IL CLUB DEGLI SCRITTORI UMILIATI – CHELSEA BANNING, AUTRICE AMERICANA SEMISCONOSCIUTA, HA CONDIVISO SU TWITTER LA DELUSIONE PER UN FIRMA-COPIE DEL SUO LIBRO ANDATO DESERTO. L'HA CONSOLATA STEPHEN KING: “ALLA PRESENTAZIONE DEL MIO ‘LE NOTTI DI SALEM’ SI PRESENTÒ SOLO UN RAGAZZINO CHE MI CHIESE: ‘EHI AMICO, SAI DOVE CI SONO DEI LIBRI NAZISTI?’” - L'ESPERIENZA DI MARGARET ATWOOD: “AL MIO FIRMA-COPIE VENNE SOLO UN TIZIO CHE VOLEVA COMPRARE UNA BOTTIGLIA DI LIQUORE”
Estratto dell'articolo di Francesco Musolino per “Il Messaggero”
Mai organizzare presentazioni letterarie la domenica, o il mercoledì. Guardatevi bene dal farla coincidere con la partita di calcio della Nazionale o la Champions League e ovviamente, anche il traffico e persino il vento possono giocare tiri mancini. Se per un autore l'incubo peggiore è quello di non venir pubblicati, in seconda posizione c'è il buco nell'acqua ovvero l'evento letterario con zero lettori, fra le sedie vuote e tanto imbarazzo. […]
E può capitare a tutti, compresi il Premio Strega Paolo Giordano e lo scrittore romano Paolo Di Paolo che ce lo hanno raccontato. La scintilla è arrivata via social. Pochi giorni fa, Chelsea Banning, un'autrice americana piuttosto sconosciuta, ha condiviso in tweet tutta la propria delusione poiché al firma copie per il suo libro si sono presentati solo due amici. E lo sguardo della donna vagava fra le sedie vuote, con disperazione. Ma il web tanto biasimato, talvolta ci regala grandi emozioni.
E così, replicando alla Banning, Stephen King ha svelato che il primo firmacopie de Le notti di Salem (correva l'anno 1975) è andato completamente deserto, tranne un ragazzino che gli ha chiesto a bruciapelo: «Ehi amico, sai dove ci sono dei libri nazisti?». E per incoraggiare la Banning, ha twittato, «Benvenuta nel club» […]
Ecco Margaret Atwood («al mio firma copie non è venuto nessuno, tranne un ragazzo che voleva comprare una bottiglia di liquore e pensava che io fossi un'addetta alle vendite»), Neil Gaiman, Jonathan Coe e Dave Nicholls che ha ricordato quel giorno in cui «il personale della libreria prese posto per non lasciare tutte le sedie vuote», aggiungendo calorosamente: «Non scoraggiarti! È un rito di passaggio». […]
E in Italia? Nel Belpaese in cui molti scrivono, leggere è una rarità. Basta dire che delle circa 70mila novità annue che invadono gli scaffali, appena il 4% supera le mille copie. Noi abbiamo contattato dieci autori di prima fascia che hanno ricordato quel giorno sfortunato in cui c'erano 2-3 persone fra il pubblico ma soltanto due scrittori si sono spinti oltre, senza timore di rovinare il proprio status.
«Una sala vuota, le zero presenze sono un'esperienza formativa che non si può non fare», racconta al Messaggero il 40enne torinese Paolo Giordano, vincitore del Premio Strega e del Campiello Opera Prima con La solitudine dei numeri primi. «Ricordo un reading a Paestum qualche anno fa, con una parte musicale di accompagnamento, piuttosto complessa, suonata dal vivo. Non è venuto nessuno. Non ho mai capito perché».
E le consuete giustificazioni di rito? «Faceva un freddo anomalo ed era un evento all'aperto, vero, ma il freddo può non far venire proprio nessuno?», si domanda l'autore tornato recentemente sugli scaffali con il suo nuovo romanzo, Tasmania (Einaudi): «In ogni caso, lo abbiamo fatto tutto. Un reading davanti a cinquecento sedie di plastica vuote. Le rivedo tutte, come se fosse ora».
È successo anche al 39enne romano Paolo di Paolo che ammette con candore, «sia con i primi libri che più di recente, perché può sempre capitare la congiuntura sfavorevole». E nello specifico - l'autore de Lontano dagli occhi, vincitore del Premio Viareggio Rèpaci 2020 - rammenta: «Nel 2003 ad un evento milanese, non arrivarono nemmeno i libri e non venne nemmeno la presentatrice, che a sua volta diede buca perché mancavano anche i suoi».
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