fabrizio salini marcello foa

"SUBITO I NUOVI VERTICI RAI" - PD E LEGA SPINGONO DRAGHI A SILURARE FOA E SALINI CHE HANNO PROVATO AD ACCREDITARSI CON IL SOTTOSEGRETARIO DI PALAZZO CHIGI, ROBERTO GAROFOLI - A VIALE MAZZINI SONO IN CRISI PER LA GESTIONE CONTE-CASALINO CHE HA LASCIATO 57 MILIONI DI PERDITA D'ESERCIZIO NEL BUDGET 2021 E IL CALO DELLO SHARE NELL'ANNO DELLA PANDEMIA. SENZA CONTARE I 6 PUNTI IN MENO REGISTRATI NELLA PRIMA SERATA DI SANREMO - PER IL DOPO SALINI, E' CORSA A DUE: PAOLO DEL BROCCO E ROBERTO SERGIO

1 - PER LA RAI IL MODELLO BANKITALIA?

Andrea Montanari per https://www.milanofinanza.it

foa salini

 

Il dossier Rai prima o poi arriverà sul tavolo di Mario Draghi. Perché il rinnovo del cda della tv di Stato è storicamente un argomento molto sensibile per il governo in carica e cruciale per tutti i partiti. Per tale motivo l’ex presidente della Bce prenderà tutto il tempo necessario per fare le proprie valutazioni in merito - nel mentre scadono tante poltrone di aziende pubbliche tra le quali Cdp e Ferrovie - ma, pare scontato, utilizzerà un metodo di rigidità che finora lo ha contraddistinto.

 

MARIO DRAGHI

E’ probabile che l’indicazione dei candidati al board, ivi compreso il presidente e il direttore generale, possono ispirarsi alle modalità di nomina sulla falsariga di quanto avviene in istituzioni quali Bankitalia. Da lì, per esempio, arrivò nel 2012, Anna Maria Tarantola chiamata dall’allora premier Mario Monti. E visto il tetto agli stipendi dei manager di Stato (240mila euro) è plausibile che per il ruolo di capo-azienda si possa attingere alle risorse interne a viale Mazzini.

 

I candidati in pole position sono Paolo Del Brocco, in azienda dal 1991 e attuale ad di Rai Cinema e Roberto Sergio, direttore di Radio Rai e già ai vertici di Sipra (oggi Rai Pubblicità) e Rai Way. Mentre il direttore del Tg3, Mario Orfeo, ha chance per assumere l’incarico di direttore di Rai1.

paolo del brocco foto di bacco

 

2 - SI APRE IL DOSSIER RAI PRESSING DI PD E LEGA "SUBITO NUOVI VERTICI"

Giovanna Vitale per "la Repubblica"

 

Non ci pensasse nemmeno il governo Draghi a prorogare il mandato dei vertici Rai. Il messaggio che quasi tutti i partiti - con l'eccezione del M5S - hanno spedito ieri al nuovo esecutivo è chiarissimo e per una volta unanime: alla scadenza di fine maggio, quando cioè il bilancio della Tv di Stato verrà approvato dall' assemblea degli azionisti, Fabrizio Salini e Marcello Foa dovranno fare le valigie. Per consentire il rilancio del Servizio pubblico che l' attuale ad in quota grillina e il presidente voluto (ma poi rinnegato) da Salvini avrebbero invece affossato. Giudizio condiviso, in particolare, da Pd e Lega, uniti in un inedito asse per impedire il rinnovo dei manager della stagione gialloverde.

roberto sergio foto di bacco

 

Dacché Draghi si è insediato, Salini e Foa hanno infatti cominciato a muoversi in tandem, come mai prima, per accreditarsi con i nuovi "padroni" della maggioranza. Puntando, in particolare, sul sottosegretario di Palazzo Chigi Roberto Garofoli, insieme a un paio di ministri tecnici considerato il più sensibile alla causa. Obiettivo: conservare la poltrona, se non per altri tre anni, almeno finché l' emergenza sanitaria non sarà cessata. Mossa che però non è piaciuta alla politica, partita al contrattacco in Vigilanza.

 

roberto garofoli

Ieri l'Ufficio di presidenza ha votato all' unanimità (con qualche distinguo di 5S e FdI) l'invio di un sollecito ai presidenti di Camera e Senato affinché avviino subito l'iter per l' elezione dei nuovi vertici Rai, pubblicando i bandi necessari a designare i quattro consiglieri di nomina parlamentare. Procedura che per il Pd poteva essere attivata sin dal primo marzo, «ovvero 60 giorni prima della scadenza del mandato previsto con il varo del bilancio in Cda entro il 30 aprile», sono scesi in pressing i commissari dem, offrendo un'interpretazione restrittiva che ora a Montecitorio stanno approfondendo.

 

fabrizio salini marcello foa

«Per noi è fondamentale rispettare la regolarità dei tempi, escludendo con nettezza qualsiasi ipotesi di proroga », ha insistito la capogruppo Valeria Fedeli. Parole simili a quelle utilizzate dai colleghi del Carroccio: «Le recenti audizioni del direttore di Rai1 Coletta e dell' ad Salini hanno certificato l'urgenza di consegnare al Paese un' azienda radiotelevisiva che si lasci alle spalle la fallimentare gestione Conte-Casalino». Riassunta in un paio di cifre: 57 milioni di perdita d'esercizio nel budget 2021 (cui aggiungere i 40 milioni di buco da canoni speciali) e il calo dello share nell' anno della pandemia. Senza contare i 6 punti in meno registrati nella prima serata di Sanremo.

GIAMPAOLO ROSSI

 

La prova della controffensiva demo- leghista per riprendersi il timone Rai, rimasto finora saldamente in mano ai 5Stelle con la sponda di Fratelli d'Italia. I quali, grazie al consigliere Giampaolo Rossi, negli ultimi tre anni hanno fatto incetta di posti e promozioni, e ora vorrebbero pure la presidenza. Tant'è che Giorgia Meloni avrebbe già proposto uno scambio a Forza Italia: Fdi non reclamerà la guida della Commissione Vigilanza, che gli spetterebbe essendo l' unico partito di opposizione, ma il centrodestra dovrà sponsorizzare la scalata di Rossi. Difficile tuttavia che Salvini lo consenta.

 

MARCELLO FOA FABRIZIO SALINI

Più propenso a spingere sul fidato consigliere De Biasio o un' altra personalità d' area.

Della partita si sta occupando Giancarlo Giorgetti, cui Draghi e il ministro Franco hanno chiesto una fotografia dello stato di salute dell' azienda, prima di prendere in mano il dossier. E il titolare dello Sviluppo si è messo all' opera, in stretto contatto con il dem Franceschini. Insieme puntano a un ridimensionamento dei grillini e a un riequilibrio nel Servizio pubblico. Alla cui guida il Pd vedrebbe bene Tinny Andreatta, la regina della Fiction traslocata di recente alla concorrenza. Oppure il capo di Rai Cinema Paolo Del Brocco.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?