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VE LO RICORDATE? LA SUA HIT FECE BALLARE IL MONDO NEL 1983 - E’ STATO UNO DEI MAGGIORI ESPONENTI DELLA "ITALO DISCO" ("I PET SHOP BOYS DICEVANO DI ISPIRARSI A NOI”) – ORA TORNA CON UN NUOVO ALBUM - DI CHI SI TRATTA?

Roberto Pavanello per la Stampa

 

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In pieno revival degli Anni 90 c' è chi resta legato al decennio precedente, ai suoi occhi il migliore possibile: «Uscivamo dai 70, c' era una grande voglia di ripartire, di spensieratezza. Un periodo così non c' è più stato».

 

Bastano il suo nome e titolo del suo più grande successo per tornare a 35 anni fa, quando praticamente tutta l' Europa cantava I Like Chopin e Gazebo era una star.

 

«Per me è naturale tornare agli Anni 80 - dice lui (vero nome: Paul Mazzolini) -, allora sono nato musicalmente e professionalmente». Ha appena pubblicato il disco Italo By Numbers , che raccoglie alcune delle grandi hit dance italiane di quel decennio reinterpretate da lui: «È stato un gioco e un piacere. Dopo otto album di inediti, questo è il primo di cover. Ho voluto fare un disco come lo si faceva negli Anni 80, ho rispolverato il minimoog e la batteria elettronica. L' unica concessione l' ho fatta al sistema di registrazione, digitale e non analogico».

 

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E allora ecco Gazebo che interpreta Self Control , Tarzan Boy , Survivor , Easy Lady , Masterpiece , Happy Children , People from Ibiza , Dolce vita , da lui scritta per Ryan Paris, e ovviamente I Like Chopin . «Lo ammetto - confessa ridendo - potrei vivere tranquillo grazie ai proventi che quella canzone genera ancora oggi».

 

Eppure sono contrastanti i sentimenti che nutre verso quell' enorme successo: «È un misto di amore e odio. È diventata una sorta di gabbia dalla quale non sono riuscito ad uscire». A partire dagli Anni 90 ha fatto soprattutto il produttore di musica etnica e jazz, e ripensando agli Anni 80 qualche rimpianto c' è: «Ma ero giovane, avevo l' incoscienza di un ragazzo di 23 anni che non aveva fatto gavetta. Il successo era arrivato subito, con Masterpiece », quando nacque anche il suo nome d' arte: «E dopo di me, avere un nome inglese se si era italiani divenne una moda».

 

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A distanza di 35 anni I Like Chopin è ancora la sua «condanna», anche se ci sono macigni peggiori da sopportare: «Mal mi ha raccontato che non c' è occasione in cui non gli chiedano Furia », ride. Alla peggio può capitare «di cantare davanti a tre russi che mangiano e ti ignorano. Magari sei salito sul palco dopo Toto Cutugno e prima della band inglese del momento: esibirsi senza pubblico non è il massimo, ma i cachet sono da Festivalbar».

 

I Like Chopin la puoi ancora sentire in discoteca come al pianobar: «Ho notato che gli adolescenti sono curiosi di quelle sonorità, i suoni digitali di oggi vi si rifanno. La differenza è che noi eravamo tutti musicisti: prima suonavamo in maniera tradizionale e poi ci aggiungevamo l' elettronica.

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Oggi avviene il contrario, si parte dall' elettronica. La nostra in fondo era tipica melodia italiana, è un peccato che allora la critica musicale non ci abbia capiti. La italo-disco è stata come gli spaghetti western, l' apprezzamento è arrivato dall' estero prima che in Italia. I Pet Shop Boys che dicevano di ispirarsi a noi. A me piaceva la musica inglese, David Bowie e Peter Gabriel, ma ero convinto che avremmo dovuto fare una musica che fosse nostra, mentre in Italia andavano forte le copie di Joe Cocker, Bob Dylan o dei Genesis».

 

Forse perché Paul è figlio di un diplomatico italiano e di una cantante americana: «Io parlavo meglio l' inglese dell' italiano, non a caso questa la prima volta che canto in italiano». La canzone si intitola La divina , è l' inedito di Italo By Numbers: «Chissà, potrebbe essere il primo passo verso un disco tutto in italiano».

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