PREMIOPOLIS. UNO SCURATI DI QUA E UNO DI LA’. UNA TERNA, UNA CINQUINA, UNA TOMBOLA. MA SE MONDADORI E RIZZOLI SI FONDONO, ADESSO COME SI FA A SPARTIRSI I PREMI LETTERARI? URGE UNA NUOVA MAPPA CULTURALE NEL PAESE DEI NON LETTORI
DAGOREPORT
Oplà: l’universo di Premiopolis, quello dei premi letterari italiani, è nel momento di suo massimo splendore. E’ tutto un via vai di terne, cinquine, tombole e tombolone. Ci sono i premi che di scrittori ne selezionano tre come la trinità, chi sette come i pianeti per gli antichi, chi dodici come le tribù di Israele.
francesco piccolo vince il premio strega
I premi, si sa, sono più dei lettori (solo il 43% di italiani dichiara di leggere almeno un libro all’anno, gli altri zero e si vede) ma meno degli scrittori che se li contendono. I giurati, invece, non sono moltissimi anche perché c’è qualcuno che siede in quattro o cinque giurie: se sei un autore e non gli piaci sei fritto! E’ il caso del docente della Cattolica Ermanno Paccagnini: Campiello, Rapallo, Manzoni, Vigevano… di Andrea Kerbaker e molti altri…
STREGA: E’ il più mainstream dei premi, la quint’essenza del premio-combino. Dagospia ha recensito i dodici stregati selezionati tra i quali non c’è un libro che è uno di letteratura! I 400 addormentati della Domenica che li segnalano, del resto, premiarono anche “Vita” della Mazzucco senza accorgersi che era “copiato” da Tolstoj.
I voti sono spartiti tra Mondadori e Rizzoli. Ma siccome le due case si stanno fondendo il premio è un po’ spiazzato: come assegnare, adesso, l’alloro? E’ un po’ come la celere battuta dei socialisti in Cina: “Ma se qui sono tutti socialisti, adeso a chi rubiamo?”. Hanno pensato che sia meglio puntare sull’assenza: la scrittrice senza volto e “sanza lettere” Elena Ferrante (ovvero Anita Raja). E la letteratura? La ricerca? Ah, beh! Boh!
CAMPIELLO: Sapendo di non poter vincere lo Strega, nel suo ultimo anno di esistenza la Rcs ha lasciato che Madame Sgarbi pianificasse per il suo mejo fico del bigoncio, Antonio Scurati, il Campiello: in cinquina lui e nessun altro. Vince Rcs con un romanzo sul fondatore di Einaudi (gruppo Mondadori). Autogol per l’editore e per il Campiello.
VIAREGGIO: E’ il più severo. Diversi finalisti sono autori impegnati nella cultura: Paola Capriolo, Leonardo Colombati, Wanda Marasco (anche allo Strega), Pierluigi Panza, Carmen Pellegrino, Maurizio Torchio e poi i soliti: Marco Missiroli già del Mondello e Scurati già del Campiello.
RAPALLO CARIGE: Le tre finaliste del premio rosa-shock(ing) sono: Valentina D'Urbano (gruppo Gens), Silvana Gandolfi (gruppo Gens) e Letizia Muratori (Adelphi), con una strana storia di cani sequestrati…
PREMIO MONDELLO: Qui i ruoli si scambiano: Antonio Scurati è il giurato e i premi li dà al “giro giusto” dei soliti noti: di nuovo Nicola Lagioia con il suo libro in cui, di Feroce, c’è solo la noia; di nuovo Letizia Muratori, di nuovo Marco Missiroli con il più autoreferenziale dei libri 2015: anche lui che si fa le seghe (come Roth, Piperno e tutti i ragazzini), ma lui se le fa a Parigi dove c’è anche Sartre al bar e quindi, la sega, è un’altra cosa, è un segone intellettuale. E’ il premio dei già premiabili e buonasega.
COMISSO: Il cugino del Campiello, è meno mainstream, più colto. In finale vanno la einaudiana Laura Pariani con una biografia di Dino Campana, il musicista Federico Sardelli con “L'affare Vivaldi” (Sellerio) e la meno nota Saveria Chemotti. Qui, incredibile ma vero, non passa Scurati. Forse è perché siamo vicini al Piave!
Mancano ancora all’appello il PREMIO ACQUI STORIA (sezione narrativa), la new entry PREMIO DEL TERRICCIO per il romanzo storico internazionale, il qualificato MERCK SERONO per la narrativa che si occupa di storia della scienza, il PREMIO MANZONI, il PREMIO VIGEVANO e, naturalmente, il BAGUTTA, il più antico premio letterario italiano che si assegna a Milano in inverno.
Al Bagutta si vince sempre solo a sinistra: la compagna di Roberto Vecchioni del popolo viola (sparita e sparito pure il popolo), Corrado Stajano, Sandro Veronesi… I candidati top sarebbero Walter Veltroni o il ministro Dario Franceschini con i loro “romanzi” - italiano permettendo.