SERGIO CASTELLITTO ASFALTA CHECCO ZALONE: "NON SO QUANTO C'ENTRI IL CINEMA. MI SEMBRA UN EVENTO RAVE, QUANDO TUTTI SI RIUNISCONO SUL CAMPO. MI FA RIDERE LA SINISTRA CHE DOPO ANNI DI SNOBISMO SALE SUL CARRO DEL VINCITORE, ELEGGENDO ZALONE A SOCIOLOGO D'ITALIA, QUANDO È SOLO UN GRANDE COMICO CHE È RIUSCITO A PRENDERE IL PUBBLICO DEI CINEPANETTONI E QUELLI CHE NON LI ANDAVANO A VEDERE, CHE ERA LA SINISTRA”

Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”

 

castellitto gerinicastellitto gerinichecco zalone checco zalone

«Col passare del tempo, mi diverte sempre di più far recitare gli altri». Sergio Castellitto, il regista. Sta scrivendo il suo nuovo film, senza titolo ma la storia c' è tutta, e la protagonista sarà Jasmine Trinca.

Di cosa si tratta?
«È un film sull' ossessione del nostro tempo: il denaro a tutti i costi come unica possibilità per raggiungere questa cosa che si chiama felicità. Il denaro non è più una conseguenza del lavoro o del sacrificio ma di un colpo di fortuna, o di furbizia. Mi colpisce la patologia del gioco d' azzardo. È la storia di una donna di 35 anni che sta cercando di costruirsi un' attività commerciale e raggiungere l' indipendenza economica, per affrancarsi dallo strisciante stalking del marito, da cui è separata. Una specie di Ken Loach ambientato a Centocelle. Il soggetto è di mia moglie, Margaret Mazzantini. Il cinema si scrive quasi sempre con qualcun altro, ci è parso naturale. Ci diciamo tutto, anche se una cosa non ci piace, la franchezza è una forma d' amore».

Sole a catinelle checco zalone Sole a catinelle checco zalone quo vado n06quo vado n06


Lei ha detto che a un certo punto bisogna smettere di fare l' attore, e che se lo fai bene dopo un po' lo disprezzi.
«Sono contento del mio psicoterapeuta, In Treatment su Sky. Io? Mai fatta analisi: mi confesso in pubblico da 35 anni. Quanto all' intolleranza, sono sempre irritato quando i miei colleghi dicono di fare questo mestiere per comunicare. Lo si fa per una intenzione nevrotica. Un modo per voler essere accettati, perché il mondo si accorga di te. Ma resto attore, sul set quando dirigo mi accorgo di fare gli stessi movimenti di chi recita. La più bella definizione resta quella di Artaud: l' attore è un atleta dell' anima».

È difficile mantenere negli anni l' adrenalina del set?
«Ogni mestiere incontra lo stereotipo di se stesso, non si continua a fare delle cose ma a ri-fare. Ho cominciato come regista perché come attore avevo perso la spinta studentesca, non sentivo più il panico, che ho visto fino all' ultimo in Mastroianni, infatti era unico. Il panico non è paura: è benzina, è energia. Come attore ho recitato in 70 film, tra cinema e tv. Mi diverte l' idea di partecipare a opere prime, di mescolare esperienza e inesperienza. Con Alba Rohrwacher farò Skin di Mauro Mancini, una storia forte, sul razzismo».

NUNZIANTE E ZALONE NUNZIANTE E ZALONE SERGIO CASTELLITTO E MARGARET MAZZANTINI SUL SET DI VENUTO AL MONDO SERGIO CASTELLITTO E MARGARET MAZZANTINI SUL SET DI VENUTO AL MONDO


Il 25 terrà una master class al cinema Savoy di Roma, per il ciclo moderato da Mario Sesti, in cui ripercorrerà la sua carriera.
«Ricordo L' uomo delle stelle di Tornatore, la scena in cui il mio personaggio, il ciarlatano che invita a fare provini, viene picchiato, mio figlio Pietro si avventò sulla tv per difendermi... In quell' incontro, che apre un ciclo con Matteo Garrone, Radu Mihaileanu, Rocco Papaleo, Franco Battiato, mostro anche le clip dei film che mi hanno influenzato, Orizzonti di gloria di Kubrick, La grande guerra di Monicelli».

"quo vado?", zalone 4"quo vado?", zalone 8


Lei è un attore...
«Un attore cerniera. Ho lavorato con i miei coetanei, Tornatore, Archibugi. Con i maestri, Ferreri, Monicelli, Scola. Poi con Bellocchio e Amelio, fratelli maggiori. Mi sono formato negli Anni 90, quando il nuovo cinema faticava. Non sono un intellettuale, ma un artigiano che crede che il cinema sia un gesto poetico che costa tanti soldi».

Che idea si è fatto dell' incasso di Checco Zalone?
«Non so quanto c' entri il cinema. Mi sembra un evento rave, quando tutti si riuniscono sul campo. Premesso che mi fa molto ridere, e che di fronte al successo bisogna inchinarsi e domandarsi perché, mi fa altrettanto ridere la sinistra che dopo anni di snobismo sale sul carro del vincitore, eleggendo Zalone a sociologo d' Italia, quando è solo un grande comico che è riuscito a prendere il pubblico dei cinepanettoni e quelli che non li andavano a vedere, che era la sinistra. Non penso che il suo successo farà bene al cinema italiano, ma è meglio dei film assistiti che hanno dissipato milioni di euro disprezzando l' idea di cinema che riportasse a casa il proprio denaro. Però il cinema è un' altra cosa, la società me la spiega meglio Irrational Man di Woody Allen».
 

castellittocastellitto

È la vigilia della Berlinale. Fare il giurato ai festival, che tipo di esperienza è?
«L' ho fatto a Montreal, a Marrakech, a Roma come presidente di giuria. Non leggevo mai le critiche, col senno di poi mi accorgevo che i nostri commenti erano quasi all' opposto dei critici, e simili a quelli del pubblico. Sono stato giurato a Cannes, presidente era Sean Penn, l' anno in cui vinsero Gomorra e Il divo . Gli altri giurati mi chiamavano per gioco il mafioso. Si creano tensioni. Il nazionalismo nelle giurie in un modo o nell' altro è qualcosa che scatta».

 

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…