1. “UN FILM NON ABBASTANZA BRUTTO DA ESSERE BELLO!”. IL BIOPIC DEI VERSACE È UN FLOP ANCHE PER GLI AMANTI DEL KITSCH ESTREMO MA SCATENA IL DELIRIO NEGLI STATI UNITI 2. “NEW YORK TIMES”: “IL FILM È UN GIOCO AL MASSACRO, CON DONATELLA CHE PASSA LA MAGGIOR PARTE DEL TEMPO A INALARE COCAINA E ALIENARE CHI LE STA INTORNO, AD AVERE DUBBI SU DI LEI E A PREOCCUPARSI DI BOZZETTI NOIOSI. DONATELLA È INTERPRETATA DA UNA RIGIDA PARRUCCA BIONDA E UN PAIO DI OCCHIALI ENORMI CHE SOLO PER CASO SI TROVANO SULLA FACCIA DI GINA GERSHON, IL CUI PRINCIPALE CONTRIBUTO AL PERSONAGGIO SONO LE SUE LABBRA ALL’INFUORI E UN ACCENTO ITALIANO BIASCICATO”

1. VIDEO - IL TRAILER DI "THE HOUSE OF VERSACE"

HOUSE OF VERSACE TRAILER from Jeremy Dann-Soury on Vimeo.

 

2. VIDEO - UN CLIP CON LE SCENE PIÙ "STRAFATTE" DEL FILM: DONATELLA CHE PIPPA, BEVE, E URLA CONTRO GLI ALTRI
http://gawker.com/here-are-druggy-highlights-of-gina-gershons-donatella-1441742230

3. "UN FILM NON ABBASTANZA BRUTTO DA ESSERE BELLO" - IL BIOPIC DEI VERSACE È UN FLOP ANCHE PER GLI AMANTI DEL CAMP ESTREMO
DAGOREPORT

"The House of Versace" è uno dei molti biopic su donne famose (vedi nell'ultimo anno quelli su Liz Taylor e Diana) stroncati dalla critica. Per "New York Times" e "Variety" è una ciofeca.

Secondo il quotidiano, mentre il marchio Versace è urlato, divertente e riconoscibile, il film è un "sussurro, un'imitazione da quattro soldi di un brand di lusso, affondato da buchi nella storia e dialoghi scadenti. A un certo punto Gianni (interpretato da Enrico Colantoni) dice del suo rivale più tradizionale Armani, ‘I suoi vestiti sembrano una pagnotta vecchia di una settimana!' Colantoni dice questa battuta, come molte delle altre, con il giusto senso di disperazione, anche se probabilmente è stato contento di apparire solo nella prima parte di questo terribile film, cioè fino all'omicidio di Gianni a Miami".

Sempre secondo il critico italo-americano Jon Caramanica "Il film è un demolition derby, con Donatella che passa la maggior parte del tempo a inalare cocaina e alienare chi le sta intorno, ad avere dubbi su di lei e a preoccuparsi di bozzetti noiosi. Donatella è interpretata da una rigida parrucca bionda e un paio di occhiali enormi che solo per caso si trovano sulla faccia di Gina Gershon, il cui principale contributo al personaggio sono le sue labbra all'infuori e un accento italiano biascicato".

"Variety" invece si lamenta del fatto che il film "non è abbastanza brutto da essere bello", come molte delle produzioni Showtime, il canale via cavo su cui è stato trasmesso. "La spettatrice media, sbracata sul divano con i suoi sandali e pantaloni da yoga non riesce a provare empatia per Donatella, una che entra in clinica di disintossicazione con un set di valigie Louis Vuitton (e ha detto che "rinunciare ai tacchi è più duro che rinunciare alla cocaina"). Il copione non ha sostanza, sembra un vestito di poliestere appoggiato su una storia che poteva essere avvincente. La sceneggiatrice Rama Stagner salta anche altri fatti drammatici e importanti, come quando a Gianni diagnosticarono il cancro, o l'anoressia di Allegra, figlia di Donatella".

Chiude "Variety" prendendo in giro gli attori non protagonisti, appesantiti da dialoghi come "Io sono il sole e tu sei la luna. Il tuo lavoro è di riflettere la mia luminosità", mentre gli accenti italiani, soprattutto di Colm Feore (che interpreta Santo) e Raquel Welch (che interpreta la zia Lucia), ondeggiano tra la Padre Guido Santucci (il personaggio di un finto prete creato dal comico americano Don Novello) e i mafiosi russi.

Chi invece gli lancia una ciambella di salvataggio è il frocissimo critico di "Gawker", Rich Juzwiak: "Il film è stato dilaniato dalla critica, ma secondo me invecchierà bene come il ruolo di Gina Gershon in ‘Showgirls'. Se non altro, ‘The House of Versace' è un buon esemplare nel sub-genere camp sulle donne in una spirale distruttiva. Come si vede nel clip, Gershon pippa, trinca, tira scarpe, e rompe il suo bicchiere di champagne contro un candelabro, e questo è il suo wake-up call, il suo momento di risveglio".
(Il link al clip è in testa all'articolo)

Il critico del "Los Angeles Times" non sa bene se stroncarlo o salvarlo. "Non è il disastro che poteva (o doveva) essere. Prova a prendere le cose sul serio e nelle occasioni giuste si eleva (o meglio, si abbassa) al livello che ci aspetteremmo. E cita in particolare due battute del film, centrali nella storia dei Versace. "So cosa vuol dire essere una donna - una cosa che tu non sarai mai", dice Donatella al fratello gay Gianni. "E tu sai cosa non sarai mai?", risponde. "Un'artista".

Un'altra citazione dal film, per dare il senso della storia e del percorso di Donatella dagli inferi alla redenzione, è Santo che le urla contro, anni dopo la morte di Gianni. "Christopher Bailey ha reso Burberry così di successo che pure i cani vogliono i suoi trench. E tu cosa hai fatto? Hai distrutto un marchio!"


4. LA VERSACE SEGRETA BUCA GLI SCHERMI USA
Francesco Semprini per "La Stampa"

E' andata in onda, preceduta da una fitta serie di polemiche, la prima della produzione televisiva che racconta, o tenta di ricostruire, le vicende personali e professionali di Donatella Versace. Si chiama «House of Versace», è un film per la tv che ha tenuto moltissimi telespettatori americani incollati al piccolo schermo nel corso del fine settimana che si è appena concluso.

La produzione, mandata in onda dal canale «Lifetime», è tratta dal libro «The Untold Story of Genius, Murder and Survival», scritto da Deborah Ball, ed è ambientato nella fase che ha caratterizzato le vicende della famiglia dell'omonima maison della moda nella fase successiva all'omicidio di Gianni Versace. Il racconto si articola soprattutto alla figura di Donatella che viene dipinta ai telespettatori senza risparmiare i particolari più controversi sella sua esistenza.

A partire dalla dipendenza dalla cocaina, dai dissidi familiari e dalle trame che caratterizzano il mondo della moda, un mondo sovente dal doppio volto. Ad interpretare Donatella è l'attrice Gina Gershon la quale ha rivelato al New York Times che sul set si è voluto «documentare la metamorfosi», dell'icona della moda. Una documentazione che evidentemente non è piaciuta alla diretta interessata e alla sua famiglia visto che già nei giorni precedenti la prima, i Versace avevano fatto circolare un comunicato stampa nel quale parlavano di «opera di finzione». Anche per il fatto che il film è tratto dal libro della Ball su cui non era mai giunta l'autorizzazione da parte di Donatella.

Il network televisivo «Lifetime» è corso subito ai ripari spiegando che da parte della famiglia più famosa del «fashion» non è giunta nessuna collaborazione o tanto meno autorizzazione preventiva per la produzione in cui si alternano che vede sul set anche Raquel Welch, Enrico Colantoni, Colm Feore e Donna Murphy. Una finzione che tuttavia è riuscita a far parlare di sé con l'auto involontario proprio di Donatella and family, visto che, come spesso accade nello spettacolo, le polemiche sono l'anima del commercio. E gli ascolti del weekend lo confermano.

 

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