
ANATOMIA DI UN SOLDATO - ALL’ACCADEMIA MILITARE DI MODENA L’EX CAPITANO DELL’ESERCITO INGLESE HARRY PARKER TORNATO DALL' AFGHANISTAN SENZA PIÙ LE GAMBE SPIEGA LA GUERRA AI CADETTI: “SE LE PERSONE CHE MI HANNO FATTO QUESTO ENTRASSERO QUI ADESSO, GLI OFFRIREI DA BERE” - LA SUA STORIA E’ DIVENTATA UN CASO EDITORIALE
Matteo Nucci per Il Venerdì - la Repubblica
Quando Harry Parker appare nell' Aula Magna dell' Accademia militare, i 389 allievi ufficiali che riempiono fino all' ultimo posto la grande platea sanno già tutto di lui. Nella rigorosa rigida compostezza con cui aspettano, di là dal grande banco su cui è inciso il motto dell' Accademia - Una Acies (una sola schiera) - vedono un trentatreenne inglese del Wiltshire che dieci anni fa ha prestato servizio come capitano in Iraq e che nel 2009, in Afghanistan, nel distretto di Nad-e-Ali, al termine di un giro di ricognizione nei dintorni della base, è saltato su una mina, ha rischiato di morire durante il trasporto in elicottero, ha perso entrambe le gambe e ora cammina su due ipertecnologiche protesi. Sanno tutto di lui, i cadetti che riempiono l' aula.
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Sono ragazzi fra i 18 e 22 anni, seguono ogni giorno corsi di altissimo livello per diventare ufficiali dell' Esercito e dell' Arma dei Carabinieri e in Harry Parker forse aspettano di conoscere da vicino la realtà, quel che davvero può accadere quando si lasciano le aule e si entra in azione. Ma mentre lui si avvicina e accenna un saluto, oltre al legno levigato della cattedra, quel che chiunque sia in platea può vedere è solo la giacca, la cravatta e il volto timido del capitano che ha continuato a lavorare per l' Esercito, prima di tornare a vita privata, dedicarsi alla pittura e alla scrittura e scrivere un libro che è diventato un caso letterario. Moltissimi fra i cadetti lo hanno letto.
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S' intitola Anatomia di un soldato (Big Sur, pp. 349, euro 17,50) ed è un formidabile romanzo di guerra e pace che caso letterario è diventato grazie alla sua possente letterarietà. Parker, infatti, non si è limitato a raccontare, riplasmandola, la sua esperienza.
Lo ha fatto scegliendo una prospettiva apparentemente lontana. In ciascuno dei quarantacinque capitoli del libro, infatti, è un oggetto a parlare e a raccontare attraverso i suoi occhi di oggetto gli avvenimenti: dalla partenza del soldato al suo ritorno in forma dimidiata, dall' amicizia fra due ragazzi afgani divisi dalle scelte in favore o contro l' alleanza occidentale al suo epilogo straziante. Oggetti raccontano, descrivono, cantano un' epopea. Riuscendo a spazzar via ogni retorica e commuovere con i semplici dati dell' obiettività.
Che cos' è davvero la guerra? Come possiamo portare la pace attraverso la guerra? Come possiamo stabilire relazioni con gli uomini e le donne dei Paesi in cui ci spostiamo con operazioni militari di peacekeeping se non ne conosciamo davvero la cultura e la lingua? Perché il nostro equipaggiamento ci rende solo apparentemente invulnerabili? E come possono questi oggetti che noi occidentali possediamo in enorme abbondanza fronteggiare la completa assenza di oggetti che invece caratterizza i popoli che vivono nei luoghi in cui entriamo?
ANATOMIA DI UN SOLDATO HARRY PARKER
Le domande che suscita il libro e che Harry Parker sviscera con la sua traduttrice, Martina Testa, forse non hanno risposta. Ma l' importante è porsele. Il libro, attraverso l' intreccio costituito dalla storia del soldato BA5799 (come è nominato Parker dai suoi oggetti), e dal destino dei giovani afgani Latif e Faridun, ci ripete costantemente che le relazioni con i Paesi in cui entriamo sono decisive e che è lì il nostro punto debole, la nostra presunzione occidentale, la nostra arroganza.
«È difficile calcolare la distanza che c' è fra le nostre azioni, il nostro impegno sul campo e le strategie politiche di cui spesso sappiamo pochissimo» spiega Parker di fronte a una delle domande più pericolose della platea.
«Io posso solo giudicare il mio lavoro e quello che ho visto. Persuadere i locali a stare con il governo è difficile e noi dobbiamo prepararci molto di più a capire i popoli con cui abbiamo a che fare». Compito durissimo se si è sostituiti in continuazione e non si ha neppure un' idea complessiva del Paese.
miliziano afghano a guradia del distretto di achin
«Non sono stato che in un piccolo rettangolo di Afghanistan» spiega Parker a una cadetta afgana, «non conosco il tuo Paese. Sono stato trasportato da un aeroplano militare. Ho visto montagne ai miei fianchi eppoi la terra su cui ho vissuto per giorni e notti, un piccolissimo rettangolo di terra. Nient' altro». Quel che ha visto e anche quel che non ha visto ai cadetti interessa eccome.
ACCADEMIA MILITARE DI MODENA GIURAMENTO DEI CADETTI
«La guerra non è quel che ci viene raccontato. Non è lo stereotipo in bianco e nero a cui ci siamo abituati. Capire le ragioni e i torti non è semplice. Dobbiamo sempre compiere uno sforzo per metterci in discussione. Perché i soldati non sono oggetti. Noi usiamo molti oggetti. C' è una mostruosa asimmetria fra l' equipaggiamento degli occidentali e la nudità di coloro con cui hai a che fare. Ma questo ci restituisce la nostra dimensione di uomini».
Del resto, è altro ancora quel che interessa chi si sta preparando per missioni analoghe. Forse quello che stupisce chiunque legga il libro è quando il soldato BA5799, tornato a casa e sulla via della rieducazione motoria con le sue protesi sempre più perfette, in un pub spiega all' amico: «Se le persone che mi hanno fatto questo entrassero qui adesso, gli offrirei da bere». Com' è possibile affermarlo? Non cambierebbe nulla, Harry Parker, del suo passato? «Nulla. Se mio figlio volesse ripercorrere la mia strada non glielo impedirei. La responsabilità di un soldato è fare tutto quello che deve nel posto che gli è stato assegnato, ma senza rinunciare a guardare oltre.
Una cosa è la professionalità e un' altra l' umanità che ci appartiene in maniera primaria. Una cosa è la gerarchia militare e un' altra la gerarchia interiore che ci spinge a fare i conti con noi stessi». Ossia quello che ha permesso a Parker di affrontare il ritorno, la lunga convalescenza, un anno di cure, quel male che chiamiamo astrattamente post-traumatic stress disorder e che può generare rabbia e aggressività. Ma non c' è rabbia in Parker. «Può sembrare assurdo ma non vorrei tornare indietro».
C' è tempo ancora per domandare cosa manchi ora a Parker della sua vita militare: «Scrivere e dipingere sono esercizi solitari. Il soldato lavora esclusivamente in équipe. Mi mancano la solidarietà e il cameratismo di una vita condivisa dal mattino alla sera per raggiungere un obiettivo». Tutto sembra finito, mentre le centinaia di allievi ufficiali applaudono Parker. Ma deve succedere ancora qualcosa.
Perché lui cammina lungo la pedana, raggiunge le scale e le scende, e finalmente appaiono le due OttoBock genium X3, risultato della ricerca dell' esercito americano per restituire ai militari vittime di amputazione transfemorale non soltanto la possibilità di tornare alla vita quotidiana ma addirittura in pieno servizio. Allora qualcosa improvvisamente cambia. Un brivido improvviso e solidale cresce.
Neppure il più perfetto addestramento a un contegno saldo e rigoroso potrebbe nascondere quel che si fa strada attraverso gli occhi dei ragazzi sull' attenti. È un momento unico e sfuggente, altissimo e effimero. Improvvisamente è chiaro che Harry Parker oggi è le sue gambe, le sue nuove gambe, tutto quel che ha sofferto per diventare se stesso. Il libro assume tutto un altro valore.
Le protesi che parlano al capitolo 40 sono qui, nel Palazzo Ducale che fu della Corte Estense per due secoli fino a quando nel 1757 furono inaugurati i primi corsi dedicati ai cadetti. Harry Parker passa tra gli allievi ufficiali con discrezione, poi si ferma di fronte alle enormi pile di libri e comincia a firmarle. A ciascuno augura fortuna e ciascuno gli dice grazie.
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