A CHE SERVE COMPRARE (LASCIAMO PERDERE LEGGERE…) IL NUOVO LIBRO DI MILAN KUNDERA? AD ASSICURARTI UN QUARTO D’ORA DI ‘’CEREBRALITÀ’’ A POCO PREZZO: 16 EURO
Antonio D'Orrico per "La Lettura - Corriere della Sera"
Una strana compagnia di giro si incontra a Parigi nei giardini del Lussemburgo. Sono amici o semplici conoscenti. Non sono descritti, sono disincarnati, astratti. Uno di loro riflette sull'erotismo contemporaneo a partire dalla moda dell'ombelico di fuori. Che cosa simboleggia?
I richiami erotici di epoche precedenti erano la metafora del lungo cammino che porta alla realizzazione del desiderio (le cosce). Oppure la metafora del «cammino più breve verso il traguardo» (il lato B). O, ancora, il simbolo della «santificazione della donna» (i seni, strumento dell'allattamento). Ma di che cosa è metafora l'esibizione dell'ombelico? Forse di un mondo in cui tutti siamo uguali, dell'anonimato sessuale, della sua massificazione?
Un altro degli amici lussemburghesi è ossessionato da un aneddoto narrato da Krusciov nelle memorie. Un giorno Stalin raccontò una barzelletta e quelli del suo staff la presero per una vanteria e si imbufalirono con il dittatore (ma di nascosto, in sua assenza, quando erano in bagno a far pipì). Dall'episodio il personaggio vuole trarre uno spettacolino per marionette.
Un altro lussemburghese fa credere di essere molto malato mentre è sano come un pesce. Un altro, un attore disoccupato, si è riciclato come cameriere di cocktail party ma se ne vergogna e finge di essere pakistano. Poi c'è chi è stato abbandonato dalla mamma da piccolo e agogna ancora il ricongiungimento nonostante la genitrice si sia comportata in maniera più che spregevole (ma forse proprio per questo).
Questo nuovo libro non aggiunge niente al mito letterario (ed extraletterario) di Milan Kundera. Caso mai gli leva qualcosa perché alimenta il sospetto che Kundera scriva, a volte, al di sopra delle sue possibilità (notevoli ma non notevolissime). Comunque, la funzione di Kundera sembra diventata quella di assicurare a tutti un quarto d'ora di cerebralità .


