DONNE, ASCOLTATE LA VANONI! "UNA MANO SUL GINOCCHIO PUÒ FAR PARTE DEL CORTEGGIAMENTO. ALTRIMENTI, QUI SI RESTA TUTTE ZITELLE" – POI ORNELLONA RICORDA IL SUO LEGAME CON LA CAPITALE, ALDO FABRIZI (MI CHIAMAVA "A SCROCCHIAZZEPPI”), IL ROMANESCO: "A MILANO QUANDO DICEVO ‘PASSAMI QUEL FREGNO’ MI GUARDAVANO CON CERTI OCCHI...” - GIOVEDI’ IL CONCERTO ALL’AUDITORIUM – VIDEO
Alessandra Paolini per “la Repubblica”
Racconta di Sanremo.
Racconta che appena scesi i gradini dell' Ariston, quando il cuore è finito in gola e l' emozione ha fatto boom ha pensato: «Ma chi me lo ha fatto fare di entrare in gara? Dovevo fare l' ospite e basta. E invece no, ho scelto bene». A due mesi quasi di distanza dalla settimana che ha incollato mezzo Paese alla tv, Ornella Vanoni, 82 anni e un décolléte da fare invidia a una ragazza, torna su un altro palco: quello romano dell' Auditorium Parco della Musica dopo aver riempito nelle scorse settimane i teatri di tutta Italia con il tour "La mia storia".
Un doppio appuntamento per la cantante, tra le voci più belle della canzone italiana: giovedì sera nella sala Sinopoli col concerto prodotto da Bubba music e, domani, col pubblico alle 18 tra i libri e gli scaffali dello store Mondadori di via Tuscolana 771, per presentare il suo nuovo album "Un pugno di stelle" della Sony Music .
Il Tuscolano, quartiere popolare e popoloso della capitale. Curiosa scelta per una come lei che passa per un' artista un po' snob.
«Guardi, in realtà me lo domando anche io perché proprio là dovrò presentare l' album. Mi dicono, però, che anche De Gregori in via Tuscolana ha presentato il suo».
È tanto che manca dalla capitale?
«No, ci vengo spessissimo».
E come trova la città?
«Bellissima come sempre. Ma sa, quando non si vive in un posto è anche facile non accorgersi dei difetti, come dire le buche in strada. So che ce ne sono tante...
Non che a Milano manchino, s' intende. Ma Roma è talmente bella che da turista puoi anche non renderti conto di tutte le cose che non funzionano. Però devo dire che la storia di "Spelacchio", l' albero di natale in piazza Venezia, mi ha fatto tanto ridere. Un genio chi l' ha ribattezzato così».
Lei qui ha anche abitato per un periodo.
«Hai voglia, c' ho vissuto quasi undici anni».
Quando?
«Una vita fa, negli anni Settanta».
E che Roma era?
«Una Roma divisa tra impegno e lotte politiche, tra destra e sinistra. Io, però, al '68 non ho mai partecipato. Insomma, per capirci, non sono mai andata alla Maddalena con Dacia Maraini. Ma mi sono comunque sempre sentita una donna emancipata. È stato un periodo importantissimo, non tanto per la libertà sessuale, quanto per la libertà di parola. E agli uomini non è piaciuto ».
In che quartiere viveva?
«All' inizio in Prati, zona comodissima. Poi, sull' Appia Antica: bellissima, ma scomoda già da allora per arrivare in centro. E di traffico ce ne era sicuramente meno. La casa però era splendida: una villa con piscina. Credo l' unica piscina in zona con permesso ed autorizzazioni» (ride, ndr.).
Il suo legame con la città è cominciato fin dal '63 quando la chiamarono per interpretare al Sistina "Rugantino". Lei era Rosetta accanto a Nino Manfredi. Come s' è trovata nei panni di una popolana?
ornella vanoni e fabio volo a che tempo che fa
«Quando mi scelsero, pensai "Ma siete pazzi?" Poi fu un' esperienza molto divertente. Aldo Fabrizi, che faceva mastro Titta, si rivolgeva a me con un " A scrocchiazzeppi, vie' qua". E poi tutti a dirmi: "Metti le mani sui reni, ondeggia coi fianchi"».
Un po' di dialetto romanesco le è rimasto?
«Certo, tornata a Milano quando avevo bisogno di una cosa e non mi veniva la parola giusta dicevo: "Passami quel fregno". Mi guardavano con certi occhi...».
Lei è l' essenza della milanesità. Famiglia borghese, scuole in Svizzera. A tavola ha gusti radical chic?
«Macché! Adoro i primi piatti e vado pazza per il risotto».
E la carbonara?
«Se fatta bene, è pazzesca».
Ha un ristorante preferito a Roma?
«Spesso quando ho voglia di carne mi siedo al Girarrosto al quartiere Pinciano. Non è che la carne sia il mio piatto preferito, ma di certo non sono vegana. Capisco il rispetto per gli animali, li amo, ma allora bisognerebbe anche indossare le scarpe di tela al posto di quelle di cuoio».
A proposito di animali, lei ha un cagnolino, vero?
«Un barboncino toy nero che ora ha un anno. Si chiama Ondina e per lei mi sono davvero rimbambita. Adesso è pure diventata "signorina"».
"Imparare ad amarsi", il brano presentato al Festival in trio con Bungaro e Pacifico, ha fatto incetta di riconoscimenti: il "Premio Sergio Endrigo" per la miglior interpretazione, il "Baglioni D' Oro" per la miglior canzone. È più difficile amarsi o lasciarsi?
«È un lavoro enorme in tutti e due i casi. Io nella mia vita ho amato tanto. Ma la cosa che ho imparato, con l' età, è che bisogna saper perdonare».
Anche i tradimenti?
«Certo. All' inizio non è semplice, bisogna distaccarsi, vedere tutto con lontananza. Ma io ho perdonato non solo gli uomini, ma anche molte donne che mi hanno fatto male. Alcune tanto. Credo nell' amicizia. Perdonare però, fa bene al cuore. È liberatorio».
Uno dei suoi grandi amori è stato Giorgio Strehler, lui direttore del Piccolo, lei giovanissima allieva. Cosa pensa del movimento #MeToo e dello scandalo Weinstein?
«È una presa di coscienza importante. Ma non sono preoccupata per le donne dello spettacolo, loro hanno gli strumenti per dire no. Esiste sempre una porta da cui si può uscire... Penso, invece, alle donne che lavorano, alle cassiere dei supermercati, a quelle in ufficio costrette a subire pur di non perdere il posto. Dopodiché, bisogna tener presente chi è l' uomo che hai davanti. E una mano sul ginocchio può far parte del corteggiamento. Altrimenti, siamo matti? Qui si resta tutte zitelle».
Strehler come c' ha provato?
«Ultimo anno, cena di fine corso. Mi ha riaccompagnato in macchina e sotto casa mi ha detto semplicemente che si era innamorato di me».
Con le sue canzoni si sono innamorate generazioni intere. Quali canterà giovedì? «Le più famose, le più trainanti. Anche il mio nuovo cofanetto, fatto da tre cd, è un viaggio tra i brani di tutti questi anni. Ci sono alcuni canzoni che non riesco mai a presentare o a proporre in un album. Alcune sono bellissime. E prima poi farò un album con tutti questi brani. Vuol sapere il titolo? "Le orfanelle". Suona bene, no?».
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