SILENZIO, PARLA LUTTAZZI E SPUTTANA FRECCERO: "S'È FATTO REAZIONARIO. SI PROFESSA ADDIRITTURA SOVRANISTA (CIOÈ FASCISTA 2.0, COME LA LE PEN). VOLEVA IL "CONTROLLO EDITORIALE" DEL PROGRAMMA. MA CONTROLLARE LA SATIRA E' UNA FORMA DI CENSURA" - “LA RICHIESTA ECONOMICA ELEVATA? MA NON C'È STATA ALCUNA TRATTATIVA ECONOMICA CON LA RAI)” - LA RISPOSTA TOSTA DI FRECCERO
1 - "APOLOGIA DEL CONFORMISMO: PERCHÉ SONO FUORI DA RAI2"
Daniele Luttazzi per “il Fatto quotidiano”
Lo scorso gennaio, in conferenza stampa, il neo-direttore di Rai2 Carlo Freccero esprime il desiderio di avere un mio programma nel suo nuovo palinsesto. [] Il giorno dopo, tutti i giornali titolano sul mio probabile ritorno in Rai, a 18 anni dalla chiusura di Satyricon. Immediata la contraerea.
Ad aprile vengo convocato da Freccero. Oltre al direttore e al suo staff (Di Iorio, Cappa), ci sono due manager della Ballandi, la produzione esterna chiamata da Freccero e a me gradita (era quella di Satyricon). Freccero esordisce esprimendo la sua esigenza di "controllo editoriale", perché non vuole rischi (e qui fa il gesto delle manette).
Allora gli ricordo due cose: 1) 16 anni di processi vinti dimostrano abbondantemente che faccio satira secondo i criteri stabiliti dalla legge (satira continente e non diffamatoria); 2) definirmi "rischioso" significa essere complice del bullismo di chi mi fece cause pretestuose per tapparmi la bocca. Inoltre è un' apologia del conformismo.
Poiché controllare la satira è una forma di censura, propongo una soluzione che salvaguardi il diritto Rai di decidere cosa trasmettere, e il mio diritto costituzionale di fare la satira che voglio: consegnerò la registrazione della puntata il giorno prima della messa in onda, Freccero potrà decidere quali parti tagliare, e al loro posto metterò un riquadro nero con la scritta "materiale satirico giudicato non idoneo alla messa in onda". Freccero guarda i suoi e sorride: l' ostacolo è rimosso. L' incontro finisce. Non faccio in tempo ad arrivare a casa, che l' agenzia Agi dà la notizia dell' incontro, con un' intervista a Freccero ricca di dettagli.
A maggio, Freccero sollecita un nuovo rendez-vous. Ci incontriamo nello studio del mio avvocato. Sono presenti il vice Di Iorio e un altro vice, Lavatore, un funzionario di lungo corso che Freccero presenta come "la Rai". Freccero ribadisce la sua esigenza di "controllo editoriale".
Espongo a Lavatore, la mia soluzione dello schermo nero con didascalia. Lavatore sostiene che non è possibile: quando accidentalmente fu trasmesso un nero per 30 secondi, i responsabili vennero multati. Gli faccio presente che questo non sarebbe un nero accidentale, ma satirico: la censura deve essere vista, quando c' è.
Allora Lavatore propone che la durata del nero non sia pari alla durata del materiale rimosso, ma sufficiente a far leggere la scritta. Freccero aggiunge che la scritta potrebbe contenere anche un'informazione sul tema del materiale rimosso. Va bene.
Freccero aggiunge: "Comunque, sono preoccupazioni eccessive. Ti ho forse mai censurato a Satyricon?" Rispondo: "No, ma poi per 16 anni mi sono trovato la Rai come controparte nei processi". Freccero annuisce. A questo punto, Lavatore introduce due novità: la produzione sarà interna (Rai), non più esterna (Ballandi); e il programma si registrerà a Torino. Sottolineo che si tratta di un talk show, e gli ospiti gravitano su Milano e Roma. Freccero si impegna a trovare uno studio Rai a Roma.
Non resta che un tema: il conquibus. Il mio avvocato aveva inviato a Ballandi una email con una somma (riguardante quattro voci: conduzione, testi, format e diritto d' immagine) che corrispondeva al mio compenso di 12 anni fa a La7. Freccero sostiene di non saperne niente. Il mio avvocato dà a Lavatore e a Freccero una fotocopia della email. Lavatore dice subito che la cifra è eccessiva, e che non ha mai visto compensi così in Rai. Allora chiedo quale proposta economica mi faccia la Rai. Lavatore e Freccero dicono che non è competenza loro, c'è un ufficio preposto (A voi vi ha chiamato, l'ufficio preposto? A me no.
Chissà chi lo attiva, l'ufficio preposto).
Passato qualche giorno, i contenuti di quella email sono pubblicati da Repubblica, in un articolo secondo cui il mio rientro in Rai si fa difficile a causa della mia "richiesta economica eccessiva". Il tutto utilizzando il solito condizionale paraculo ("Luttazzi avrebbe chiesto"). Chissà chi l'ha passata, quella email, a Repubblica. A metà giugno, apprendo dai giornali: "Luttazzi, salvo imprevisti clamorosi, sarà out dal prossimo palinsesto".
E due giorni fa, Freccero dichiara che le trattative con me si sono interrotte per tre motivi: 1) "Il poco tempo a disposizione, in 4-5 mesi non si possono fare miracoli" (Miracoli?
A maggio già si poteva concludere l' accordo, se davvero avessero voluto); 2) "La richiesta economica elevata" (Lo ripeto per i finti tonti: NON C' È STATA ALCUNA TRATTATIVA ECONOMICA CON LA RAI ); 3) "La satira di Luttazzi si basa su potere e sesso, che mi stanno bene, e sulla religione: in questa epoca pre-moderna ho ritenuto che quest' ultimo fosse un tema troppo difficile da affrontare" (Oooh, ecco il vero motivo; e in ogni epoca, anche premoderna, questa si chiama censura).
In una intervista di qualche settimana fa, Freccero si è divertito a spiegare che, a differenza di Debord, lui usa il situazionismo in favore dello spettacolo, non contro di esso. S'è fatto reazionario. Si professa addirittura sovranista (cioè fascista 2.0, come la Le Pen). Non mi resta che affidare all' icasticità di un gesto l' espressione del mio giudizio in merito. Complimenti a tutti (Non lo dico io, lo dice l' ufficio preposto).
2 - CARLO FRECCERO: "CHE CATTIVERIA, RISPONDERÒ SOLO NEL MIO LIBRO"
Antonello Caporale per il “Fatto quotdiano”
"Se dovessi rispondere, la mia replica sarebbe piena di cattiveria per far fronte alle cattiverie delle considerazioni di Luttazzi. Non mi va, non mi piace giungere a questo punto, e nemmeno è questo il tempo. Spiegherò i miei rapporti con Daniele nel libro che scriverò su questa mia ultima esperienza in Rai".
Carlo Freccero cala il sipario e consuma il divorzio dal nome che doveva essere il segno di una direzione ferocemente controcorrente e anarchica. Ecco a voi Daniele Luttazzi, richiamato dopo un esilio di 16 anni. Il comico più fastidioso per la tv pubblica, più spigoloso e meno pop, il più problematico, per via della sua totale sconnessione col sistema politico che governa e sorveglia la tv di Stato. Questione di soldi? Le indiscrezioni riferiscono di una richiesta, da parte dell' autore satirico, di 110 mila euro a puntata.
Troppo per la Rai? Alcuni lo dicono.
Questione allora di contenuti? Sicuramente sì. La soluzione ipotizzata (coprire con un nero le parti eventualmente censurate prima della messa in onda, così da rendere pubbliche e intrinsecamente satiriche anche le azioni di sbianchettatura) sarà parsa troppo avanzata, e magari troppo favorevole all' autore.
daniele luttazzi versione panfilo maria lippi
Luttazzi avrebbe infatti accettato di far visionare (ed eventualmente censurare) il talk show solo a queste condizioni. Certo è che Freccero, accettando la direzione di Rai2 nel tempo in cui leghismo e sovranismo sono parsi divenire parametri politici e culturali di riferimento, annunciò una sovversione del principio dell' etichettatura così tanto imprescindibile in Rai. La convocazione di Luttazzi doveva appunto "scandalizzare" e superare il confine del possibile. Idea che oggi, invece, si dimostra impossibile.