EDITORIA IN AGONIA - L’IMPRENDITORE ANDREA CUZZOCREA, EDITORE DE “IL GARANTISTA”, SI DIMETTE DOPO MESI DI MANCATI STIPENDI AI GIORNALISTI - IL “CORRIERE MERCANTILE” DI GENOVA CON L’ACQUA ALLA GOLA: “I NOSTRI SACRIFICI SONO DESTINATI A FALLIRE”

andrea cuzzocrea  editore del quotidianoandrea cuzzocrea editore del quotidiano

1 - IL GARANTISTA, EDITORE LASCIA E ATTACCA I GIORNALISTI: “VOLEVANO LO STIPENDIO”

Lucio Musolino per www.ilfattoquotidiano.it

 

A un anno dall’uscita in edicola il Garantista perde il suo editore. L’imprenditore Andrea Cuzzocrea lascia il giornale di Piero Sansonetti dopo le polemiche degli ultimi mesi sui mancati stipendi ai giornalisti delle redazioni calabrese e romana.

 

Nelle settimane scorse, infatti, la crisi è stata spiegata da una pesantissima nota degli stessi giornalisti che lamentavano “l’assenza di un qualsiasi piano industriale o editoriale per rilanciare il giornale”, accompagnato da proclami che hanno indotto redattori, collaboratori e poligrafici a continuare a “lavorare gratis” non percependo 9 stipendi su 14 mensilità.

 

andrea cuzzocrea e piero sansonetti editore e direttore del garantistaandrea cuzzocrea e piero sansonetti editore e direttore del garantista

Nella sua lettera di addio, Andrea Cuzzocrea, presidente di Confindustria Reggio Calabria, ha ripercorso la sua esperienza come editore e presidente della cooperativa di giornalisti che ha gestito il giornale di Sansonetti. “Abbiamo investito tutte le somme che ci era possibile investire in questa avventura – ha affermato Cuzzocrea – Certamente avremo commesso errori, ma solo chi non opera non sbaglia”.

 

andrea cuzzocrea piero sansonetti e fausto bertinottiandrea cuzzocrea piero sansonetti e fausto bertinotti

Si scaglia, inoltre, contro i suoi giornalisti colpevoli di chiedere lo stipendio per il lavoro che hanno svolto dal giugno dell’anno scorso: “Sono stati mesi molto complicati: le difficoltà finanziarie del giornale, le incomprensioni con chi contribuisce a crearlo, l’incapacità di molti di comprendere che non lavoravano per un padrone, ma proprio per questo, per il successo dell’iniziativa, dovevano raddoppiare impegno ed entusiasmo, non organizzare scioperi e comunicati di protesta. È nella natura stessa di una cooperativa nella quale si partecipa agli utili ma ci si accolla anche dei rischi”.

 

piero sansonetti autografa il numero zero del garantistapiero sansonetti autografa il numero zero del garantista

Una frase questa non gradita dai giornalisti. A replicare all’editore dimissionario ci pensa il caporedattore Davide Varì che da anni affianca Sansonetti nelle sue “avventure” editoriali, non solo calabresi: “Se il presidente di Confindustria Reggio Calabria (il quale incidentalmente è stato anche amministratore delegato del nostro giornale) dichiara pubblicamente che 50 giornalisti non pagati da sei mesi avrebbero dovuto lavorare meglio, con più entusiasmo e senza rompere i “maroni” con le seccature sindacali, ecco, questo è un fatto che non riguarda solo noi ma l’intera Calabria e la credibilità degli industriali”.

 

nino marazzita col garantistanino marazzita col garantista

“Se infatti – aggiunge Varì – la nostra impresa, i suoi organi di rappresentanza, sono in mano a persone che pensano in questo modo, la nostra regione non ha davvero speranza. La verità è che il nostro sistema è marcio alla base. Un imprenditore che dichiara una cosa del genere discredita l’intera organizzazione confindustriale: la rende poco credibile e ne dà un’immagine predatoria e ottocentesca. Un rappresentante di Confindustria che considera gli stipendi un particolare tutto sommato secondario, ci porta indietro di decenni”.

 

E, infine, l’ultima stoccata: “Per questo chiedo a Confindustria di prendere immediati provvedimenti e ad Andrea Cuzzocrea di dimettersi dal suo ruolo di presidente degli industriali reggini. Lo deve a noi e alla sua organizzazione”.

 

 

CORRIERE MERCANTILE CORRIERE MERCANTILE

2 - 'CORRIERE MERCANTILE', COSÌ MUORE UN GIORNALE

(ANSA) - "Siamo quasi arrivati alla fine, i nostri sacrifici sembrano destinati a fallire". Così Mimmo Angeli, direttore e presidente della cooperativa 'Giornalisti e poligrafici' che nel 1979 rilevò la testata de Il Corriere Mercantile nata nel 1824, scrive nel giornale oggi in edicola con la prima bianca 'sfondata' dal titolo 'Così muore un giornale'.

 

"Noi come altre cento testate italiane siamo costretti dai tagli alla legge sull'editoria a alzare bandiera bianca - scrive Angeli - Non vogliamo vivere di sovvenzioni, vogliamo rispettate le leggi create per aiutare l'editoria no profit che si è trasformata grazie ai governi che si sono succeduti, in una scandalosa distribuzione di denaro a giornali che non ne avevano diritto".

CORRIERE MERCANTILECORRIERE MERCANTILE

 

"Vogliamo esistere per difendere la nostra libertà, consapevoli che si debbano anche, nel limite dell'impossibile, far quadrare i conti. Per questo abbiamo resistito oltre ogni limite, aggrappati al nostro giornale - scrive Angeli - spiegando che la nostra cooperativa è composta da giornalisti e poligrafici con gli stipendi fermi da anni, disposti a rimboccarsi le maniche con un piano editoriale di lacrime e sangue.

 

Le risposte sono cadute nel vuoto, a parte qualche interessamento che non si è concretizzato" nella "indifferenza di una città che si appresta a perdere il suo giornale senza uno squillo di solidarietà o protesta". E' evidente, conclude Angeli "che le nostre difficoltà sono lo specchio della profonda crisi della politica, di quella controrivoluzione che ha coltivato i semi dell'antipolitica, del 'sono tutti uguali' fino a una specie di pulizia etnica delle idee e dell'informazione".

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