SCHWAZER CHIAGNE E “TESTAROSSA” FOTTE? NON REGGE L’ACQUISTO DI EPO IN UNA FARMACIA TURCA – E RICICCIA MICHELE FERRARI, SOSPESO A VITA DALL’AGENZIA ANTIDOPING USA - LA SUA REGOLA D’ORO: “È DOPING SOLO QUELLO CHE VIENE TROVATO AI CONTROLLI” - SOTTO INCHIESTA PER ESPORTAZIONE ILLEGALE DI CAPITALI ALL’ESTERO, RICICLAGGIO ED EVASIONE FISCALE, FERRARI NEGA COINVOLGIMENTI - ALEX LO “COPRE”? AH SAPERLO…

Andrea Scanzi per il "Fatto quotidiano"

In una conferenza stampa oltremodo spietata e cruda, Alex Schwazer ha probabilmente avuto la colpa suppletiva di raccontare cosa troppo spesso sia lo sport. Depressione, frustrazione, ripetitività. Pianti. Anelito alla normalità. Le sue ammissioni sono parse coraggiose e tremende. "L'Epo l'ho comprata in Turchia, lì la ricetta medica non serve. Aspettavo che Carolina (la compagna Kostner, nda) uscisse e mi chiudevo in bagno. Iniettandomela nelle vene".

Dopo le sue parole di ieri a Bolzano, l'ambiente lo isolerà ancora di più. Rischia di diventare il grillo parlante. Non a caso, appena terminata la conferenza stampa, l'ex pugile (e ora commentatore tv) Patrizio Oliva ha inveito su di lui a SkyTg24. Con una violenza verbale che, forse, sarebbe parsa eccessiva anche se l'oggetto dell'invettiva fosse stato Josef Mengele. C'è solo un punto in cui Schwazer non ha convinto: quando è stato costretto a parlare di Michele Ferrari.

Il medico la cui frase più celebre è una chiara dichiarazione programmatica: "È doping solo quello che viene trovato ai controlli. Se fossi un atleta assumerei tutto quello che non si becca". Schwazer è stato "beccato" grazie a triangolazioni tra Interpol, magistrature dei singoli Paesi e Autorità mondiale antidoping. La figura chiave, nell'inchiesta di Padova, è proprio Ferrari.

Il marciatore è stato fotografato più volte dai carabinieri, l'ultima sull'autostrada in uscita da Bolzano mentre saliva sul suo camper. In conferenza ha provato a circoscrivere la frequentazione: "L'ho contattato nel 2009, gli ho chiesto solo consigli tecnici e i test antidoping lo dimostrano: ero pulito. Non ho più sentito Ferrari dall'inizio del 2011, quando è venuto fuori il casino con i ciclisti. L'ho incontrato in tutto 5-6 volte, per parlare di tabelle e programmi. Conoscevo il suo passato. Nel 2011 gli ho scritto una email, sicuramente rintracciabile". Il dottore conferma: "Non sento Schwazer da 18 mesi".

Ferrari ha 59 anni. Per averlo frequentato, il ciclista Filippo Pozzato ha dovuto rinunciare alle Olimpiadi. "Number One", così lo chiamava l'adepto Lance Armstrong, si è fatto conoscere con ricerche sulla soglia anaerobica. Nel 1984 c'era lui dietro al record dell'ora di Francesco Moser. Quindici anni dopo, Ferrari ammise di avere ricorso massicciamente alle autotrasfusioni, al tempo non rilevabili.

"Inibito" dalla Federciclismo nel 2002. Sospeso quest'anno a vita dalla Usada, l'agenzia antidoping Usa. Ha lavorato con Francesco Conconi e Luigi Cecchini, non meno chiacchierati di lui, prima di mettersi in proprio. Catalizzando allievi celebri. Soprattutto ciclisti: Aleksandr Vinokourov, due anni di squalifica e oro a Londra a 39 anni, Michele Scarponi, vincitore del Giro d'Italia2011,e GiovanniVisconti. Processato a Bologna, condannato in primo grado.

Poi, maggio 2006, assolto per non aver commesso il fatto per abuso di professione farmaceutica; e prescritto per somministrazione e prescrizione di sostanze dopanti. Filippo Simeoni, con Armstrong nella US Postal, ammise l'uso indiscriminato di Epo (sostanza usata da Schwazer ) e testosterone su parere di Ferrari. Il sette volte vincitore del Tour ha sempre negato.

Prima di recarsi in Germania, dove il 30 luglio è stato inchiodato dal controllo Wada, Schwazer si è allenato a lungo a Saint Moritz: uno dei luoghi abituali di Ferrari. Lo chiamano "Testarossa", per giocare con il cognome e perché fa andare veloce come nessuno. Segue gli atleti con il camper personale, pieno di tabelle e - sembrano attestarlo intercettazioni ambientali su cui si basano Nas e Finanza per la Procura di Padova - "aiutini chimici".

Il Sole 24 Ore parla di un giro di affari di milioni d'euro l'anno. Sotto indagine per esportazione illegale di capitali all'estero, riciclaggio ed evasione fiscale, associazione a delinquere finalizzata alla commissione di pratiche illecite nello sport. Capelli (pochi) neri, occhiali, fisico segaligno. Nella parabola a declinare di Schwazer, Michele Ferrari non pare avere ruolo di contorno.

2 - SCHWAZER E IL DOPING, IL FAI DA TE NON CONVINCE...
Da "il Messaggero"

È stato il giorno della confessione ma ha lasciato tanti dubbi. Le parole di Alex Schwazer a Bolzano, il suo pianto per liberarsi di quel peso troppo grande che si chiama doping lascia spazio a troppi quesiti. Schwazer ha raccontato la sua verità sulla vicenda. È partito da lontano, Alex, ha detto che nel settembre del 2011 è volato ad Antalya, la Rimini della Turchia, per comperare l'Epo pagandola 1500 euro.

Lo ha detto lui e i turchi si sono irritati: dica dove e in quale farmacia è andato. Sarà anche vero quel viaggio, documentato come documentati sono però gli incontri in passato con il dottor Ferrari, ma rimane un dubbio: se undici mesi fa Schwazer aveva deciso di seguire la strada dell'imbroglio, perché adesso afferma di averlo fatto solo nelle ultime tre settimane iniettandosi l'Epo? E dove ha conservato, per così tanto tempo, l'eritropoietina? «L'Epo può essere conservata a lungo - ha spiegato il professor Giuseppe D'Onofrio, ematologo dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma - ma occorre fare attenzione».

Possibile che in quasi un anno la sua fidanzata Carolina Kostner non si sia accorta di nulla? Passi per il nervosismo pre-gara dell'ultimo mese, ma prima... Perché poi il marciatore ha interrotto i rapporti con il dottor Michele Ferrari nel 2011 (aveva cominciato due anni prima per chiedere consigli sull'allenamento) dopo aver appreso dei guai del professionista di Ferrara con il ciclismo? Era noto che il dottor Ferrari già in passato aveva avuto a che vedere con il doping - la Federciclismo lo aveva squalificato nel 2002 - e allora perché rivolgersi proprio a lui?

Sono tanti i dubbi che rimangono di una vicenda oscura, che cancella la pulizia di un campione che non è stato capito e aiutato da chi gli era vicino, dallo staff tecnico in primis, che avrebbe dovuto vivere giorno dopo giorno il suo lavoro e il suo disagio. In troppi hanno guardato l'aspetto sportivo, i chilometri che marciava e non l'uomo e la sua serenità. Come è stato possibile che la grande fatica per gli allenamenti, da lui definita nausea, non sia stata notata? Sotto certi punti di vista, ovviamente esagerando perché qui non si parla di droga, si può ricordare il cammino di Pantani e il suo stare male. Ma anche con il Pirata nessuno del suo entourage intervenne: tutti chiedevano a Marco di essere il super scalatore, l'uomo che vinceva e basta. Come, pazienza. E lo hanno abbandonato.

Un errore arrivato nell'attimo dello sconforto, con stagioni negative alle spalle, non possono cancellare i precedenti. Quando Schwazer divenne campione olimpico nel 2008, tutto era bello, feste e premi per lui. Ma quando ha ricominciato, con pochi chilometri nelle gambe, è inciampato al mondiale di Berlino. Alla porta di Brandeburgo sono cominciati i guai e il declino psicologico dal quale, rimanendo nella solitudine di una valle, non è riuscito a risalire. È tempo di capire cosa è accaduto davvero, al di là delle parole pronunciate ieri a Bolzano.

«C'erano giorni in cui mi svegliavo e avevo la nausea», ha detto Alex ma anche questo è poco credibile. Era marzo, il 18, quando Schwazer tornando a Lugano come un anno fa, fu super nella 20 chilometri marciando in 1h17:30, record italiano e miglior tempo finora al mondo e sesto di sempre. Se non ci si diverte, se non si ha cuore, è difficile fare tanto. Per togliere ogni dubbio, rifacciamo le analisi del controllo antidoping di quel giorno e confrontiamo i dati con il test di due anni prima quando, sempre a Lugano e sempre in marzo, aveva ottenuto 1h18:24, anche allora miglior prestazione della stagione. Dalla Svizzera si potrebbe cominciare a scoprire un pezzo di verità.

 

 

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