SUSANNA, GABRY, ALBACHIARA, SILVIA: A 10 GIORNI DAL CONCERTONE DI MODENA LE RAGAZZE E GLI AMICI CHE ISPIRARONO I SUOI SUCCESSI RACCONTANO LA STORIA VERA DI VASCO - SUSANNA LO INCONTRO' IN DISCOTECA: "FU LUI AD INNAMORARSI DI ME. FRA NOI C'È STATO SOLO UNO SCAMBIO DI BACI, ANCHE PERCHÉ C'ERANO DIECI ANNI DI DIFFERENZA, IO AVEVO 16 ANNI. UNA VOLTA MI DISSE: "FA' CHE LA PRIMA VOLTA SIA ROSA E LA VITA SARÀ SEMPRE ROSA" - L'ORIGINE DELL'INNO GENERAZIONALE “SIAMO SOLO NOI”: "MIA MAMMA MI SGRIDAVA SEMPRE" - VIDEO
1 - SIAMO SOLO NOI: SUSANNA, SILVIA, MARCO QUELLI CHE SONO FINITI NELLE CANZONI DI VASCO
Franco Giubilei per “la Stampa”
Quando Vasco Rossi faceva il dj allo Snoopy, 40 anni fa, vide una ragazzina tutta colorata «che quando va a ballare sembra un' aranciata» et voilà, Susanna diventò una canzone di Colpa d' Alfredo , terzo album di un giovane rocker che stava inventando un nuovo immaginario musicale superando lo schema del cantautore nostrano, stretto fra impegno politico e riletture di maestri americani alla Dylan.
Capace come nessuno di raccontare noia e disincanto della provincia italiana del Riflusso a partire dalla sua Zocca (Modena), Vasco ritrasse una lunga serie di personaggi reali proprio come Susanna Marani, 55 anni, che andava a ballare allo Snoopy, non lontano da Modena Park dove il 1° luglio arriveranno in 220 mila ad ascoltare Vasco rockstar.
Susanna ha un ricordo preciso di quella volta che raccontò ai genitori che sarebbe andata al cinema e invece si presentò in discoteca con una maglietta col numero 28 stampato sopra secondo la moda di allora. Nel brano che Vasco le intitolò, i dettagli sono puntuali: «Susanna ha la maglietta numero 28/coi ricciolini in testa sembra proprio un confetto/e non sta mai ferma un attimo/gira dappertutto/ E quando pensi di fermarla è già passata da un anno».
GLI AMICI DI VASCO ROSSI - SUSANNA MARANI
«Doveva essere la fine del '77 o gennaio '78, e dev' essere stato lui ad avvicinarmi allo Snoopy, perché io ero sempre molto sfuggente. Fu lui ad innamorarsi di me - dice oggi Susanna Marani -.
L' estate successiva ho convinto i miei a portarmi a Zocca. Ero veramente una bambina vivace, dicevo che andavo a scuola e invece andavo a Punto Radio, perché c' era Vasco. Ci trovavamo al bar Olimpia a strimpellare Non siamo mica gli americani ».
Una relazione quasi platonica ma significativa: «Fra noi c' è stato solo uno scambio di baci, anche perché c' erano dieci anni di differenza, io avevo 16 anni e lui 26.
Una volta mi disse: Susanna, fa che la prima volta sia rosa e la vita sarà sempre rosa». Frequentando Vasco e sfidando il padre, che quel rapporto non lo vedeva proprio, Susanna vede nascere le canzoni di Colpa d' Alfredo : «Le aveva tutte già scritte in casa, le cantava a sua mamma in cucina».
Una sera il rocker va a prenderla in macchina per portarla al Punto Club a Zocca e la canzone che mette su la riguarda molto da vicino: «Ho una sorpresa per te, mi disse, ha messo la cassetta nello stereo della sua Bmw nera e c' era la versione di Susanna con la chitarra e basta».
GLI AMICI DI VASCO ROSSI - MARCO MANZINI
Susanna, La Strega, Gabry, Albachiara, Silvia, tutte ragazze che Vasco conosceva e frequentava, alcune più importanti, altre meno, ma tutte fonti di emozioni che finivano nei brani che componeva, stabilendo un rapporto fortissimo con la sua gente, in un affresco della provincia italiana che lo stava facendo diventare l' artista amato più visceralmente dal pubblico.
«Silvia fai presto, che sono le otto», e Silvia B., oggi 55enne, allora vicina di casa di Vasco a Zocca, si trasforma nel suo primo 45 giri. Insegna alle superiori, filosofia e psicologia, e ha aspettato molti anni prima di confidare all' artista che sì, quella canzone la rispecchiava eccome: «Insieme alle mie amiche andavo a Punto Radio e al Punto Club, ero molto timida; una volta chiesi a mia madre di andare al Punto e lì Vasco presentò il primo disco: ha cantato Jenny e Silvia e dopo ha detto: per Silvia mi sono ispirato a una ragazza che stava a Zocca e si è trasferita a Modena. Si sono girati tutti verso di me, io non avevo capito che ero io».
«Silvia si ferma a fantasticare», recita il testo, e lei ci si è ritrovata: «Ho avuto a lungo il desiderio di incontrarlo per dirgli che aveva colto un aspetto vero di me. Glielo dissi a Zocca qualche anno fa: sogno e fantasia sono fondamentali perché aiutano ad alleggerire il peso della realtà e a proiettare lo sguardo verso il futuro».
Nel bar di Zocca Il Bar BiBap di Zocca è il regno di Marco Manzini, 60 anni, fedelissimo di Vasco della prima ora: la «combriccola del Blasco» era fatta di amici montanari come lui, a fianco del musicista a Punto Radio e allo Snoopy, giù in pianura.
Anche Marco si è ritrovato in una sua canzone: «Mi considerava un po' un illuso, un idealista, ecco perché credo che quel brano mi riguardi». Condivise con l' amico aspirante star gli inizi difficilissimi, in qualità di tecnico: «Ho fatto le prime dieci date con lui, quando arrivavamo nelle discoteche per un concerto ed eravamo più numerosi noi del pubblico Poi ho lasciato, perché quella vita da zingaro non faceva per me».
Vasco, secondo l' amico del BiBap, è un cantastorie che discende da personaggi come Fontanella, uno che andava per i ristoranti del paese cantando il ritratto in musica della gente del posto: «Vasco le sapeva tutte a memoria quelle canzoni, tutto parte da lì».
2 - «MIA MAMMA MI SGRIDAVA SEMPRE COSÌ HO SCRITTO "SIAMO SOLO NOI"»
Stralcio del libro “Vasco XL” pubblicato da “la Verità”
Siamo solo noi. Per parlarvi di questa canzone devo prima tornare al periodo in cui l' ho scritta, gli anni '80. Ero molto giovane, e questa canzone, poi diventata un inno generazionale, è proprio un inno di ribellione giovanile: segna il momento in cui dall' adolescenza ci si affaccia al mondo degli adulti e comincia lo scontro. Siamo solo noi nasce da una frase che mia mamma mi diceva quando ero piccolo, per rimproverarmi: «Sei solo te, sei solo te!».
L' ho trasformata in «siamo solo noi» come risposta collettiva alla generazione dei più grandi, alle loro regole, ma anche alle abitudini, alle idee. A principi e concetti che a noi non andavano più bene! Nasce come risposta di una generazione, come se a nome di tutti parlassi ai nostri genitori.
Perché tutti, chi più chi meno, passiamo dalla fase dello scontro con i genitori, e a quei tempi lo scontro era particolarmente forte, venivamo dagli anni '70! «Siamo solo noi». Intanto, è una dichiarazione di intenti: siamo solo noi, sono solo io. Va bene, prendo atto del fatto che sono solo io, che siamo solo noi, quelli che andiamo a letto «la mattina presto» e «ci svegliamo con il mal di testa». Cioè: non solo andiamo a letto tardi, addirittura andiamo a letto la mattina presto!
Insomma esageravamo, perché si tende sempre a esagerare, fare un po' di più di quelli che ci hanno preceduti. Però era anche una risposta: sì, andiamo a letto la mattina presto e ci svegliamo con il mal di testa, va bene? E allora? Ma lo sentiamo noi il mal di testa, siamo consapevoli di quello che facciamo e ne paghiamo anche le conseguenze. Abbiamo il mal di testa, noi. E ci prendiamo le nostre responsabilità: facciamo tardi, beviamo troppo, fumiamo troppo, ci svegliamo col mal di testa e ci passerà! [] Jannacci era un genio della musica italiana, uno dei miei punti di riferimento, un maestro! Io compravo tutti i suoi dischi, ed ero pazzo per Vincenzina e la fabbrica, o per quella dell' Armando che cade giù dalla macchina durante una fuga notturna di malviventi, «è caduto giù l' Armando», ma alla fine gli scappa «ho buttato giù è caduto l' Armando». Fenomenale! Un' ironia fenomenale.
A un certo punto scrisse una canzone: Quelli che. Una canzone rivoluzionaria per la scrittura: si arrivava da cantautori che scrivevano canzoni molto raccontate, c' era sempre una storia, tipo «lunga e diritta correva la strada» (con l' eccezione di De Gregori, che usava immagini molto più vicine alla poesia). Mentre io cercavo la sintesi, l' impazienza rock.
Quella fu, secondo me, la prima volta di una canzone tutta svolta intorno a una frase, quasi uno slogan come piaceva a me: «quelli che vomitano», «quelli che non si divertono mai neanche quando ridono», eccetera. Penso mi abbia ispirato quando mi è venuta in mente l' idea di Siamo solo noi. Non dico che avessi in mente tutto quello che poi ho scritto, ma in un certo senso sì.
Ma andiamo avanti. «Siamo solo noi che non abbiamo vita regolare». Ecco, a quei tempi il lavoro (che non era un problema drammatico come oggi) era in banca, o in comune, c' era la fissazione del lavoro sicuro. E a noi questa cosa non piaceva, perlomeno a me non piaceva, ed è per questo che poi ho scritto Vita spericolata.
Quindi, quel «che non abbiamo vita regolare» era una provocazione: non abbiamo una vita come la volete voi, secondo il vostro schema regolare. Ma noi in realtà ce l' avevamo la nostra vita regolare, per noi era regolare andare a letto la mattina presto!
«Che non ci sappiamo limitare», anche qui secondo i vostri canoni. È vero che non vogliamo dei limiti, o meglio vogliamo trovare noi i limiti nelle cose, vogliamo provare quei limiti Io ho sempre parlato di me nelle mie canzoni, ma poi mi sono accorto, ed è stata una scoperta straordinaria, che in fondo siamo molto uguali. Pensavo che fossero tutte sensazioni soltanto mie, e quando ho capito che eravamo in tanti a provare le stesse cose, è stata una bella consolazione. Pensavo di essere solo io e invece fondamentalmente tutti, sotto sotto, molto equilibrati non siete!
Siamo solo noi, certo che siamo solo noi. [...]«Che non abbiamo più rispetto per niente, neanche per la mente». Ecco, sempre il rimprovero! È vero, non abbiamo rispetto per tutte le cose che ci avete detto, per tutte le favole che ci avete raccontato, per tutte le stronzate in cui avete creduto! Venivamo dagli anni '70, quando eravamo convinti di poter cambiare il mondo: «Mettete dei fiori nei vostri cannoni, facciamo l' amore non la guerra, la fantasia al potere, potere alla fantasia». Non era poco come viaggio, come utopia, erano sogni notevoli che dovevano per forza prima o poi infrangersi contro la realtà, che è dura, è complessa.
«Siamo solo noi quelli che poi muoiono presto»: certo, perché tutti ci accusavano di essere autodistruttivi, ma non avevano capito niente. Era tutto il contrario, era voglia di vivere, di vivere al massimo, era voglia di sperimentare i propri limiti, di «vivere pericolosamente», come dice Nietzsche. Allora a me non interessava (e non mi interessa adesso) la durata della vita, quello che conta è come la vivi.
3. TESTO DI “SIAMO SOLO NOI” – VASCO ROSSI
Siamo solo noi
che andiamo a letto la mattina presto
e ci svegliamo con il mal di testa
siamo solo noi
che non abbiamo vita regolare
che non ci sappiamo limitare
siamo solo noi
che non abbiamo più rispetto per niente
neanche per la mente
siamo solo noi...
quelli che poi muoiono presto
quelli che però è lo stesso
siamo solo noi
che non abbiamo più niente da dire
dobbiamo solo vomitare
siamo solo noi
che non vi stiamo neanche più ad ascoltare
siamo solo noi
quelli che non hanno più rispetto per niente
neanche per la gente
siamo solo noi
quelli che ormai non credono più a niente
e vi fregano sempre ...sì...
siamo solo noi
che tra demonio e santità è lo stesso
basta che ci sia posto
siamo solo noi
che facciamo colazione con un toast
del resto
siamo solo noi
quelli che non han voglia di far niente
rubano sempre
siamo solo noi
generazione di sconvolti che non han più
santi né eroi
siamo solo noi
siamo solo noi
siamo solo noi