“SONO SOPRAVVISSUTO AGLI ANNI 70, ALLE BRIGATE ROSSE E A LOTTA CONTINUA FACENDO DEL ROCK IN ITALIANO” – VASCO SI RACCONTA IN UN DOC SU NETFLIX: “SONO STATO IN CARCERE 22 GIORNI. IO, L’UNICO DENUNCIATO DAL PROPRIO SPACCIATORE. C’ERA UN MONDO CHE MI VOLEVA FERMARE. NEI '90 HO MESSO SU FAMIGLIA. HO AVUTO TRE MALATTIE MORTALI, NEL 2015 SONO ANDATO IN COMA E MI HANNO PRESO PER UN PELO. PERÒ NON SONO UN SOPRAVVISSUTO MA UN SUPERVISSUTO” – LA NUOVA CANZONE “GLI SBAGLI CHE FAI” - VIDEO
Marinella Venegoni per laStampa - Estratti
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Quando parla di sé come rockstar, il suo tono non è trionfalistico ma allegro e risolto. Vasco Rossi - Il supervissuto che Netflix manderà in onda da domani, è un fior di documentario di raro impatto proprio per la volontà del protagonista di raccontare la sua intera vita dal sofà di una stanza, come se ci fossimo pure noi. Ci sono sequenze brevi di stadi sempre più pieni, pezzi di canzoni, ma mai aggettivi superlativi. Che bella idea, non essere celebrativi.
Qui siamo fuori dall’hype, da glamour e furbizie del filone biografico prevalente, spesso gonfiato e deludente, dedicato ai big della musica. Vasco si è tenuto accanto, anche qui, coloro che fanno parte della sua vita quotidiana. A partire dal regista Pepsy Romanoff.
Che dice Vasco
La serie è stata girata quando la pandemia stendeva il suo manto minaccioso sulle nostre vite. Si sono chiusi negli archivi, hanno tirato fuori i filmini e le pizze dell’infanzia, hanno girato per le case che Vasco ha frequentato, le finestre che ha aperto e si capiscono dal periodo gli squarci desertici di strade e piazze immutate dove Albachiara scendeva dal pullman.
«Per una volta volevo raccontare la mia versione. Ho scelto lo schermo invece che il libro, che magari poi arriverà, chissà. Per una volta mi son messo in gioco, parlo in prima persona: dovevo e volevo fare questa esperienza. Mi ritengo un navigato influencer, ma dentro ogni episodio c’è stato un intenso lavorio interiore».
Zocca e l’infanzia
concerto vasco rossi a bologna 8
«Ho passato un’infanzia felice a Zocca, con la mia mamma e la sua amica Ivana. Avevo cantato e vinto il concorso canoro L’usignolo d’oro». Nei filmati, c’è un bel bambino con gli occhi vispissimi. Vasco mostra il palco dell’esibizione: «Vinco e accedo alle finali di Modena, dove se venivi dalla montagna ti consideravano di serie B. Sono cresciuto al Bar Trieste finché non è morto mio padre. A 7 anni mi sono innamorato di Anna Maria, la figlia del proprietario del bar». Si lanciavano segnali, un giorno la vede fredda e le chiede: «È ancora così?».
E lei: «No». Rivela che «Ho guardato dentro casa tua» in Senza parole, allude all’occhiata buttata dentro la porta aperta da lei che se ne andava.
concerto vasco rossi a bologna
Nei paesi, la vita è tutta nei bar. «All’Olimpic c’era il juke box. Con i Falchi facevo le canzoni, ero il fighetto del paese». Crescono, lui e gli amici. Quando vengono a sapere che a Milano c’è una radio Fm, vanno a vederla: «Abbiamo subito fondato Punto Radio». Floriano Fini, il suo manager-filosofo, amico d’infanzia: «La prima volta sento una voce cantare “I tuoi occhi sono fari abbaglianti e io ci sono davanti”. Era un bambino di 6-8 anni, era lui». Vasco ricorda poi il papà, camionista e spesso assente: «Mi aveva comprato la macchina prima della patente. Ma è morto poco dopo. L’ultima volta che l’ho visto mi ha montato le doppie finestre nella casa dove andavo a stare».
La politica
C’è un preambolo illuminante: «Sono sopravvissuto agli Anni 70, alle Brigate Rosse e a Lotta Continua. Io ero un indiano metropolitano che cercava di migliorare se stesso e mi sembravano matti quelli che si chiamavano Potere Operaio. Sono sopravvissuto facendo del rock in italiano e pezzi generazionali. Nei Novanta ho messo su famiglia. Sono sopravvissuto a tre malattie mortali, nel 2015 sono andato in coma e mi hanno preso per un pelo. Però non sono un sopravvissuto ma un supervissuto».
Il carcere
Il tg dà la notizia dell’arresto: «Sono in un locale, mi portano a casa e dicono: daccela subito altrimenti la troviamo. Erano 20/30 grammi di cocaina, la compravo ogni tanto. Sono stato in carcere 22 giorni ed erano come 22 mesi, 5 giorni di isolamento, l’astinenza. L’unico denunciato dal proprio spacciatore, c’era un mondo che mi voleva fermare e intanto usciva Va bene va bene così. L’ho vissuto con lo spirito dell’esploratore».
La moglie e il figlio Luca
Laura Smidth parla del primo incontro, a 17 anni, con il futuro marito; era con tre amiche, invitate da Massimo Riva. Lei, dice Vasco: «per dispetto comincia ad insultarmi. E io me ne vado a letto». È così che, tempo dopo, lo sciupafemmine rock si innamora della bionda fanciulla dalle minigonne cortissime: «La prima volta a cena l’ho amata subito alla follia». Ed ecco il figlio Luca, 33 anni, un artista visuale: «Stimo la resilienza di mio padre, nei momenti difficili è andato avanti».
La canzone-sigla
S’intitola Gli sbaglia che fai l’inedito che fa da sigla alla serie. Spiega Vasco, citando Battiato: «È una canzone sulla condizione umana, alla continua ricerca di un “centro di gravità permanente” che non può esistere e di un senso che non sempre c’è. Tutti gli artisti fanno questo, ti portano in un mondo altro».
vasco rossi e laura schmidt - il venerdi di repubblicaLORENZO ROSSI VASCO 24vasco rossiVASCO ROSSIVASCO ROSSI 1VASCO ROSSI 45solieri steve rogers band vasco rossivasco rossi maurizio solieri (4)