell’umanità» scrive Adriano Favole in La bussola dell’antropologo . Ed è tra i rivoli del nostro quotidiano che l’antropologo piemontese ci accompagna nella raccolta di saggi (inizialmente usciti sotto forma di articoli su «la Lettura») pubblicata con Laterza. Per esplorarli usa appunto una bussola perché è lo strumento principe della sua disciplina: permette al viaggiatore di orientarsi in territori sconosciuti riuscendo a tracciare percorsi di significato.

 

Applicato invece alla realtà che ci circonda consente di trovare nuove prospettive. La più potente muove dall’assunto base dell’antropologia, e cioè che «l’umanità si è costruita prendendo le distanze dalla natura» e «gli esseri umani sono animali sospesi tra le ragnatele di significati che essi stessi costruiscono: essi non si vestono e si alimentano solo per soddisfare bisogni biologici, ma utilizzano abiti e cibi come forme di comunicazione e strategie per dare significato alla vita».

 

Adriano FavoleAdriano Favole

Ogni saggio è un itinerario che scova la cultura nascosta nei nostri gesti apparentemente più irriflessi: dalla scelta di tatuarsi a quella del taglio di capelli. Ma i capitoli più interessanti sono quelli che hanno come obiettivo polemico alcuni nuovi idola naturali: da «razza» e famiglia, all’oggettività economica, alla pervasività del potere. Favole smonta così la pretesa del ritorno alla «famiglia naturale» che anima tanto del dibattito politico contemporaneo, mostrando la varietà delle forme familiari in cui si organizza da sempre l’umanità.

 

tatuaggio solare articolatotatuaggio solare articolato

Proprio perché la «capacità di identificazione e condivisione profonda con una cerchia più o meno estesa di parenti è universale e tuttavia la definizione di chi ne fa parte è oggetto di scelte culturali e non ha a che fare con “fatti” di natura biologica». Ma mette anche in luce, esempi alla mano, «l’intensificazione di quella che si potrebbe chiamare “razzializzazione” delle differenze culturali. L’appartenenza religiosa o etnica, l’origine territoriale, persino le abitudini alimentari (la carne halal, il kebab) e l’abbigliamento (il velo o il turbante) divengono marchi indelebili, gabbie di ferro in cui racchiudere intere categorie di persone».

opera di horiyoshi iiiopera di horiyoshi iii

 

Soprattutto svela come anche l’ homo oeconomicus e l’ homo strategicus (quello cioè «pronto solo a sopraffare gli altri» e a ridurre a rapporto di potere ogni relazione umana) «sono costruzioni decisamente contro la cultura». Grazie ad esse «il potere è diventato il buco nero intellettuale in cui vengono risucchiati tutti i tipi di contenuti culturali» con il rischio di «mettere in ombra le attitudini al dono alla condivisione, alla solidarietà che, per fortuna, continuano ad animare la socialità di molti essere umani».

 

tatuaggio intero dihoriyoshi iiitatuaggio intero dihoriyoshi iii

E il neoliberismo, inteso come «mostruosa e indebita estensione dell’economia, della competizione e della ricerca del profitto individuale a (praticamente) tutte le sfere dell’agire umano» ha portato a iper-semplificare «le complesse motivazioni» delle scelte umane, riducendole «al solo perseguimento dell’interesse individuale». È anche con la bussola dell’antropologia che possiamo recuperare un po’ di quella complessità.

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