lo chiamavano jeeg robot

IL SUCCESSO DI “LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT” E’ NEL CAMMINO DI UN EROE CHE NON È SUPEREROE: RICORDA PIÙ I PERSONAGGI DI “GOMORRA” CHE DI “BATMAN” - NEL FILM SONO CONCENTRATE TUTTE LE PAURE DI OGGI, DALLA CONTAMINAZIONE NUCLEARE AL TERRORISMO

JEEG ROBOTJEEG ROBOT

Benedetta Tobagi per “la Repubblica”

 

Un delinquente asociale di Tor Bella Monaca acquista i superpoteri dopo un tuffo radioattivo nel Tevere e diventa emulo di Jeeg robot d’acciaio, cartone giapponese di culto per i nati negli anni Settanta: su una trama così non avrebbe scommesso nessuno, infatti il regista ha cercato fondi per cinque anni e alla fine se l’è prodotto da sé.

 

JEEG ROBOT LO ZINGARO MARINELLIJEEG ROBOT LO ZINGARO MARINELLI

E invece, dopo l’accoglienza entusiastica della critica al Festival di Roma, Lo chiamavano Jeeg Robot, opera prima di Gabriele Mainetti, sta trionfando in sala: oltre due milioni d’incasso in due settimane. Un successo inatteso, soprattutto per un’opera prima, paragonabile alle performance di Se dio vuole e Smetto quando voglio, che però erano commedie, un genere “sicuro”. Come mai questo improbabile spaghetti- manga sta sbancando al botteghino?

 

ylenia pastorelliylenia pastorelli

La trovata di Jeeg, equivalente dei supereroi Marvel nell’immaginario dei giovani adulti italiani, è un’intelligente strizzata d’occhi, ma il successo della pellicola non si fonda sull’effetto-nostalgia: la storia avvince anche chi ignora la saga animata. E il genere dei supereroi da noi non è troppo amato (prova ne sia il flop del Ragazzo invisibile di Salvatores).

 

Per stile e contesto, Jeeg ricorda più la serie Gomorra che non Batman e simili. La rappresentazione iperrealista della periferia romana di Tor Bella Monaca richiama da vicino la Ostia di Non essere cattivo di Caligari, con cui condivide l’attore Luca Marinelli: dramma splendido, ma di nicchia.

ylenia pastorelli e claudio santamariaylenia pastorelli e claudio santamaria

 

«Cos’è un eroe?», chiede uno speaker televisivo nell’ultima scena del film: «Un individuo dotato di grande talento e straordinario coraggio, che sa scegliere il bene al posto del male, che sacrifica se stesso per salvare gli altri ». Il segreto è tutto qui: Enzo- Jeeg è un eroe, prima che un supereroe.

 

il cast del film saluta il pubblico in salail cast del film saluta il pubblico in sala

L’archetipo dell’Eroe e il viaggio iniziatico che lo rende tale sono presenti in tutte le culture ed esercitano un fascino immutabile da secoli. Chris Vogler, nel celebre manuale per sceneggiatori Il viaggio dell’eroe, ne decodifica la struttura alla luce degli studi su miti e archetipi di Joseph Campbell e Jung, e spiega che esso continua a “funzionare” perché tocca i grandi temi esistenziali: il bene, il male, cosa ci porti a scegliere l’uno o l’altro. Successi planetari come la saga di Star Wars sono variazioni sul tema del “viaggio dell’eroe”.

 

lo chiamavano jeeg robot  4lo chiamavano jeeg robot 4

E così pure Jeeg, che lo adatta a una periferia dell’Italia di oggi, una terra sventurata, quindi assai bisognosa di eroi che, recita il finale, ravvivino la speranza in un futuro migliore. Gli autori hanno assimilato a fondo la lezione del grande cinema americano: lo script è costruito alla perfezione e radicato negli archetipi di cui siamo sempre più affamati, in un mondo povero di miti, riti e simboli. Nella Roma di Jeeg sono concentrate tutte le paure del presente: dalla contaminazione nucleare al terrorismo.

 

lo chiamavano jeeg robot  2lo chiamavano jeeg robot 2

Lo scontro archetipico bene-male è attualizzato in chiave narcisista: il cattivo, lo Zingaro, è pronto a tutto pur diventare famoso e avere milioni di visualizzazioni su YouTube, dalla collaborazione con la camorra alla strage allo stadio. Enzo-Jeeg (un eccezionale Santamaria), fallito, emarginato, è il tipico “eroe riluttante”, come il Léon di Luc Besson. Dei super-poteri non sa che farsene, da principio li impiega solo per le rapine; diventa celebre suo malgrado. Non sono i superpoteri a renderlo eroe, ma l’amore.

 

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOTLO CHIAMAVANO JEEG ROBOT

Mentore della trasformazione è Alessia, una ragazza disadattata, figlia abusata di un ex complice di Enzo, che sfugge all’angoscia dei traumi rifugiandosi nel mondo di Jeeg Robot: un’idiota portatrice della saggezza del cuore che ricorda le storielle della tradizione ebraica, uno dei più bei personaggi femminili del nostro cinema recente (Ilenia Pastorelli, già concorrente del Grande Fratello, è una rivelazione).

 

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOTLO CHIAMAVANO JEEG ROBOT

Enzo s’innamora della sua fragilità, desidera proteggerla. Riconosce la propria incapacità di amare, “insegnami tu”, le chiede; per la prima volta, incontra qualcuno che creda in lui. L’amore per Alessia si trasforma in qualcosa di molto più grande. Enzo comincia ad agire da eroe non per vendetta (stile Tarantino), né per “salvare il mondo”, ma perché vede il volto di lei dietro quello di ogni persona che ha bisogno d’aiuto. Solo l’amore salva, educa (in senso letterale: tira fuori il meglio) e trasforma, persino nelle realtà più disperate: il messaggio di Jeeg è affine a quello del film di Caligari.

 

lo chiamavano jeeg robot  6lo chiamavano jeeg robot 6

L’intuizione felice di Mainetti è alleggerire il dramma con elementi da action movie e fantastici, che sospendono l’incredulità, ci fanno tornare un po’ bambini e abbassano le nostre difese ciniche e disilluse. Mainetti e i suoi sceneggiatori hanno manipolato gli ingredienti di un fumettone trash romano come alchimisti, distillando una grande storia di amore e di riscatto capace di toccare il cuore.

 

 

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…