VADE RETRO POLANSKI - LA FRANCIA NON GLI PERDONA LO STUPRO DEL ’77: IL REGISTA, DOPO LA PETIZIONE CONTRO DI LUI, RINUNCIA A PRESIEDERE LA CERIMONIA DEI "CÉSAR" - LA MINISTRA ROSSIGNOL ESULTA -BELLOCCHIO: "FIRMEREI ANCORA L’APPELLO IN SUA DIFESA. ASSURDO CONTINUARE A IMPERVERSARE SU UNA COSA ACCADUTA 40ANNI FA" - VIDEO
Stefano Montefiori per il Corriere della Sera
Il clima è cambiato e Roman Polanski, che nel 2009 venne difeso da tutto il mondo del cinema, ieri ha rinunciato a presiedere la 42esima cerimonia dei César, gli Oscar francesi. La petizione contro di lui ha raccolto in pochi giorni oltre 60 mila firme e molte voci si sono levate nei social media, in particolare Twitter con la campagna #boycottCesar, per impedire all' 83enne regista di essere il protagonista della serata del 24 febbraio.
La ministra per i Diritti delle donne, Laurence Rossignol, si era detta «sorpresa e scioccata» per la scelta dell' Accademia di affidare la serata a Polanski.
L' avvocato del regista ieri ha annunciato il passo indietro, aggiungendo che «Polanski è profondamente rattristato» per una controversia «ingiustificata e alimentata da informazioni erronee» che «ha toccato anche la sua famiglia». La moglie Emmanuelle Seigner lo ha sempre difeso senza esitazioni in questi anni e lo ha fatto anche ieri, dal set del film «Da una storia vera» tratto dal romanzo di Delphine de Vigan e girato dallo stesso Polanski.
Seigner ha postato su Instagram la foto di un bosco scrivendo «mi sono svegliata nella foresta lontano dalla cattiveria, dalla stupidità umana... e dalla menzogna».
Nato in Francia da genitori polacchi, Roman Polanski nel 1977 viene accusato in California di avere violentato un' adolescente di 13 anni, Samantha Geimer, dopo averla fotografata a casa di Jack Nicholson, a Hollywood. Il regista all' epoca 43enne nega lo stupro ma ammette i «rapporti sessuali illegali» con la ragazzina. Libero su cauzione dopo 42 giorni di prigione, Polanski lascia gli Stati Uniti prima della sentenza che avrebbe potuto condannarlo a 50 anni di carcere.
Vive da allora a Parigi nella certezza di non essere consegnato agli Usa, grazie anche alla transazione con la vittima (225 mila dollari) e la chiusura del processo civile. Nel 2003 Samantha Geimer ribadisce di avere subito violenza - «Polanski mi ha fatto bere champagne, prendere del Quaalude e ha abusato di me» -, ma lo perdona chiedendo alla giustizia di voltare pagina, atteggiamento che manterrà sempre nel corso negli anni.
Nel 2009 l' arresto a sorpresa di Polanski in Svizzera, dove avrebbe dovuto partecipare a un Festival, e la reazione compatta dei colleghi che lo sostengono mentre è confinato agli arresti domiciliari nella sua villa di Gstaad.
La petizione in sua difesa viene firmata da centinaia di star internazionali, tra le quali Pedro Almodovar, Fanny Ardant, i fratelli Dardenne, Costa Gavras, Terry Gilliam, Wong Kar Waï, David Lynch, Jeanne Moreau, Yasmina Reza, Martin Scorsese, Wim Wenders, e tra gli italiani Monica Bellucci, Asia Argento, Paolo Sorrentino, Giuseppe Tornatore, Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci. La giustizia svizzera lo rimette in libertà negando la richiesta americana. L' anno scorso anche i giudici polacchi hanno respinto la domanda di estradizione degli Stati Uniti.
Resta un giudizio dell' opinione pubblica che negli anni si è fatto più duro, anche in Francia. Polanski è stato ricompensato otto volte ai César e tre volte al festival di Berlino, ha vinto l' Oscar del miglior regista e la Palma d' oro a Cannes per «Il pianista», e ha presieduto le giurie di Cannes (1991) e Venezia (1996) quando la sua vicenda giudiziaria era largamente conosciuta. Ma già nel 2014 ha preferito non partecipare al Festival di Locarno, dove era stato invitato, a seguito delle proteste.
Polanski è diventato oggi «il simbolo della tolleranza che esiste ancora in Francia riguardo alla violenza sessuale», sostiene il collettivo «Osez le féminisme». «Polanski gode da troppo tempo di una protezione scandalosa in Francia. È un insulto alle donne e alle vittime di stupro», si legge nella petizione contro di lui. Ieri, all' annuncio della rinuncia del regista, la ministra Rossignol ha commentato soddisfatta: «La cultura senza la cultura dello stupro, è meglio».
2. BELLOCCHIO: LO DIFENDO, FIRMEREI ANCORA QUELL’APPELLO
Nel 2009, quando Polanski venne arrestato in Svizzera, Marco Bellocchio con molti altri firmò un documento in sua difesa. Lo difenderebbe anche adesso?
«Sì posso intervenire in sua difesa, continuare a imperversare su una cosa accaduta quarant' anni fa mi sembra un' assurdità. Detto questo sarebbe più interessante interrogare persone che possano fare un discorso più articolato e competente. Io allora ho dato la mia adesione e la condivido ancora, non ho alcun pentimento in proposito», dice il regista italiano. In Francia in questi giorni hanno preso le difese di Roman Polanski la ex ministra della Cultura, Aurélie Filippetti, e gli attori Gilles Lellouche e François Berléand.
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