IL TATUAGGIO, LO “SCASSO DEL CORPO”: COME DISEGNARE LA PROPRIA IDENTITA’ SULLA PELLE

Laura Leonelli per Il Sole 24 Ore

Non tornavano mai senza. Una farfalla per continuare a rubare, una tigre per giurare vendetta, una croce per gridare la propria sofferenza, e un maiale, je suis un cochon au lit, per non illudere nessuna donna. Non tornavano mai senza tatuaggi i soldati del Bat d'Af, i famigerati battaglioni disciplinari, parte integrante del Biribi, un tempo gioco d'azzardo prediletto da Casanova, e dal 1830 al 1962 strumento di repressione dell'esercito francese.

Un inferno, una Cayenne affacciata sul Mediterraneo, un luogo di sadismo e di crudeltà estrema che suggerì ad Albert Londres, mito del giornalismo d'oltralpe, il titolo Dante n'avait rien vu alla sua lunga inchiesta sui detenuti militari in Algeria. Fu lo stesso Londres, nel 1924, a definire il tatuaggio la poésie de la canaille malheureuse, la rima baciata, l'endecasillabo delle canaglie infelici, dei cattivi ragazzi che i bassifondi di Parigi, città sensibile al piacere del narrare, avevano già battezzato con il nome di Apaches.

E agli indiani metropolitani d'altri tempi, ai ladri, agli scassinatori, agli irregolari di ogni tipo rigorosamente tatuati e rigorosamente in prigione è dedicato lo splendido volume Mauvais garçons. Portraits de tatoués 1890-1930, firmato da Jérôme Pierrat, caporedattore della rivista «Tatouage», da Éric Guillon, esperto di giustizia militare, e pubblicato dalla casa editrice parigina «La Manifacture de Livres», specializzata nel mondo criminale francese e internazionale.

Uno accanto all'altro sfilano 175 "ragazzacci", ritratti dalla polizia al momento dell'arresto, e molte immagini, parte della collezione degli autori, sono inedite. Perché scattare queste foto, che affiancavano al classico profilo della scheda giudiziaria, la visione di pettorali, pance, braccia, mani, schiene, gambe e piedi interamente ridisegnati dall'ago di uno dei tanti maestri del tatou? Perché il tatuaggio era una carta d'identità, un codice di appartenenza. Le stigmate, insieme alla sifilide, di una vita violenta e ai margini.

Nel gergo malavitoso si chiamava la bousille, lo scasso, come se quel disegno, nato pungendo, entrasse sotto la pelle e aprisse le porte dell'intimità dell'uomo, svelando angosce, odio, amore, speranze. Il primo a rendersene conto, anche solo per rispondere alla brutalità del saggio di Cesare Lombroso, L'uomo delinquente del 1876 - nel quale il medico italiano affermava che il grado di criminalità si giudica dai tatuaggi - fu Alexandre Lacassagne, professore di medicina legale all'università di Lione.

Nel suo studio Les tatoutages, étude antropologique et médico-légale, pubblicato nel 1881, Lacassagne sostiene che la bousille era il risultato dell'impossibilità di agire, del vuoto, della frustrazione di non poter esprimere in altro modo le proprie idee e i propri stati d'animo. Tesi, questa, basata sull'osservazione di 2.400 tatuaggi, distribuiti sul corpo di 400 soldati della fanteria leggera d'Africa, ovvero il Bat d'Af, unità che arruolava in Tunisia, Marocco e Algeria giovani bracconieri di campagna, ladri delle grandi città, trafficanti e pregiudicati di ogni tipo, ancora in debito con il servizio militare, e naturalmente gli stessi militari con seri problemi di disciplina o eccesso d'indipendenza.

La pelle raccontava un romanzo, scritto da due autori, perché prima del caïd, il capo di uno delle tante bande che rastrellavano i faubourgs della Capitale, o di uno dei suoi affiliati, veniva il maestro d'arte, il virtuoso dell'ago e dell'inchiostro blu. I più famosi erano père Remy, sempre in viaggio e alla Villette quando passava per Parigi, père Zéphyrin, famoso per disinfettare con la sua saliva la pelle di ogni cliente, e soprattutto Médéric Chanut, che aveva appreso l'arte del tatuaggio da un marinaio, vissuto in Giappone per molti anni e ricoverato insieme a lui all'Hopital de la Pitie. I malavitosi in cerca di pére Chanut non dovevano far altro che nascondersi nel retro fumoso di un bistro, dietro l'Hopital Saint Antoine.

Erano stati i marinai a portare in Europa l'arte del tatou, all'epoca delle grandi scoperte, e non a caso il veliero, disegnato a vele spiegate sul petto, capace di muoversi a ogni respiro come se avesse preso il largo, rappresentava per i forzati del Biribi il miraggio della futura libertà. Dai marinai, uomini degli spazi aperti, ai condannati alla reclusione il passo è breve. Nessuno tornava dalle fortezze del Bat d'Af senza tatuaggi, e le domande erano inutili e inopportune.

Per capire bastava soffermarsi magari su un avambraccio su cui erano disegnati un paio di zoccoli e un frustino: gli zoccoli facevano parte della divisa del condannato e lo scudiscio dichiarava una pena superiore a un anno. Oppure si poteva scorgere una luna crescente tra le costole, simbolo della Corte Marziale, e non erano pochi i soldati spediti in quell'inferno per lievi infrazioni, a monito dell'intera divisione. Poi c'era il marinaio crocefisso, vittima dei Cols Bleus, gli ufficiali.

E c'erano i maiali, non solo a letto, ma anche "in ufficio", mon bureau, con tanto di kepi sul grugno. E c'erano i caproni e i leoni, entré come un mouton, sorti come un lion si leggeva sul petto di un pregiudicato, tanto per ricordare a quale livello di bestialità spingeva il sadismo delle guardie. E ancora, c'erano le stelle a cinque punte, della passione se tatuate sulla spalla sinistra, dell'infelicità se a destra.

E poi c'erano le ciliegie, emblema della sfortuna, c'era l'alba che inneggiava alla libertà dietro le sbarre, c'erano i baffi, tatuati, vista l'obbligo a rasarsi completamente, e c'era persino Napoleone, perché si poteva essere antimilitaristi, ma sicuramente non antipatriottici. 
Infine, o all'inizio di tutto, c'era la donna, condanna a morte se infedele - e i coltelli fioriscono ovunque su questi corpi - o se amata inserita in un cuore, e poi abbracciata, baciata, esplorata persino in un 69 dipinto sotto il costato, e di nuovo ritratta di profilo, nuda, sorridente, regina, sposa, madonna, compagna di poche ore.

Da questa parte di mondo dove ancora albergava, anche se a pagamento, un po' di tenerezza gli uomini del Biribi attendevano notizie. A portarle sul petto e nel cuore era una rondine. J'attends des nouvelles, mon pensées vont vers elle si leggeva sotto le ali. Ma se le notizie non arrivavano, se all'orizzonte insieme agli ultimi raggi del sole calavano il silenzio e l'oblio, allora non c'era che togliersi la camicia, riprendere l'ago, e lungo la linea retta delle clavicole scrivere tout me fait rire.

 

ttt tin tin tatouage tatouage hot dog jerome pierrat livre mauvais garcons news asdepixel IMG x FS x HMm ae l un des cochons tatoues par l artiste belge d cd f b e fc c eb a d une sculpture de la serie of genuine c f eff fa cde x

Ultimi Dagoreport

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...