"SANREMO? NON HO MAI AVUTO BISOGNO DI CAMBIARE CASACCA. MA SE AVESSI AVUTO UN MANAGER, AVREI POTUTO FARE E GUADAGNARE DI PIÙ" - GERRY SCOTTI SI CONFESSA A “GENTE” E PUNGE AMADEUS: “HA SCELTO IL MIO AMICO LUCIO PRESTA. LA RAGIONE DELLA LORO LITE NON LA SO. PERÒ ENTRAMBI HANNO AVUTO GRANDI VANTAGGI DALLA LORO UNIONE- HO LAVORATO CON LE DONNE PIÙ BELLE DELLA TELEVISIONE E SONO ORGOGLIOSO DI DIRLE CHE... NESSUNA DI LORO CI HA MAI PROVATO – ORA PIACCIO MOLTO ANCHE AI GAY: MI ONORA LA COSA. E VADO FORTISSIMO TRA LE SIGNORE DOPO GLI 80 – QUANDO BERLUSCONI LO DEFINI’ “UN RAGIONIERE DELLA BRIANZA..." - I VIDEO STRACULT SU TIK TOK
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Estratto dell'articolo di Maria Elena Barnabi per "Gente"
Lo sa cosa si dice di lei nel mondo dello spettacolo?
«Che sono simpatico?». [...]
Il conduttore più bravo della tv, quello che fa cinque programmi all’anno, quello che in estate viene mandato in replica perché senza di lui non possiamo stare, il volto storico di Mediaset, quello che ha la voce più inconfondibile dell’etere, insomma Gerry Scotti, scoppia a ridere mentre mi racconta che in realtà lui avrebbe voluto tutt’altra carriera.
C’è da credergli? Ovviamente no. Ma di Virginio Scotti detto Gerry, 68 anni, nato tra le nebbie fitte della bassa padana e cresciuto nella Milano bollente degli Anni 70 e poi in quella gaudente degli Anni 80 con papà operaio e mamma casalinga, ecco di quel Gerry lì tutti noi ci fidiamo ciecamente. Come se fosse uno di famiglia.
Siamo riusciti a stanarlo tra una registrazione e l’altra dei suoi programmi: da sabato 21 settembre tornerà su Canale 5 con Tú sí que vales, il programma dei talenti di Maria De Filippi, ogni giorno lo vediamo prima del Tg5 con La ruota della fortuna e poi tra un po’ sarà in onda con Io canto Generation.
La ruota della fortuna, il programma cult di Mike Bongiorno, invece è una novità di questo 2024.
«Per anni voi giornalisti mi avete chiesto che programma sognavo di fare. E io rispondevo sempre: La ruota della fortuna. Ma la buttavo lì, come per dire: “Non rompetemi più le balle con questa storia”».
Invece Pier Silvio Berlusconi le interviste le leggeva.
«E così il giorno del mio compleanno mi chiama e mi dice: “Il mio regalo non è una torta, non è una bottiglia, non è un orologio. Ma l’anno prossimo se vuoi puoi rifare la Ruota, ho comprato i diritti”».
Con Berlusconi padre come andò? Narra la leggenda che non la volesse.
«Silvio mi accettò obtorto collo, noi che abbiamo fatto il classico il latino lo sappiamo... Fu Claudio Cecchetto a impormi come conduttore di Deejay Television. “Ma questo qui mi sembra un ragioniere della Brianza”, disse il Presidente».
Però poi la fece il volto delle sue reti.
«Ai funerali di Raimondo Vianello mi disse: “Un giorno ho detto che assomigliavi a un ragioniere della Brianza. Ma adesso ti dico che quando arrivo in un posto e c’è la tua faccia in tv, io mi sento a casa”».
Un complimento non da poco.
«Il più bello, ricevuto da un uomo di televisione. Perché lui la televisione l’ha sognata, l’ha voluta, l’ha creata, l’ha fatta».
Da 40 anni è in video con mille programmi, quest’anno sono 5. Come fa?
«Comincio alle nove del mattino e finisco alla sera, che c’è di strano? Mio papà faceva l’operaio, ha lavorato tutte le notti della sua vita alle rotative del Corriere della Sera e nessuno mai si è chiesto: “Oddio come fanno gli operai”. E poi basta organizzarsi. Io ho fatto la mia vita, sono sempre andato in vacanza. Quest’estate ho anche scritto il mio prossimo libro che uscirà in autunno. Titolo: Quella volta che».
gerry scotti e la battuta contro terra amara
Quest’estate, pur di averla, Canale 5 ha mandato in onda le repliche di The Wall di cinque anni fa…
«L’importante è che io ci sia. Sono il badante per milioni di persone, sono il vicino di casa a cui puoi lasciare il cane, quello cui puoi chiedere di andare a dare la pastiglia per la pressione alla mamma perché te ne sei scordato. Sono quello di cui ti fidi. Tranquillizzo il pubblico».
Una responsabilità pesante.
«L’ho maturata. Siamo in pochi, è una bella sensazione».
Perché piace a tutti?
«Ho una carnalità che acchiappa. Non sono bello, sono un tipo. Avrà anche lei delle amiche cui piacciono i brutti».
Ha avuto molte avance?
«Ho lavorato con le donne più belle della televisione e sono orgoglioso di dirle che... nessuna di loro ci ha mai provato!».
Nemmeno le fan?
«Quando andavo a Ibiza a fare il deejay con Cecchetto, Linus e Sandy Marton, mandavamo avanti Sandy. Le più belle le prendeva lui, e poi arrivavamo noi come gli squali. Ci siamo divertiti. Erano gli Anni 80, eravamo ragazzi».
Ora invece è lo zio Gerry di TikTok.
«Merito di mio figlio Edoardo. Ma piaccio molto anche ai gay: mi onora la cosa. E vado fortissimo tra le signore dopo gli 80».
Tutti la amano, tutti la vogliono. Non si arrabbia mai sul lavoro, magari?
«Eccome. Sono andato anche io su Striscia. C’è di buono che non me la prendo a vuoto. Magari dico: “Chi è quello stronzo che ha spento la luce?”. Poi quello lo trovo, e gli offro da bere. Un po’ io sopporto loro e un po’ loro sopportano me».
Mai sceso sul personale?
«No. Di tutti i fuorionda che ho sentito e che mi hanno infastidito, ecco, il peggio sono state le offese sul fisico, sulla persona, sul sesso. Ma non mi faccia fare nomi».
Li faccio io: si riferisce al famoso fuorionda di Striscia di Flavio Insinna che insultava i concorrenti.
«Era scivolato su alcuni temi che era meglio non cavalcare. Ed è stato sfortunato a essere beccato, ecco».
gerry scotti maria rosaria boccia
Sa cos’altro si dice di lei?
«Mi fa gli indovinelli? Mi dica».
Che è pigro, che in tv poteva fare di più, aspirare a cose più grandi…
«Cioè Sanremo? Guardi, ho avuto la fortuna di iniziare a un livello alto e di andare avanti da lì in poi. Non ho mai avuto bisogno di cambiare casacca, di chiedere, di mettermi in lista, di fare provini, di arrampicare. Se avessi avuto un manager, avrei potuto fare e guadagnare di più».
Come ha fatto Amadeus con i suoi cinque Festival?
«Esattamente. Amadeus ha scelto il manager più bravo che c’è: il mio amico Lucio Presta. Uno dei pochi che mi chiama Virginio, anzi Virgi’. Ogni tanto pensiamo a come sarebbe andata se avessimo lavorato assieme, ma ci diciamo che è meglio così: non ci siamo rovinati l’esistenza».
GERRY SCOTTI - LA RUOTA DELLA FORTUNA
Infatti Presta e Amadeus hanno litigato furiosamente e sono ricorsi alle vie legali. Lei che idea si è fatto?
«La ragione non la so. Però entrambi hanno avuto grandi vantaggi dalla loro unione. E quando queste unioni finiscono, solitamente non finiscono bene. Poi, lo dico sempre, hanno litigato anche i Beatles...».
Amadeus è stato sostituito da Stefano De Martino. Che ne pensa di lui?
«Nasce ballerino e in quel mondo si fanno un mazzo così. È frutto di qualcosa di molto rigoroso. Però ha imparato a superare la rigidezza tipica della danza. Ha il sorriso, la disinvoltura e la bellezza per potercela fare. Anzi ce l’ha già fatta, fa programmi più importanti di me».
L’altra cosa che si dice di lei è che tra tv, promozioni, pubblicità, vini, case e TikTok è ricchissimo. È vero?
«Non sono il calciatore che ha guadagnato di più. Ma ho avuto la fortuna di giocare in serie A per 40 anni e da buon mediano ho i soldi sufficienti per ritenermi appagato e per non compiere nessuna scelta per soldi. A me non mi compri».
E poi non deve dare il 15-20-40 per cento a nessuno.
«Di un manager non ho mai avuto bisogno. Tutto quello che guadagno è mio. Siamo in pochissimi a non averne uno: l’unica altra persona che mi viene in mente è Maria (De Filippi, ndr), anche lei della provincia di Pavia come me».
Come ha fatto a fare tutto da solo?
«Vengo dalla bassa, una famiglia semplice, umile. Sono figlio di una Italia che è cresciuta, quella dell’Albero degli zoccoli, ma che ha sofferto. Mio nonno faceva il pane, l’altro il vino. Ho cominciato da ragazzo. Ho studiato Giurisprudenza all’università e poi come un cretino non ho dato gli ultimi due esami. Però i contratti li sapevo leggere e capivo dove stava l’inghippo. Ecco, forse a una cosa serve avere un manager: a dire no. Quando sei un Bonolis, un Fiorello, un Carlo Conti, un Amadeus un manager ti fa da filtro».
Pentito di qualche sì di troppo?
«Pentito no. Avrei potuto lavorare meno». [...]
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