SE LA NAZIONALE DI CONTE BARCOLLA, L’UNICA SALVEZZA E’ TRAPATTONI AL COMMENTO: PAROLACCE, METAFORE, RANTOLI, MUGUGNI E ESCLAMAZIONI DA OSTERIA - E' IL TRIONFO DEL “BAR SPORT” VERACE ALLA FACCIA DEI SOLITI SAPUTONI CHE SPARANO SENTENZE IN TV - DOTTO: “TRAP E’ INNOVATORE. HA REINVENTATO IL RUOLO"
LE PERLE DI TRAPATTONI GERMANIA-ITALIA
TRAPATTONI E IL SUO PORCA PUTTANA_VIDEO
TRAPATTONI E LA METAFORA DELLA SPUGNA - VIDEO
1 - TRAP LEGGENDARIO
Giancarlo Dotto per Dagospia
[…] Ci si consola con il Trap, come sempre leggendario. E innovatore. Ha reinventato il ruolo. Più che un commentatore, sembra un’interferenza. Invece che la noia a palanche dei soliti saputoni, lui, dalle rauche cantine del suo iperspazio, fa filtrare esclamazioni quasi sempre bisillabe, da qualcosa che sta tra una panca e un’osteria brianzola “bravo!”, “fallo!”, “…tento!” “non dormire”, “sali!” “apri!” “male!”.
Il sublime lo tocca quando, dopo una zuccata violenta, fa: “Meno male che non ci sono feriti”, mentre la testa di Thiago Motta zampillava sangue come le fontane di Marino. O, come quando Buffon quasi svelle una gamba al tedesco e lui, patriota a oltranza: “secondo me Buffon ha toccato la palla”, per meritare la standing ovation alla fine: “E ora dobbiamo guardare il bicchiere mezzo pieno…”, precipitando nell’imbarazzo il giovane telecronista. Grande Trap. L’unico, in tutta la “Allianz Arena”, a vedere un bicchiere mezzo pieno.
2 - TRAP, GAFFE E PAROLACCE IL BAR SPORT TORNA IN TV
Anrtonio Dipollina per “la Repubblica”
L’Italia del calcio tracolla in tv a Monaco di Baviera ma non importa: siamo tutti di fronte agli schermi e ci sentiamo come in un bar Sport anni 70. Merito di Giovanni Trapattoni, commentatore appassionato, stavolta davvero troppo. In diretta e il giorno dopo l’Italia dei social si scatena felice, ma l’effetto rimane quello, parolacce comprese. Il Trap decide di concedersi tutto: Okaka sbaglia e l’ex Ct sibila un porca p., un contropiede fallisce e gli scappa anche la dignitosa ma rischiosissima imprecazione di ripiego in cui si tira in ballo lo zio.
E per tutta la gara i mugugni, i rantoli a ogni azione pericolosa, segno autentico di passione totale, per quanto scomposta e con voce flebile, ma è proprio il caso? L’effetto mediatico è però notevole e ora si stanno chiedendo in molti se lasciare in futuro, ovvero agli imminenti Europei del pallone, il Trap al suo posto per non far perdere agli italiani una delle poche certezze rimaste, magari anche come unica consolazione per quanto si vede in campo. Ma la povera Rai, che si aggrappa alla Nazionale come ultimo rifugio calcistico, rischia di risentire un po’ troppo del Trap-Show, in tempi in cui all’azienda di stato capita spesso di fare la figura dei retrodatati senza speranza.
3 - TRAPATTONI DIVENTA UN CASO, LE TELECRONACHE SONO A RISCHIO
Francesco Saverio Intorcia per “la Repubblica”
Piuttosto che infastidire il telespettatore parlando di ampiezza, attacchi alla profondità e chiusure preventive, nel bel mezzo di un’imbarcata con la Germania Giovanni Trapattoni ha dato voce ai milioni di ct in poltrona e urlato anche per loro, guardando Okaka perdere palla: «Ma porca putt...!».
Un attimo prima, s’era udito un «orco zio». Come accade puntualmente da settembre, il suo commento troppo appassionato spacca la platea, esalta i suoi sostenitori e arma i suoi denigratori. A 77 anni, il Trap reagisce impassibile alla pioggia di critiche: «A me non-me-ne-fre-ga-nien-te delle parole di questi soloni. Le opinioni sono come le palle, ognuno ha le sue. Sono in questo mondo da 50 anni e qualcosa ho contato. Io non faccio il giornalista ma vivo il calcio in maniera genuina».
Da quando, sei mesi fa, è stato ingaggiato come spalla di Alberto Rimedio per la Rai, a ogni partita Trapattoni fa tendenza, come ai tempi belli della Gialappa’s, del gatto nel sacco e del povero Strunz. Gli estimatori appassionati sono rapiti dalla sua genuinità. I puristi scandalizzati ne chiedono il congedo. Può darsi che l’abbiano presto vinta i secondi. E che l’ultima mitica telecronaca del Trap rimanga l’ultima e basta. Fra un mese la Rai, che dopo una lunga trattativa ha acquistato i diritti per 27 partite (e dovrà sfidare Sky, che avrà tutti e 51 i match), deciderà la “squadra” per l’Europeo e nessuno ha il posto assicurato.
Neppure Trapattoni, che 4 anni fa andò in Polonia e Ucraina da ct dell’Irlanda e affrontò gli azzurri, e che nel 2004 invece guidava l’Italia beffata dal biscotto fra Svezia e Danimarca. Si fa largo l’ipotesi che in Francia venga sostituito da un’altra voce tecnica per le partite dell’Italia, e destinato ad un ruolo diverso, probabilmente in studio. Il nodo verrà sciolto nelle prossime settimane, ma già trema il popolo dei suoi sostenitori, che rischiano di annoiarsi, privati della second screen experience, quell’abitudine di guardare la tv solo per commentarla con i tweet.
In principio fu la spugna: al debutto per Italia-Malta, il Trap coniò una delle sue metafore, per spiegare che la difesa maltese, a furia di assorbire acqua, a un certo punto doveva prendere gol per forza. Quando gli proposero il ruolo, vinse le proprie perplessità citando Aristotele, «per i paurosi il futuro resterà sconosciuto, per i deboli sarà irraggiungibile, per gli incoscienti offrirà nuove opportunità». E lui non è né un debole, né un pauro- so, ma uno che voleva cogliere, appunto, ancora un’opportunità.
Nell’uso del mezzo televisivo, in fondo, è stato un avanguardista: da giovane tecnico del Milan portò cineprese e bobine a bordocampo per riprendere gli allenamenti. In tv ha portato spontaneità e incoscienza, ma conserva anche un archivio con i giornali a ricordargli gli strafalcioni vecchi e nuovi. Pochi giorni fa, alla Domenica Sportiva, aveva fuso Esopo e la Bibbia, attribuendo ad Adamo ed Eva la ricerca dell’uva, della pera e della mela insieme. Il frutto amaro, in sintesi.