VESPAIO IN RAI - LO SCANDALO RIINA SBARCA ALL’AGCOM: IL PD HA PRESENTATO UN ESPOSTO CONTRO VESPA PER VIOLAZIONE DEL CONTRATTO DI SERVIZIO! L’IMPLACABILE ANZALDI CHIAMA E L’AUTHORITY RISPONDE: “NE PARLEREMO IN SETTIMANA”
1 - RIINA IN TV, ADESSO IL PD DENUNCIA VESPA: "HA VIOLATO IL CONTRATTO"
Tommaso Ciriaco e Salvo Palazzolo per “La Repubblica”
Il Partito democratico denuncia Bruno Vespa al Garante delle comunicazioni per l`intervista a Salvo Riina. E l`autorità, di fronte alle questioni «serie e urgenti» sollevate dall`esposto, promette di discutere il caso già in settimana. L`iniziativa è di Michele Anzaldi, renziano in Vigilanza. Chiede all`authority di accertare se il conduttore di "Porta a Porta" abbia violato il contratto di servizio, calpestando il principio che garantisce «lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività».
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Di sanzionarlo, se necessario. Nel frattempo, Repubblica .it pubblica l`audio di un`intercettazione del 2001, in cui il giovane Riina mostra di essere molto ben documentato sulla stagione delle stragi Falcone e Borsellino. Chiama suo padre «il colonnello» e spiega quale strategia di morte aveva scatenato. Fatti di cui Vespa non ha chiesto conto durante la trasmissione. Tutto nasce dalla «indignazione» istituzionale e popolare per lo show televisivo di Riina.
Per sostenere l`accusa, Anzaldi mette in fila i dubbi del presidente del Senato Piero Grasso, le accuse esplicite della presidente Antimafia Rosy Bindi contro un «intervistato omertoso e reticente», gli affondi di altri membri della commissione per un`intervista in cui sono passati «messaggi mafiosi» e ascoltate «domande con il permesso». Da qui l`affondo del Pd e la richiesta al garante: il giornalista ha rispettato la deontologia professionale, che impone di coniugare «il principio di libertà con quello di responsabilità»?
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Praticamente in tempo reale la risposta dell`autorità delle comunicazione, con il consigliere Antonio Nicita che scrive ad Anzaldi per assicurare «l`impegno all`immediato approfondimento della segnalazione» da parte dell`Agcom. In settimana, promette, nel corso della prima riunione utile del consiglio. Alla bufera politica si aggiunge, come detto, la forza dirompente di un`intercettazione. Si tratta di alcune frasi di Riina jr, note dal 2003. «Un colonnello scandisce, riferendosi al padre deve sempre decidere lui, e avere sempre la responsabilità lui... non può fare "ma che mi dici? Ma che è`?" Deve pigliare una decisione e la decisione fu quella: abbattiamoli. E sono stati abbattuti».
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Ben altri ragionamenti di quelli consegnati al pubblico di Rai 1: «Non ho avuto alcun sospetto del coinvolgimento di mio padre nella strage Falcone». Nell`audio Salvo Riina ricorda le stragi di mafia mentre passa in auto nel tratto di autostrada fatto saltare in aria. «Ci appizzano ancora le corone di fiori a stu toso... purtroppo ci fu troppo accanimento e poi sciddicò a palla, nel `92, a maggio ci fu sta strage, a luglio l`altra e poi a gennaio a mio padre l`arrestarono».
Poi ribadisce la strategia del padre: «Qua in Sicilia ci siamo noi». Parole che secondo Maurizio de Lucia - il pm che fece condannare il giovane Riina -non lasciano spazio a interpretazioni: «Non erano commenti in libertà - assicura - ma la condivisione di una strategia criminale ben precisa, che non rinnegava affatto la stagione delle bombe e dieci anni dopo puntava a dare una svolta all`organizzazione. La svolta degli affari».
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2 - VESPA PUNITO, L`UNICO INTOCCABILE È FABIANO
Tommaso Rodano per “Il Fatto quotidiano”
Nell`affaire Vespa, c`è solo una persona della catena di comando di Viale Mazzini che è rimasta completamente al riparo dalle polemiche. È il direttore di Rai Uno, Andrea Fabiano. Su Twitter, dove è insolitamente silenzioso dal giorno dell`intervista al figlio di Totò Riina, si definisce così: "Barese esportato a Roma, lavoro a Rai Uno". La sintesi è evidentemente un atto di modestia. Da febbraio, infatti, Fabiano dirige la prima rete del servizio pubblico, dopo tredici mesi da vice, alle spalle di Giancarlo Leone.
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A 40 anni, è il più giovane direttore della storia di Rai Uno. Oltre che per la freschezza anagrafica, sarebbe stato scelto per svecchiare i contenuti del canale. In questo caso, però, un direttore più navigato magari avrebbe potuto evitare un incidente così fragoroso. È stato proprio Fabiano, infatti, il primo a dare il suo assenso all`intervista a Salvo Riina. Quando Vespa gli ha sottoposto i suoi dubbi sulle polemiche che si sarebbero potute scatenare, il direttore gli ha detto di andare avanti. Eppure il suo nome è l`unico uscito senza macchia da una querelle che va avanti da giorni.
A proteggere Fabiano è l`uomo che l`ha nominato, l`amministratore delegato Antonio Campo Dall`Orto. L`ha fatto pubblicamente giovedì pomeriggio, di fronte dalla commissione parlamentare Antimafia: "È stato il direttore editoriale Carlo Verdelli - ha detto - a ritenere che l`intervista fosse giornalisticamente difendibile".
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Lo stesso Verdelli si è preso la colpa senza battere ciglio, forte di una carriera che lo mette al riparo da qualsiasi decisione di Viale Mazzini. Ricapitolando: Vespa è stato tartassato, Campo Dall`Orto e la presidente Monica Maggioni si sono presi gli strali dell`Antimafia,Verdelli si è assunto la responsabilità. Fabiano invece è rimasto lontano dal tam tam, anche se mercoledì prossimo sarà ascoltato (insieme allo stesso Verdelli) dalla commissione di Vigilanza Rai, presieduta dal grillino Roberto Fico.
Ieri, nel frattempo, a Viale Mazzini si è svolta una riunione informale del consiglio d`amministrazione. Fuori dai cancelli dell`azienda, un sit-in organizzato da Sabina Guzzanti insieme ai Verdi di Gianfranco Mascia, ha chiesto l`allontanamento di Bruno Vespa. Dentro, invece, la questione Riina ha occupato l`ultima mezz`ora della discussione. Uno dei consiglieri sarebbe arrivato a chiedere il licenziamento in tronco dei responsabili della trasmissione di mercoledì sera, a cominciare da Verdelli.
Ma dopo un irrigidimento iniziale, il dibattito si è rasserenato e la proposta è stata messa da parte. Poi si è passati a discutere delle sanzioni da infliggere a Vespa. Il contratto lo blinda fino a giugno 2017: le clausole per una risoluzione anticipata sono talmente onerose da far escludere l`opzione a priori. Come anticipato ieri dal Fatto, a Vespa non saranno affidate puntate speciali e non sarà più lui il volto della rete nelle prossime tornate elettorali. Ma si medita un`ulteriore punizione: il taglio di un`altra puntata settimanale di Porta a Porta, che è già passata da 4 a 3 trasmissioni e ora rischia di scendere a 2.
Che l`intoccabilità di Vespa sia ormai un ricordo del passato, lo testimoniano anche le parole di ieri di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei: "Mi sono rifiutato assolutamente di vedere la trasmissione e qualora venissi invitato a Porta a Porta non andrò per non sedere su quella poltrona. Spero che non mi chiamino mai. Si può anche far andare il figlio di Riina in televisione ma non devono guidare le danze e fare loro lo show per spiegarci cosa non è la Mafia". Il vescovo ha definito Vespa, senza mezzi termini, un "giornalista inginocchiato". Per l`uomo di Rai Uno, che ha sempre coltivato ottimi rapporti Oltretevere, fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile.