STRAZIANTE LETTERA DI ADDIO DI MUGHINI A BIMBA DE MARIA, GIORNALISTA CHE HA SCORRAZZATO PER TUTTE LE SCIAGURE E LE GUERRE DEL MONDO, MORTA A 72 ANNI TRE GIORNI FA - "IL NOSTRO TEMPO È PASSATO. E’ PASSATO, BIMBA. NON NE ESISTE PIÙ NULLA. TI VOGLIO BENE, E MI STRAZIA NON POTERTELO DIRE MENTRE TI BACIO IN FRONTE"
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, Bimba De Maria è morta a 72 anni tre giorni fa. E’ stata una delle quattro o cinque donne che ho più amato nella mia vita e dalle quali ho appreso tutto ciò che so in fatto di dolore e di felicità.
C’eravamo conosciuti ben lontano nel tempo, nel millennio scorso, in una stanzuccia di redazione di un quotidiano di cui non sono in molti a ricordarsi, il “Paese Sera”, una stanzuccia dov’eravamo annidati l’uno accanto all’altro Paolo Zardo (un gentiluomo comunista di quel tempo, non c’è più), Fiamma Nierenstein (è stata sul punto di diventare ambasciatore di Israele in Italia), Bruno Manfellotto (futuro e valoroso direttore dell’ “Espresso”), Fabrizio Coisson (sarebbe diventato vicedirettore del “Corriere della Sera” non fosse che la sua unica ambizione nella vita era comprare e vendere libri rari francesi), Elisabetta Rasy (oggi pregiata fra gli scrittori italiani contemporanei).
In un’unica stanzuccia, e ne sto dimenticando. Bimba era di una bellezza aggressiva e imbarazzante, una bellezza di cui sapeva tutto quanto all’esibirla. La prima volta che siamo andati a cena insieme ne ero talmente annichilito, che non riuscivo a guardarla in faccia. Nel dire quello che sto dicendo di lei, so di non violare la sensibilità di nessuno.
Non del suo primo marito, da cui era già separata e che ricordo con stima e simpatia. Non di sua figlia, che era allora piccoletta. Non del suo compagno degli anni migliori, il giornalista comunista e mio amico Aniello Coppola, che Bimba conobbe a cena a casa mia.
Quando Aniello è morto, nel 1987, e credo lui avesse lui allora appena 66 o 67 anni, sono rimasto in piedi innanzi alla sua bara un paio d’ore, e a un tratto ho ritrovato e abbracciato Bimba. L’ho poi vista una ventina di anni fa, quando lei è venuta a cena da me e Michela, e lei ha detto a Michela che io “l’avevo amata molto”. Verissimo.
In questi ultimi vent’anni mai più sentita e sebbene lei sapesse che continuavo ad adorarla come persona che aveva lasciato le sue stimmate sulla mia vita. Me ne dolevo che lei non si facesse viva, quanto a me io non chiamo mai nessuno.
Beninteso lo sapevo che lei aveva perduto e stava perdendo tutto, la sua bellezza, il suo lavoro in Rai (dove aveva scorrazzato per tutte le sciagure e le guerre del mondo), ovviamente Aniello: morto quando lei era poco più che quarantenne. Ma soprattutto lei aveva perduto il paesaggio che era stato quello della sua giovinezza e del suo femminismo furente.
Bimba De Maria - Copyright Pizzi
Il paesaggio di cui era un simbolo la nostra stanzuccia al “Paese Sera”, il mondo diviso tra buoni e cattivi, la sinistra e la destra, o sei amico dei comunisti o non sei, le donne che chiedono pari dignità e pari voci, i Paesi del Terzo Mondo che rivendicano libertà e giustizia.
Tutte cose di cui non esiste più una briciola, tutte cose che a rivendicarle oggi appaiono grottesche e ti ci devi abituare al fatto che il nostro tempo è passato. E’ passato, Bimba. Non ne esiste più nulla. Ti voglio bene, e mi strazia non potertelo dire mentre ti bacio in fronte.