1. SULLA CARTA UN FESTIVALONE PIENO DI FILM (20 IN CONCORSO), DI GRANDI AUTORI, DI REGISTI ANCHE DI CULTO, CHE NON DISPREZZA NE' IL VECCHIUME NE' LE STRAVAGANZE DI GENERE. CERTO, POCHE SPERIMENTAZIONI, CHE SI DIVIDERANNO FRA LOCARNO E ROMA, MA STAR CE NE SONO ABBASTANZA E LA PARTE ITALIANA E' UN PO' OVVIA MA NON IMBARAZZANTE 2. GRAN RITORNO DI TERRY GILLIAM, CON UN FILMONE AMERICANO, "THE ZERO THEOREM", CON UN CAST CHE VA DA CHRISTOPH WALTZ E MATT DAMON A TILDA SWINTON 3. MOLTE LE MARCHETTE DI VECCHIA AREA PCI-PD. UN DOCUMENTARIO SU BERLINGUER CHE VEDRA' IN SALA I RUDERI DEL PARTITO, UN DOCUMENTARIO SU PASOLINI L'AFRICANO 4. MOLTO ATTESI ANCHE "THE CANYONS" DI PAUL SCRADER CHE VEDE PROTAGONISTA IL PORNODIVO JAMES DEEN, LA SUPERSTAR TRASH LINDSAY LOHAN E IL REGISTA GUS VAN SANT
Marco Giusti per Dagospia
Ci siamo. Paolo Baratta presidente della Biennale e Alberto Barbera direttore della Mostra del Cinema presentano i film che vedremo a Venezia 70. Sulla carta un festivalone pieno di film, di grandi autori, di registi anche di culto, che non disprezza ne' il vecchiume ne' le stravaganze di genere. Certo, poche sperimentazioni, che si divideranno fra Locarno e Roma, ma star ce ne sono abbastanza e la parte italiana e' un po' ovvia ma non imbarazzante.
20 film in concorso. Cinque americani, tre inglesi e tre italiani. Tra questi ultimi il vero scippo a Marco Muller e al Festival di Roma e' il documentario di Gianfranco Rosi "Il GRA", che aspettiamo da anni e sara' un vero evento di grande cinema e ritratto di grande bellezza romana (almeno si spera).
Poi c'e' "L'intrepido" di Gianni Amelio con Antonio Albanese e Sandra Ceccarelli, che dovrebbe risarcire Amelio dalle angherie di Venezia un paio d'anni fa e dalla non simpatica vicenda del Festival di Torino di qualche mese fa dove gli e' stato preferito Paolo Virzi' come direttore. O forse no, ma c'era rimasto parecchio male.
E infine c'e' l'allegrissimo "Via Castellana Bandiera", opera prima del nostro acclamato genio teatrale Emma Dante con Alba Rohrwacher e Elena Cotta sulle mignotte palermitane. Niente Luchetti, comunque. E niente Veronesi. Molto atteso il canadese "Tom a la ferme' diretto e interpretato da Xavier Dolan, gia' molto amato dopo "Laurence Anyway" cult transgender.
Dall'Australia ci arriva "Tracks" di John Curran con la strepitosa Mia Wasikowska (eroina di "Stoker" e "Alice") e Adam Driver. Dalla Grecia "Miss Violence" di Alkexander Avranas e dall'Algeria "Les Terrasses" di Merzak Allouache. James Franco e' ancora protagonista del festival, stavolta con un suo nuovo film da regista, "Child of God" con Tim Blake Nelson e Scott Haze, dove affronta la scrittura complessa di Cormac McCarthy.
Interesse alto anche per Peter Lantzman, che con "Partland" ci porta dentro l'ospedale dove per quattro giorni a Dallas venne portato il corpo di JFK. Stephen Frears e Judi Dench hanno gia' vinto con "Philomena", che candidera' la grande attrice inglese. Abbonati a Venezia tornano Philippe e Louis Garrel, padre e figlio, regista e protagonista col ciuffo di "La jalouise", che vedra' con loro la bellissima Anna Mouglalis.
Abbonatissimo anche Amos Gitai, che torna con "Ana Arabia", film franco-israeliano. Grande ritorno di Terry Gilliam, e non possiamo che essere contenti, con un filmone americano, "The Zero Theorem", con un castone che va da Christoph Waltz a Matt Damon, da Melanie Thierry a Tilda Swinton. Scarlett Johansson torna alla ribalta con "Under the Skin" di Jonathan Glazer.
Ci piace parecchio l'arrivo di un regista visionario e scatenato come David Gordon Green che si presenta con "Joe", interpretato dallo scoppiatissimo ma cultissimo Nicolas Cage. Ci aspettiamo molto anche dall'emergente Kelly Reichardt che torna a Venenzia con "Night Moves" con Jesse Eisenberg e Dakota Fanning.
Andiamo sul sicurissimo con l'ultimo film di Hayao Miyazaki, "Kaze Tachinu", gia' uscito a Tokyo, e col maestro del documentario politico Errol Morris "The Unkow", sulla figura del perfido Donald Rumsfeld, pesta pensante di Bush. E sul sicuro saremo anche con Tsai Ming Liang con "Jaoyou".
Dalla Germania arriva "Die Frau des Polizisten" di Philip Groning. Tra i fuori programmi di straculto "Woilf Crek 2" di Greg McLean sequel di un celebre horror australiano, il fantascientifico "Gravity" del messicano Alfonso Cuaron con George Clooney e Sandra Bullovck che apre il festival, il grande ritorno in 3D di Captain Harklock diretto da Shinji Aramaki, il porno-horror "Moebius" di Kim Ki Duk Tun anno fa vinse il Leone d'Oro) con tanto di piselli affettati.
Molto attesi anche "The Canyons" di Paul Scrader, il regista di "Mishima" nonche' sceneggiatore di "Taxi Driver", che vede protagonista la pornostar James Deen, la superstar trash LIndsay Lohan e il regista Gus Van Sant. La nuova opera di Edgar Reitz, il regista di Heimat", che si presenta con i 225 minuti di "Die Andere Heimat", praticamente il sequel.
Sembrano interessanti anche la versione giapponese del grande western di Clint Eastwood "Unforgiven", tradotto come "Yurusarezaru mono" con Ken Watanabe come pistolero ammazzasette. Non male neanche "Locke" dei Steven Knight con il bisteccone Tom Hardy, gia' attore di culto dopo "Warrior" e l'ultimo Cavaliere Oscuro.
Interesse di stracult anche per la stilista Agnes B. diventata regista con "Je m'appelle Hmmm..." con la star dell'arte Douglas Gordon. Ci piace anche il giapponese Sion Sono, che ci portera' "Jigoku de naze warui" ("Perche' non giochi all'inferno?").
Molte le marchette di vecchia area PCI-PD che vanno nel segno di una restaurazione da Venezia anni â80. Un documentario di Mario Sesti su Berlinguer, "La voce di Berlinguer", che vedra' in sala i ruderi del partito (e Barbagallo cosa dira'?), un documentario su Pasolini l'africano di Gianni Borgna e Enrico Menduni, un ritratto sul critico Lino Micciche', nonche' direttore di Pesaro e presidente della Biennale, fatto del figlio Francesco.
Troppo vero? Meglio il documentario di Massimiliano Zanin su Tinto Brass e le due ore e passa di Luca Guadagnino su Bernardo Bertolucci, "Bertolucci on Bertolucci", costruito solo con interviste al regista scatenato che in tre lingue mostra il lato più vanitoso di se', ma anche quello più ragionante e politico.
Quale regista oggi potrebbe intrattenerci cosi' bene, avvolgendoci con citazioni dotte di Renoir, parlarci di cinema in maniera cosi' appropriata? Sorrentino, Garrone... No. Con Bernardo il cinema del â900 sembra compiere il suo ultimo tango, vanitoso e morente, di un'epoca dove il linguaggio, il parlare e scrivere e vivere di cinema avevano davvero un senso. Il resto e' ufficio stampa.
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